Lytro Illum: sarà un business per i fotografi?

Lytro Illum: sarà un business per i fotografi?

Ci sono innovazioni che fanno riflettere sul futuro del business. Spesso, però, la riflessione porta da una parte sbagliata. Prendiamo ad esempio la novità della settimana in ambito fotografico: Lytro, azienda che qualche anno fa ha stupito il mondo con una tecnologia che permetteva di “registrare” un’immagine con molteplici (infiniti?) piani di messa a fuoco, richiamabili dal fruitore semplicemente cliccando sulla zona di proprio interesse, ha presentato una fotocamera di livello più elevato: si chiama Illum, e nasce per il mercato professionale al quale si rivolge non più con un apparecchietto giocattolo, ma con uno strumento che si impugna come una “fotocamera vera”; dotata di ottica zoom, schermo da 4 pollici touch screen, connettività Wi-Fi, appare ben diversa da quello scatolotto colorato del passato, che tutto faceva trasparire, meno che un uso professionale.

Lytro business fotografi
Ora la Lytro Illum, con tanto di zigrinature sull’ottica che ricordano tanto il look di Hasselblad (anche il corpo macchina la ricorda, un po’: l’impugnatura inclinata è quasi uguale a quella delle fotocamere digitali medio formato della Casa svedese, e c’è anche un po’ del look della “compatta” Lunar; decisamente, lo stile Hasselblad (anche per il suo valore “emozionale” percepibile dai fotografi professionisti ai quali si rivolge deve essere stato preso in considerazione dai designer Lytro all’atto della progettazione), fa sognare tanti amici fotografi. Con molti abbiamo dialogato rapidamente, scambiandoci pareri, molti hanno chiesto – colpevole la mancanza del Sunday Jumper, la scorsa settimana causa vacanza pasquale – un’opinione in anteprima, pur sapendo comunque che la “novità Lytro” sarebbe stata in qualche modo e inevitabilmente protagonista di questa rubrica.

Insieme alle persone che ci hanno chiesto, abbiamo prima di tutto analizzato la tematica imprenditoriale: scusate, forse la vecchiaia ci porta ad essere un po’ pragmatici, ma una fotocamera che richiede un investimento di circa 1500 dollari e che fa solo un effetto speciale richiede un’analisi seria: quanti soldi può far guadagnare? In quanto tempo si può “ripagare”, non solo la fotocamera in quanto tale, ma specialmente lo sforzo commerciale, promozionale, nonché di studio creativo e applicativo? Attenzione: siamo sempre stati sulla breccia per difendere innovazione e anche idee originali, che sono il pane per trovare nuove aree di business e di differenziazione. Quello che bisogna fare, però, è trovare applicazioni e idee che possano essere monetizzabili con un alto valore: per fare degli esempi, abbiamo negli ultimi anni portato a galla – in anticipo e con coraggio – argomenti quali la ripresa video con le reflex, la creazione di contenuti per tablet e smartphone, ed erano business che hanno permesso di puntare a mercati emergenti e in grado di supportare economicamente lo sforzo di introduzione di una nuova tecnologia. La strada di Lytro, invece, pur innovativa, si rivolge sostanzialmente ad un mercato web, e tutti sanno che le immagini che vengono richieste dal web sono pagate pochissimo (spesso, non vengono nemmeno pagate). Ha senso quindi investire in un mercato così poco ricettivo? E’, secondo noi, rischioso, forse addirittura sconsigliabile… a meno che non si possa portare la tecnologia verso un ambito che possa confezionare l’idea di queste immagini di carattere “immersivo” che non sono certo prive di fascino, donandone un “pacchetto” ad alto valore. Per esempio, invece che produrre immagini per il web (povero) si potrebbero realizzare dei cataloghi interattivi, da scaricare come App… allora si che sarebbe un discorso diverso, più esclusivo, più prezioso, più monetizzabile. E’ possibile trasformare queste immagini da “semplici contenuti visuali” embeddabili in un sito in “preziosi contenuti di un catalogo”? Si, certo che si… serve qualcosa di più del fare solo foto, ma se non saremo in grado di fare tutto questo in casa, o in un team di persone con le quali sviluppare questo business, si rischia ancora una volta di essere quelli che producono contenuti sui quali altri guadagneranno soldi. E non è solo questione di tecnologia…

Come trasformare le “foto Lytro” in business per i fotografi professionisti?

