Photoshop: quello sconosciuto più conosciuto tra i fotografi

Photoshop: quello sconosciuto più conosciuto tra i fotografi

Photoshop evoluzione verso intelligenza artificiale

C’era una volta Photoshop, quello che conoscevano tutti. E poi è arrivato (e continua ad arrivare, mese dopo mese) Photoshop, quello che ancora forse molti professionisti devono imparare a conoscere, per approfondire tematiche che possono diventare interessanti per il futuro dell’immagine.

Una volta sentivamo dire “ho fatto tutto in ripresa, le mie immagini non passano da Photoshop”,  e lo dicevano con orgoglio. In certi casi, era corretto, come approccio, ma parliamo di fotogiornalismo dove la “realtà” è una questione di etica, di correttezza, di serietà professionale, ma in tutti gli altri campi? Oggi forse meno, considerando che le immagini che si “consumano” sono sempre più elaborate, abbiamo fotocamere e processori in ripresa che “fotografano” quello che vogliamo, non necessariamente quello che si vede, quello che è vero, e il mondo degli smartphone, che più di una volta abbiamo detto che dovrebbe essere di ispirazione per il futuro della fotografia, grazie all’uso delle tecnologie dell’immagine computazionale e dell’intelligenza artificiale, per raggiungere un risultato sempre più affine ai desideri del pubblico. 

Oggi – o meglio da qualche anno – Photoshop e Adobe (in particolare con Photoshop, appunto, ma non solo) fanno grande uso delle tecnologie legate al mondo dell’AI, e ne abbiamo parlato già diversi anni fa (era il lontano 2017, qui) e poi in altre sedi. Ma via via, grazie alla progressione alla quale gli aggiornamenti della Creative Cloud ci ha abituato, le tecnologie di AI all’interno di Photoshop crescono e si evolvono, e crediamo che non sia facile percepirne la portata e l’evoluzione effettiva. E’ un po’ come succede con i figli: li vediamo ogni giorno, e non ci accorgiamo che crescono, che diventano più alti, che cambiano l’espressione del viso, il tono della voce, le abitudini e i desideri. Loro crescono, e per noi sono sempre gli stessi bambini.

Ogni tanto, almeno qui che sappiamo essere uno spazio seguito dai fotografi professionisti e da chi si occupa di immagine, dobbiamo rimarcare questi aspetti di evoluzione, mettere i puntini sulle iii, anche solo per aiutare a far capire che non solo le evoluzioni ci sono, non solo le occasioni si moltiplicano, i processi si evolvono velocemente, ma anche – sebbene sia poco “popolare” — che ha senso avere un software che ogni due o tre mesi si evolve, diventa più funzionale. Sappiamo che la “tassa” per avere questa innovazione è quella di pagare mensilmente o annualmente una quota non indifferente di soldi, che pesano a volte sul nostro budget, ma va detto che non si tratta solo di “spesa”, ma anche di opportunità. Certo che se usiamo gli strumenti con lo stesso approccio di 10 anni fa, allora tant’è si poteva rimanere alla CS6 (molti lo pensano, molti lo fanno, e a quel punto rallentano anche l’innovazione dell’hardware e dei sistemi operativi).

Quali sono queste evoluzioni? Beh, ce ne sono tante, tra le prime abbiamo avuto il sistema in grado di separare i soggetti dal fondo anche quando i contrasti non rendono facile questa funzione di “scontorno”, la spiegazione la si può vedere in questo documento di Adobe. Poi è arrivata la modifica del cielo, già presente in qualche piccola app “amatoriale” ma potenziata in modo incredibile su Photoshop qualche mese fa, l’avete mai provata? Qui, sempre dalla documentazione online di Adobe, potete scoprire quanto possa essere semplice, e al tempo stesso potentissima, questa funzione. Qualcuno dirà… si, ma è tutto un po’ falso; forse, anche se dipende dalla sensibilità di ciascuno di voi in fase creativa, al tempo stesso sarebbe utile guardare gli account di Instagram che fanno milioni di followers (e su questi guadagnano e vivono) quanto queste immagini a forte impatto hanno successo nel mondo.

Più di recente, sono apparsi i filtri “neurali”, che davvero fanno magie, ancora una volta le informazioni di base le trovate nel supporto online di Adobe (quello che non si legge mai) alla pagina dei filtri neurali.. Qui ci sono quelli più famosi, che “giocano” con l’intelligenza artificiale per cambiare in modo impressionante espressioni e caratteristiche di un viso, ma ne esistono anche di molti ancora in “beta”, che per esempio “trasferiscono il trucco (make up)” da una foto all’altra, oppure propongono degli effetti di foschia localizzati, ed altri ancora: si entra nell’area di questi filtri, si decide di scaricare le versioni beta che si desiderano, e si applicano.

L’ultimo step, di poche settimane fa, è quello della “super risoluzione”. Per questo serve lavorare in RAW, e l’opzione che viene proposta (in questo caso, il consiglio è leggere l’articolo sempre di Adobe, ma sul loro blog, qui) è di raddoppiare la risoluzione “nativa” dell’immagine, creando una copia (anche DNG) dell’immagine di partenza con la doppia risoluzione. La tecnologia che sta alla base di questa soluzione è vicina a quella di alcuni sensori di nuova generazione che, a parità di numero di pixel, offrono una risoluzione superiore (X-Trans), che però poi è stata ulteriormente sviluppata per questa applicazione software. 

In definitiva, va detto che siamo ancora agli inizi, che non tutte queste “meraviglie” sono poi così “meravigliose”, sebbene, concretamente, delle magie le fanno. La sintesi di questo pensiero è quello di dedicare alle innovazioni il giusto tempo necessario (né poco e nemmeno troppo) per capire quando i processi che abbiamo acquisito possono essere superati e quando, invece, conviene rimanere ancorati alla tradizione. Per natura, siamo portati alla prima soluzione, ma non è detto che, talvolta (ma non sempre…) sia possibile trarre il massimo anche dalla seconda. Inutile dire che per far funzionare un processo innovativo è necessario avere hardware e software aggiornati. Come abbiamo già detto qualche mese fa, oggi la grande fortuna è che abbiamo meno bisogno di apparecchi definiti “pro”, se non in situazioni estreme, e abbiamo invece il vantaggio che l’aumento della potenza dei processori di ultima generazione ci permette di avere una produttività elevatissima anche con strumenti “amatoriali”. In questi giorni, Apple ha tolto dal listino e dalla disponibilità l’iMac Pro, che probabilmente sarà sostituito da un nuovo iMac “standard”, basato sui processori della famiglia M, che probabilmente non faranno rimpiangere il modello eliminato (se non, forse, per il colore nero, che era molto cool). Nei test su MacBook Air (non pro) con la versione di Photoshop nativa per Apple Silicon, rilasciata pochi giorni fa, la velocità di esecuzione anche delle funzionalità descritte in questo articolo è elevatissima, anche con file di grandi dimensioni; in compenso sembra che non sia possibile aprire e trattare video con questa versione, nel senso che esce un errore, almeno a noi, per non parlare di Indesign, ancora fermo alla versione in emulazione, che crea (e non solo a noi) una quantità di crash davvero preoccupanti… non si può avere sempre tutto e subito, però si può chiedere di velocizzare gli adattamenti alle nuove piattaforme.

Foto in apertura: Ben Kolde on Unsplash

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