Il JPG sposa la blockchain: come cambia la fotografia e il ruolo dei professionisti?

Il JPG sposa la blockchain: come cambia la fotografia e il ruolo dei professionisti?

All’interno del ruolo del fotografo professionista, il futuro ingloberà una serie di responsabilità, di credibilità e di etica che saranno anche punti per garantirsi un giusto compenso per questa crescita di “importanza”.

Lo abbiamo detto mille volte: oggi (per qualcuno “purtroppo”) fare belle fotografie è sempre più alla portata di tutti o di moltissimi. La tecnologia, l’accesso a strumenti semplici da usare in grado di fornire qualità sempre crescenti, l’adozione dell’intelligenza artificiale sia in fase di ripresa che di post produzione, ma specialmente l’accesso a miliardi di immagini, ogni giorno, tramite Instagram (il maggior portatore di cultura visiva inventata dall’umanità) ed altri media e canali di comunicazione, portano al fatto che la produzione di belle fotografie non è più una caratteristica che è definibile “professionale”; di conseguenza, sempre meno “vendibile”. Tralasciamo le questioni del “sapere cosa raccontare e come raccontarlo” che distingue il “fare immagini” da un approccio di storytelling più profondo e completo e che ci fa capire che non basta sapere la grammatica (o avere un sistema in grado di correggere gli strafalcioni eventualmente scritti per incompetenza) per scrivere libri di successo che milioni di persone amano leggere. Andiamo al nocciolo della questione, che in questo contesto ci interessa di più: in un mondo in cui tutti (o quasi) fanno o possono potenzialmente fare ottime fotografie, cosa possiamo vendere?

Una risposta ci arriva da una fotografa canadese molto brava, Sara Hylton, che collabora con National Geographic e altre importanti testate e che, nella sua bio, dichiara: attualmente vive in Asia meridionale, ma viaggerà ovunque la porti la sua macchina fotografica. Sara, in una recente intervista, ha messo in evidenza questo suo pensiero (condivisibile):

Strong visuals go without saying. We are inundated with so many visuals every day, people posting pointless selfies and animal pictures. In order to grab someone’s attention and to keep your community engaged, what you post has to say something. Keep your captions authentic to who you are so people can connect with you as a real person. I think these days we are all craving a little more realness. (L’impatto visuale oggi è una ovvietà. Siamo inondati di così tanti elementi visivi ogni giorno, tra persone che pubblicano selfie inutili e immagini di animali. Per attirare l’attenzione di qualcuno e coinvolgere la tua community, ciò che pubblichi deve dire qualcosa. Mantieni le tue didascalie autentiche per chi sei in modo che le persone possano connettersi con te come persona reale. Penso che oggigiorno siamo tutti bramando un po’ più di realtà.)

Realtà, autenticità. Sono parole importanti, che abbiamo spesso tirato fuori, per esempio ne abbiamo parlato qui, ma anche qui, ma sono solo un punto della discussione, che si propaga in tante aree importanti, tra queste addirittura quella della sostenibilità, come abbiamo riportato parlando dell’iniziativa di Vogue Italia. Aggiungiamo un altro tema, che è quello della conservazione, della garanzia del preservare la fotografia nel futuro, per garantire alle generazioni future una visione “autentica” (torniamo al concetto) di quella vita che li ha preceduti, per connettere i punti e capire meglio il proprio futuro.

Tutto questo non possiamo non connetterlo con le innovazioni e le scommesse che vengono dalla tecnologia e dall’innovazione. L’immagine, anche questo lo abbiamo detto mille volte, è al centro dell’innovazione, dalla ricerca che diventa sempre più visuale (Google prevede che guadagnerà cifre da capogiro grazie alla ricerca visuale, ma anche Pinterest sta giocando con queste funzionalità da un paio di anni, e altri stanno arrivando), all’intelligenza artificiale, alla realtà aumentata, alle connessioni ad altissima velocità (5G e oltre) che cambieranno l’assetto dell’economia e del modo di vivere… in questi giorni di panico da Coronavirus, ancora di più si può capire come le cose cambiano e cambieranno.