Una delle cose di cui ci accorgiamo è che sempre più i professionisti (anche quelli che “lo saranno” dei professionisti) pensano alle questioni tecniche, e solo a quelle. “Sapere fare” è considerato l’elemento primario, non tanto il “capire cosa e perché fare”, che – a ragion di logica – è molto più importante e anche più complesso. Ci si limita al cercare qualcosa che è già scritto nel libretto di istruzioni dei prodotti e delle tecnologie che acquistiamo.

Focus Twist App
Fare foto che permettono di “mettere a fuoco” il dettaglio che si clicca è una banalità da ragazzi. Con o senza Lytro… basta scattare diverse foto con fuoco diverso, usando come strumento primario un bellissimo e stabile treppiede, e poi si crea una mappa interattiva che permette di visualizzare la versione dell’immagine che mostra quel dettaglio a fuoco. Abbiamo mostrato decine di esempi di questa tecnica per realizzare cataloghi su iPad o tablet, ma volendo si può fare lo stesso anche su un “banale sito” (di quelli che genererebbero guadagni molto modesti). E se non volete un prodotto di qualità “davvero professionale”, potete anche rivolgervi a delle simpatiche app: personalmente uso su iPhone Focus Twist che permette di ottenere risultati simili a Lytro (abbiamo detto simili, non uguali, date un’occhiata qui…) e il suo costo possiamo definirlo… modestamente inferiore (meno di 2 euro).

Non amiamo dire che “tutto è uguale”, rischiando di far apparire stupidi coloro che invece trovano in una tecnologia più costosa dei vantaggi, perché a volte quello che conta è come ci si posiziona: essere oggi tra i primi ad avere una Lytro Illum potrebbe anche essere un business utile, impossibile per chi invece questa macchina non ce l’ha. Quello che vogliamo dire è invece più importante: prima di fare un investimento del genere (sia questo di 1500 dollari per una Illum, oppure 2 euro per Focus Twist: poco importa, perché il vero investimento è il lavoro di sviluppo e di progetto), bisogna capire “cosa ce ne facciamo” di una tecnologia che permette di mettere a fuoco diverse zone di un’immagine.

Il gioco, l’effetto speciale è divertente, ma poi? Non stiamo facendo un gioco (scopri l’elemento della foto!), stiamo pensando ad un utilizzo che generi una richiesta da parte del mercato, vero? E, allora, non è la tecnologia che interessa, ma la sua funzione, la sua logica applicativa. Gli esempi del video che abbiamo pubblicato in questo articolo indicano una strada, che è “narrativa”: si parte da un elemento dell’inquadratura, e poi ci si sposta in un’altra, che ci completa la “storia”. Bello, visto in quest’ottica… ma non succede la stessa cosa in una ripresa video? Si tratta di linguaggio cinematografico, che ha un vantaggio enorme, rispetto alla fotografia “cliccabile”: che il regista, in un film, decide cosa farti vedere prima, quando mostrarti altro, quando completare la narrazione. Cosa può fare, di più, una fotografia fissa? Attenzione, non sto dicendo che non possa farlo, di più, ma focalizzo la vostra attenzione su questa domanda:

COSA può fare di più?”

Se non riuscite a trovare una risposta sensata, se non individuate una risposta che possa essere così convincente da creare un’esigenza così forte in un potenziale cliente (di solito distratto e incapace di entusiasmarsi), allora vuol dire che non saprete come monetizzare una Lytro, ma neanche un’app da soli 2 euro.

Per poter dare un senso ad uno strumento che si propone per raccontare una storia, dobbiamo prima di tutto sapere qual è la storia che vogliamo raccontare. Altrimenti stiamo confondendo il mezzo con il fine. E il mondo è pieno di mezzi e vuoto di finalità. Se, al contrario, ci saranno delle risposte concrete, credibili, forti… allora vorrà dire che siete pronti per questa avventura, ma ci entrerete con un approccio ben definito e vincente.

