Jumper

Il 3D è tutto attorno a noi…

In questi giorni si sta tenendo il “CES“, che non è la versione in milanese di un luogo dove si si va in seduta solitaria (e dove, pare, si consumi la lettura delle riviste cartacee, a detta di tutti), ma il Consumer Electronic Show, cioè l’evento più importante per l’industria dell’elettronica, che si sta tenendo a Las Vegas. Si sono incontrati (oggi, domenica, è l’ultimo giorno) praticamente tutti i grandi nomi… forse ne manca uno solo, una mela morsicata che attendiamo tutti al varco a fine mese (26 o 27 gennaio) con la presentazione dell’oggetto più atteso degli ultimi due anni (dovrebbe chiamarsi iSlate e sarà l’oggetto mancante tra palmare e computer). Malgrado questo, di prodotti e specialmente della filosofia Apple il CES era pieno, così come era pieno di fotografia, di immagine, di musica, di video, di multimedialità. Ma, specialmente, il CES era zeppo di 3D, termine che ormai può trarre in inganno – ma anche questo è un segno dei tempi – perché si parla di “3D” sia per quello che riguarda l’animazione tridimensionale, sia per quello che riguarda il mondo della visualizzazione 3D, quella che è esplosa al cinema e che proprio al CES veniva sbandierata in molti stand.

Una delle promesse, per esempio, arriva da Sony, che ha messo in campo la sua più bionda e boccolosa star della scuderia musicale, Taylor Swift (bei tempi, quando faceva country e in Italia la conoscevo solo io!). Durante una conferenza stampa, accompagnata sul palco da Sir Howard Stringer, Presidente e CEO di Sony, la biondina oltre ad avere detto che adora la tecnologia per riprendere quello che vede andando in giro per il mondo durante i concerti, per inviarlo poi sul suo blog e sul suo sito, ha cantato il suo hit, LoveStory, e la sua performance oltre che “fisica” veniva riproposta sullo schermo in 3D (tutti gli invitati erano attrezzati con gli occhialini). Per chi lo desidera, ecco il video (non che si veda molto l’effetto, ma godetevi lo spettacolo, se volete):

L’argomento del 3D (inteso come visualizzazione, schermi, proiezioni, eccetera) è sulla bocca di tutti, sebbene la concretezza del sogno dell’industria elettronica, cioè portarla nei salotti di tutti, è ben lontana dall’essere attuabile a breve: sebbene tecnicamente siano possibili da realizzare, gli schermi da fruire senza occhialini polarizzati sono lontani da una produzione di massa, e peggio ancora la trasmissione di programmi in 3D in TV richiede una tale ampiezza di banda da risultare difficilmente credibile dal punto di vista del ritorno economico… almeno per ora. Insomma, gli annunci ottimistici forse sono più speculativi che realmente vicini ad una reale potenzialità: non basta la tecnologia, bisogna ottenere un rapporto costo, sforzo e risultato decente, altrimenti sono solo dimostrazioni di muscoli.

Parlando di “muscoli”, ha senso invece – entrando di più nel nostro mondo, anche se non si può non guardare ai sistemi di fruizione, compresi quelli degli schermi e delle proiezione 3D, anche nel mondo della “nostra” fotografia” – parlare per quello che riguarda i processori: al CES sono stati annunciati i nuovi prodotti di Intel, che già iniziano ad essere inseriti nei computer in uscita a breve (si tratta dei “Core iX” i3, i5 e i7) con architettura ibrida Westmere. Secondo Paul Ottellini, il grande Capo di Intel, questi processori sono addirittura 5000 volte più veloci dei primi processori basati sull’architettura X86. Questo significa che non solo quello che facciamo tutti i giorni con i computer potrà avvantaggiarsi di maggiore potenza, ma che possiamo avvicinarci a mondi che finora richiedevano troppa potenza: pensiamo al video, ma specialmente al 3D… e qui torniamo a bomba: pensiamo al 3D quello della modellazione, quello che si fa con 3DMax, con Maya, ma anche un pochino con Photoshop CS4 Extended. Il 3D è il futuro della fotografia, dicono in molti… e siamo sicuri che in molti campi sarà così. Già oggi, nella pubblicità, si fotografano sempre meno automobili, molte strutture architettoniche vengono ricreate, molti progetti che nascono dalla fantasia dei creativi delle agenzie, sempre più stimolati dall’esigenza di “stupire” vengono realizzati in 3D semplicemente perché è più economico (spesso), più controllabile, più modificabile. Non bisogna però pensare – ancora una volta c’è confusione – al 3D dei cartoni animati, di quel “lessico visivo” che sa di falso, di plastica, di perfezione “fastidiosa”. Il 3D, sapientemente elaborato, con interventi con Photoshop (o con After Effects, se si parla di animazione), usando texture reali che vengono fotografate e importate, integrando elementi reali e “virtuali”, crea risultati straordinari, che sono vicini, così vicini da essere difficili da distinguere da foto e video “reali”. Lo so, non ci credete, lo so… il 3D non è fotografia, non è il “nostro mondo”, e… i soliti discorsi. Sta di fatto che ora vi chiediamo di mettervi comodi, e di vedere il video qui sotto. Non c’è più Taylor Swift, non ci sono fanciulle canterine coi boccoli biondi… ma c’è qualcosa che crediamo vi potrà emozionare. Dura una decina di minuti, ma sarà un’esperienza per comprendere (nel caso non abbiate ancora approfondito completamente questo mondo) quanto siamo vicini ai nuovi orizzonti. I software stanno crescendo, i processori come detto, diventano sempre più potenti, ma quello che conta è che questo mondo, quello del 3D, ha bisogno di persone in grado di guardare, di produrre immagini, di lavorare con la luce, con i contrasti, con le ombre, con le emozioni che si colgono con gli occhi. Questo video, realizzato da un geniale spagnolo, Alex Roman (nome d’arte, lui si chiama Jorge Seva ed è di Alicante) è un esempio di quanto valga la capacità di vedere e di fotografare. Guardatelo a pieno schermo!

Jumper seguirà da vicino anche questa evoluzione, stiamo organizzando e sviluppando iniziative importanti, perché non si può perdere questo treno. Un altro treno? Come sempre diciamo, non è detto che tutti debbano prendere “tutti i treni” che proponiamo… ma uno di questi che sta partendo (o che sta correndo veloce) forse è bene sfruttarlo.