Pinolina: storia della (ri)nascita di una fotocamera made in Italy (e di tanti altri sogni)

Pinolina: storia della (ri)nascita di una fotocamera made in Italy (e di tanti altri sogni)

Una volta, qualcuno se lo ricorderà, in Italia si produceva molta fotografia. Non parliamo di immagini, quelle — per fortuna — si sono sempre prodotte e sempre se ne produrranno. Parliamo di prodotti, di oggetti; parliamo di industria, di macchine fotografiche. Potremmo sembrare romantici, se ci mettiamo a ricordare marchi storici: per esempio la Bencini, che ha avuto nel suo modello Comet il prodotto di punta, usato persino da Mario Giacomelli, da Luigi Ghirri e dal sottoscritto (che ovviamente non ha nessun merito di rientrare in questo prestigioso elenco se non per segnalare che il signor Bencini era amico di famiglia e quindi abbiamo vissuto un pezzetto di questa storia in un’ottica “vicina”). Oppure potremmo parlare della Fatif, banchi ottici che hanno formato decenni di fotografi di studio, e anche qui il collegamento con la storia vissuta sulla nostra pelle ci porta a ricordare con affetto il simpaticissimo co-fondatore, Ingegner Quintino Piana, del come raccontava con grande sobrietà storie davvero divertenti e buffe, ma che quando ha lavorato a stretto contatto con un grande designer come Joe Colombo ha dato luce ad una bellissima fotocamera, la DS, che ha meritato lodi in tutto il mondo e l’esposizione al Museo d’Arte Moderna di New York. Ma c’è molto altro: in Italia abbiamo prodotto pellicole di alta qualità (Ferrania, che sta cercando di ritornare), prodotti chimici, sistemi di illuminazione, accessori, strepitose macchine da laboratorio, treppiedi (che ancora oggi sono al top della produzione mondiale, con Manfrotto e con Cartoni). Poi c’è tutto il settore dell’artigianato: album di matrimonio, borse, ed altro.

Passato, presente, futuro. Se togliamo alcuni nomi ancora davvero importanti, l’industria italiana legata alla fotografia è più affine purtroppo al primo concetto: passato. Eppure, visto che siamo nell’era dei Makers, le realtà industriali che possono funzionare e prosperare, pur piccole e pur rimanendo dislocate nel nostro Paese, non devono produrre necessariamente centinaia di migliaia o milioni di pezzi. Sono quelle che mettono in prima linea inventiva, idee, passione. Certo, serve anche una visione imprenditoriale, ma i clienti vanno trovati non nella massa, ma tra i singoli, uno alla volta.

Per questo, quando un gruppo di studenti del corso di Graphic Design dell’Università dove il sottoscritto insegna mi ha descritto la loro tesi, dedicata ad un progetto di fotocamera che si vuole produrre in Italia, è partito un pensiero che vuole portare a riflettere, tutti insieme, su questa “anomalia”. Si, è un’anomalia pensare che sia possibile che una microstruttura italiana possa produrre, in Abruzzo (Pescara, per la precisione), delle fotocamere. Certo, c’è ancora Silvestri, a Firenze, che produce delle fotocamere, ma sono apparecchi speciali e dedicati ad una fascia specifica di professionisti, mentre la storia che raccontiamo oggi si rivolge a tutti, perché il prodotto si rivolge a tanti, anche se certamente non a tutti.

 

Valentina (Lina) Mannucci e Rolando (Pino) Fidani, i creatori di Pinolina

La storia è quella di due persone, Valentina Mannucci e Rolando Fidaniche hanno iniziato nel 2013 un’avventura chiamata PinoLina… simpatico gioco di parole, che unisce i loro soprannomi, Lina e Pino, al nome inglese che definisce il campo fotografico specifico: Pinhole, le fotocamere a foro stenopeico. La novità è che la terza versione di questo progetto, in fase di sviluppo, la PinoLina Shoot (le prime sono state la Classic e la DIY, quest’ultima si può costruire da soli, aumentando il divertimento), è un apparecchio realizzato con materiali nobili, alluminio e legno che dispone di un otturatore meccanico con richiamo a molla in grado di scattare a mano libera a 1\15 sec.

 

Il primo prototipo della Pinolina Shoot, realizzata per Fabio Bucciarelli

E’ importante dire che la nascita di questo progetto ha visto la collaborazione di un fotoreporter davvero molto bravo: Fabio Bucciarelli(nel 2013 il suo lavoro sul conflitto siriano è stato premiato con la prestigiosaRobert Capa Gold Medal, ma noi lo conosciamo anche per un progetto spettacolare di editoria digitale, Me-Mo… una delle più belle riviste digitali che abbiamo mai visto, e vi assicuriamo che ne abbiamo viste tante).