Comments (7)
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  • Bruno Accomasso
    Apr 27th, 2014
    Bruno Accomasso says:

    Non voglio esprimere giudizi su una fotocamera che conosco soltanto… per sentito dire. Ma un sensore che permette di scegliere, a posteriori, l’esatto punto di focus voluto, è senz’altro rivoluzionario e utilissimo in un certo tipo di foto dinamiche. Ad esempio, una ballerina classica che effettua un “grand jetée”, un calciatore che colpisce il pallone di testa e si vedono nettamente gli schizzi di sudore, una spettacolare schiacciatona a canestro, ecc. Orbene, queste foto già si fanno, e pure bene, ma il fatto di poterle fare sempre è senz’altro importante. Resta da vedere la resa della qualità ottica, la velocità dell’otturatore in sequenza, la quantità di pixel generati dal sensore, la maneggevolezza, la presenza di un sistema di stabilizzazione, la qualità del sistema esposimetrico, ecc. Ritengo, però, che quello della Lytro sia solo l’inizio di una rivoluzione destinata ad andare avanti. Come ritengo che l’ideale sarebbe avere una fotocamera in grado di produrre filmati a risoluzione così elevata da poter extrapolare il frame “decisivo”. Qualche romantico storcerà forse il naso, ma il mondo va avanti, piaccia o non piaccia, specie se c’è un riscontro da parte dei fotografi.

    1. Luca Pianigiani Author
      Apr 27th, 2014
      Luca Pianigiani says:

      Ciao Bruno, grazie per il tuo intervento.
      Ti segnalo che i dettagli che vorresti enfatizzare con la Lytro (movimento di una ballerina o di un calciatore) in realtà non sarebbero enfatizzabili con una tecnologia del genere, semmai da una ripresa video con tantissimi fotogrammi (magari poi rallentandoli fino ad ottenere un singolo frame). La sfuocatura è invece una soluzione opposta a quella che vorresti, e anche opposta alla metodologia di “narrazione/descrizione” che stai ipotizzando.

      Detto questo, un paio di segnalazioni:

      1) La tecnologia Lytro non si basa su “alta risoluzione”, visto che nasce per la visione a monitor (sebbene la risoluzione dei monitor sia in crescita)

      2) La possibilità di estrapolare frames da un video ad alta qualità esiste da diversi anni: noi stessi abbiamo fatto dei test usando frames di una ripresa full frame stampata in formato A3 (centinaia di fotografi professionisti hanno confermato che la qualità fosse già all’ora eccezionale), la rivista Esquire americana da anni pubblica immagini stampate derivate da frames di una videocamera, ad altissima qualità (nel loro caso, usano una RED che è purtroppo un po’ costosa), e da qualche tempo sono disponibili macchine fotografiche che lavorano a 4K (dalla Canon 1C, anche questa costosa, ma di recente Panasonic con la sua GH-4 ha proposto una soluzione 4K ad un costo molto contenuto) che permettono di fare molto di più.

      3) Tendo a consigliare macchine e soluzioni che – pur rivoluzionarie – non si limitano a fare SOLO una cosa, perché oggi il mercato è difficile e ostico… investire su una tecnologia prima che questa possa garantire fatturato è un rischio che ho paura che oggi i fotografi (ma non solo loro) possono permettersi. Detto questo, su Jumper abbiamo sempre spinto al fare “passi in avanti”, sempre… anzi: spesso siamo stati accusati di correre troppo. Buona giornata ;-)

  • Marco Benna
    Apr 28th, 2014
    Marco Benna says:

    Aggiungerei una cosa, se ho capito bene il dispositivo: cosa è disposto a fare l’utente. Perché non sono così sicuro d avere davanti frotte di persone che aspettano l’ora di cliccare qua e la sull’immagine per farsi una loro storia. Si potrebbero trovare anche situazioni dove si ottimizza l’uso di una fotografia con queste caratteristiche, ma credo che la disponibilità dell’utente all’uso è fondamentale. Da quando lavoro con la multimedialità non ho mai visto una domanda alta di interattività sul media (interattività relazionale di più, ma è un’altra faccenda). Poi, continuiamo l’esplorazione.
    marco

  • Sandro Bedessi
    Apr 28th, 2014
    Sandro Bedessi says:

    Bah tutto sommato è vero servirà ai soliti cantinari o forse cinesi indiani …vorrei dire anche pratesi-cinesi appunto per scattare cataloghi web con molta facilità e senza aver più alcuna conoscenza di fotografia io ci vedo solo questo nient’altro…l’hai ammesso tu stesso i cataloghi web vengono pagati poco, fatti molto spesso in capannoni o poco più ..molte immagini fatte in poco tempo senza qualità alcuna (creativa intendo) e per togliere ancor di più spessore a fotografi che ancora credevano nella fotografia…sono abbastanza sazio di tutta la tecnologia al servizio dell’immagine per web ecc che serve a pagar sempre meno chi veniva pagato poco… a distruggere il nostro lavoro in ogni senso e sempre e solo per far fare business a chi vende queste diavolerie…per quanto mi riguarda può chiudere domattina Lytro…Un saluto a tutti

  • Enrico
    Apr 28th, 2014
    Enrico says:

    Salve, anch’io non conosco la qualità della macchina dal punto di vista ottico, risoluzione etc.. ma come tecnologia in se direi che è il sogno di ogni fotografo reportagista, che sia un matrimonio o un evento sportivo, per quanto si possa essere bravi capita di sbagliare il fuoco soprattutto in momenti concitati. Quando tirano il riso non è che posso mettere l’app per fare il focus bracketing. Quindi detta così sinceramente come si possa monetizzare attraverso questa tecnologia è secondario. Ipotizziamo che sforni delle immagini della qualità di una MKII, ma che in una sola immagine posso mettere a fuoco “infiniti” piani… ma stiamo scherzando? Credo che a quel punto 1500$ non sarebbero neanche la prima rata. Invece si evince che non è per l’alta risoluzione, quindi si al momento il costo neanche io riesco a vederlo come un investimento, al meno che non si abbia, come dici tu Luca, un’idea geniale!

  • Alberto
    Apr 29th, 2014
    Alberto says:

    Non capisco tanta fretta di giudicare, chiamare “effetto” una cattura di un tipo di immagine che utilizza una fisica differente? Potremmo definire effetto una camera Medio Formato allora? ..un piccolo input: il sensore cattura fotoni che arrivano da differenti angolazioni, é questo che permette di calcolare come si vedrebbe l’immagine cambiando il fuoco, ma permette anche di catturare un immagine veramente 3D, non due immagini 2D che ci diano la sensazione del 3D, ma un 3D esplorabile da tutte le angolazioni possibili all’interno dell’obiettivo, la cattura di un informazione che permetterebbe la produzione di un ologramma. 1500 dollari vi sembrano troppi? Ovviamente chi non ha 1500 dollari che gli avanzano non li andrá ad investire in qualcosa che non produrrá il ritorno dovuto, io stesso aspetteró che aumentino le risoluzioni e che si crei un mercato vero e proprio ..di fatto penso accadrá esattamente quanto accaduto con le dslr che filmano in full HD, non ci metteró mano sino a che il mercato non mi imporrá di metterci mano ..e in quel momento capiró tutto quello che mi ero perso :)

  • Tommaso
    Mag 1st, 2014
    Tommaso says:

    Salve, riprendendo quello che ha scritto Luca, la Illum è molto più vicina al mondo del cinema, cioè al racconto fatto attraverso le immagini in movimento, che non a quello della fotografia.
    Secondo me il prodotto finale della Illum, quello da monetizzare e vendere al cliente, non è una foto interattiva, ma un filmato identico a quello inserito nell’articolo, lo spot dimostrativo della Illum!
    Mi spiego meglio: lavoro da 7 anni in una casa di produzione video, destreggiandomi tra editing, compositing e animazione 2D, e vi assicuro che senza la Illum sarebbe complesso e costoso realizzare una ripresa come quella al minuto 1:34. La tecnologia light field permette di cambiare la messa a fuoco, ma soprattutto vede (in parte) al di là degli oggetti e scatta una sorta di foto tridimensionale nella quale è possibile navigare; un po’ come in alcune scene di Matrix.
    Se un cliente mi avesse chiesto di realizzare un filmato di due minuti e mezzo come quello, avrei applicato le tariffe dell’animazione 3D e del compositing, altro che 1500$!

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