Il fotografo professionista sarà quello che guadagnerà soldi non solo per fare meravigliose fotografie (perché dovranno essere meravigliose, altrimenti chiunque potrà fare meglio… guardate quello che viene fatto su Instagram da “dilettanti” che hanno ben imparato a fare belle fotografie), ma il suo ruolo/beneficio includerà tematiche quali:

  • Integrità
  • Autenticità
  • Garanzia della privacy
  • Tracciabilità
  • Protezione del copyright
  • Digital rights management
  • Gestione della proprietà
  • Modalità di pagamenti e micropagamenti

Ma come fare questa evoluzione? Alla fine, il “mestiere” del fotografo è quello di “fare delle belle foto”. No, non più, non solo. Il fotografo, se professionista, deve collocare la fotografia (un mix di arte, prodotto commerciale, mezzo di comunicazione, elemento per la memoria) in un contesto legale, giuridico, storico, commerciale. Una fotografia scattata con uno smartphone (o una reflex da 5000 euro, poco cambia) da chi si occupa solo del fare “click” e al limite di “pasticciare con Photoshop” varrà sempre meno, al limite dello zero. Una fotografia che potrà essere certificata, garantita nel tempo, vendibile (quindi acquistabile, quindi garantendone la proprietà da un contratto garantito) varrà molto, varrà “tutto”.

Dovrebbe essere quindi molto importante capire come si sta muovendo la tecnologia, quella che sembra trasparente, che non notiamo fino a quando qualcuno ce lo mostra (speriamo di essere utili in questo senso), oppure quando la tecnologia fallisce. Un mese fa, persone che lavorano per tutti noi che ci occupiamo di immagine, e che – immaginiamo – nessuno sa che esistono e perché possono esserci utili, parlavano di standard per sviluppare tutto questo. Persone sconosciute, singolarmente, ma che fanno parte di un comitato che ci dirà forse poco nella sua definizione estesa (Joint Photographic Experts Group) ma di cui conosciamo benissimo la sigla identificativa (JPEG), hanno messo a fuoco le evoluzioni del formato più usato al mondo per “scrivere” le fotografie. Senza scendere nei dettagli (che, se siete interessati, potete scoprire qui, e anche scaricare le slide di questo incontro), vi segnaliamo che il gruppo è al lavoro per implementare una serie di elementi molto importanti nelle future versioni del Jpg, per esempio:

  • Fornire una soluzione per i casi d’uso di autenticità senza la necessità di un registro o filigrana di terze parti
  • Dimostrare che le immagini sono distribuite in forma immutata
  • Consentire ai produttori di fotocamere di realizzare una blockchain chiusa di tutte le foto scattate con una fotocamera specifica
  • Registrazione delle immagini in una blockchain come firma o vettore di funzionalità
  • Incorporamento di un riferimento a una blockchain all’interno di un’immagine

Sono state anche individuate delle “scommesse” a più ampio respiro:

  • Lavorare sulla privacy e sul diritto all’oblio (altro tema davvero importante)
  • Lavorare sull’ambientale dovuto alla potenza computazionale/fabbisogno energetico per la creazione di un sistema di blockchain più sostenibile, se volete avere un paragone, l’impegno energetico per la creazione di Bitcoin è di 73TWh/anno, quasi uguale al consumo energetico dell’Austria (72TWh/anno)
  • Alternative per la prova delle opere ancora sotto inchiesta
  • Modelli di consenso per le transazioni multimediali blockchain
  • Avviare attività di standardizzazione in JPEG per creare specifiche per la blockchain multimediale

Argomenti complessi, che però fanno capire che qualcuno, sopra di noi, sta pensando a tutto quello che vi stiamo dicendo, da anni. Per esempio, abbiamo parlato di criptovalute legate alla fotografia qui, negli anni abbiamo riferito e segnalato sistemi di protezione delle immagini online, per esempio qui. Oggi abbiamo l’ulteriore prova, il problema è che il compito di chi deve mostrare il futuro della fotografia, come facciamo noi da decenni, è più complesso: non è un passaggio “tecnico”, come l’evoluzione da “pellicola a digitale”, ma molto più nascosto, complesso, prevede una visione del mondo che ci circonda. Non è più una chiacchierata da bar dove si discute di obiettivi e diaframmi, di lotte se è meglio Canon o Nikon… purtroppo questo mestiere diventa sempre più complesso, per quello che abbiamo cercato (e cercheremo) di far capire sempre di più: la fotografia non è più un bene per pochi, è il motore del mondo, non possiamo pensare di tenerlo racchiuso in un piccolo giardino. I fotografi devono essere gli esperti di questo linguaggio, di questo motore economico e sociale, e devono andare oltre alla superficialità del suo “mostrarsi” – ed essere – “bella”.

Go to top
Back

This is a unique website which will require a more modern browser to work!

Please upgrade today!

Share