Fabio sta ultimando un libro fotografico, The Dream, dedicato come scritto nella pagina di presentazione del progetto:

“E’ il sogno di milioni di persone in fuga dai conflitti e dalla fame, diventato motore dello straziante cammino in cerca di rifugio. “The Dream” racconta l’umanità di tutte queste persone, con un focus sullo status del profugo, indipendentemente dalla sua provenienza o dal suo destino, dal suo background culturale o dalla sua appartenenza sociale.”

Alcune immagini di questo libro che si può preordinare qui, sono state realizzate proprio con il primo prototipo della Pinolina Shoot. Sul sito, Fabio segnala:

“Durante l’ultimo anno ho deciso di iniziare a lavorare con Pinolina, una fotocamera a foto stenopeico realizzata a mano. La stenopeica è una fotocamera molto essenziale che rispecchia le condizioni dei rifugiati che devono ridurre al minimo le loro esigenze per sopravvivere”

Ecco, l’emozione entra in un’altra emozione. Scegliere una particolare soluzione tecnica, un apparecchio “diverso” non è (o, almeno qui, può essere più di questo) un modo per essere “diversi”, per seguire le mode, per essere trendy. C’è anche questo, perché l’essere umano ha bisogno di distinguersi e non vuole essere un target ma un singolo, ma quando si prendono ingredienti e si fanno scelte in funzione di un messaggio, il valore sia della scelta che del risultato guadagna moltissimo. Ed è un valore che oggi serve, tantissimo, nei progetti fotografici che si vedono in giro… forse anche tra quelli che potreste fare, voi che ci leggete con tanta pazienza, ogni settimana.

 

La Pinolina Shoot, piccola grande fotocamera dei sogni

Pensateci bene: in un mondo in cui tutto — specialmente la tecnologia — ci porta alla perfezione, dove ogni ruga o ogni difetto si toglie con Photoshop, in un momento in cui tutti fanno foto e quindi ci sono infinite versioni dello stesso istante, tornare ad una ripresa che è in grado di catturare solo l’emozione e non la descrizione metodica è e può essere un grande punto di forza. Uno shooting di moda? Un fotoreportage? Un servizio di matrimonio? Un ritratto? Pensate ad usare una fotocamera come questa PinoLina Shoot, diventerete l’attrazione del momento, lascerete tutti nel mistero dell’attesa perché non sarà possibile sbirciare nulla dallo schermo LCD (semplicemente perché non c’è schermo LCD!). E’ più che “semplice analogico”, è una macchina del tempo che ci porta indietro di un secolo, e che ci crea un ponte tra passato e futuro, ci regala un’esperienza e una narrazione senza tempo.

C’è una storia intensa, in questo progetto Pinolina: un ritorno all’imprenditoria made in Italy nell’industria fotografica, un percorso che prende per mano creatività e artigianalità che si sviluppa in chiave moderna, con strumenti avanzati e tecnologicamente innovativi, un risultato che offre un’interpretazione artistica e ricca di pathos grazie ad uno strumento affascinante ed esclusivo, la voglia di essere parte di tutto questo.

Si, esserne parte, perché questo progetto ha bisogno di una partecipazione collettiva, e con questo spirito la proponiamo: non si può far partire una storia così impegnativa senza uno start up significativo, per questo Lina e Pino hanno deciso di affidarsi a Kickstarter, per ottenere il necessario finanziamento del progetto PinoLina Shoot e portarlo ad una produzione più allargata. E’ un progetto ambizioso, quello della PinoLina Shoot: certamente più ambizioso delle prime esperienze, e non a caso per lo sviluppo sono necessari macchinari evoluti, come stampanti 3D e frese a controllo numerico. Date il vostro contributo, secondo noi la modalità giusta è quella di garantirvi una delle prime PinoLina Shoot, come faremo anche noi, ma le opzioni per far vivere questo sogno (loro, ma anche vostro… ora che avete letto e fate parte di questa visione ormai come fate a farne a meno?), sono tante: da un piccolo contributo per avere i modelli Classic e DIY, al prenotare le confezioni più prestigiose. Date un’occhiata al progetto su Kickstarter, e facciamo rinascere la fotografia in Italia anche per quello che riguarda gli strumenti, le macchine, le emozioni “fisiche”.

E, in chiusura, facciamo un in bocca al lupo ai tre ragazzi che stanno parlando della Pinolina nella loro tesi, che verrà discussa tra poco, di cui non vi diciamo nulla ora, ma che racconteremo dopo… quando tutto sarà stato presentato; dateci dentro, Claudia, Elisa, Marco ;-)

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