Cinemagraph: intervista a Jamie Beck

Cinemagraph: intervista a Jamie Beck

Quando ormai pensavamo di aver già visto tutto, ad inizio 2011 nel Tumblr di Jamie Beck e Kevin Burg appare una nuova forma di immagine, un po’ più di una fotografia, ma non un vero e proprio video: lo chiamano “Cinemagraph” e in pochi attimi fa il giro del mondo. Un grande successo (nell’ordine dei milioni di views) in termini di pubblico e di attenzione da media e potenziali clienti che in poco tempo rivoluziona la vita di Jamie, fotografa di moda, e del suo compagno e collega Kevin.

Kiss Me In Paris by Jamie Beck

Tumblr si prestava particolarmente alla condivisione di gif animate: non era una novità vedere istanti infinitesimali di film proposti in loop infiniti e condivisi fino allo sfinimento tra coloro che usano questa piattaforma di blogging. Ma è solo dalle pagine di “From Me To You”, il blog di Jamie, che prende vita il cinemagraph come forma di comunicazione realizzata ad hoc, con tanto di shooting e post-produzione impegnativi, un “ibrido” affascinante in grado di emozionare e veicolare un messaggio complesso senza abusare del tempo del visitatore.

A nostra volta, abbiamo fermato un istante in compagnia di Jamie, nel suo nuovo studio a Manhattan, per parlare di moda e fotografia, e ovviamente di cinemagraph!

So che ami la fotografia analogica e la moda, ma raccontami un po’ i tuoi inizi da fotografa!

Quando avevo 13 anni mia mamma mi insegnò come usare la sua vecchia Pentax degli anni Settanta. La prima cosa che feci fu dare un nuovo look ad un’amica, farle indossare un abito lungo da sera e mettere in piedi uno shooting fotografico nel cortile dietro casa mia in Texas. Ovviamente, una volta ricevute le foto sviluppate, mi sono detta “Fa tanto Vogue!” e da lì è nato tutto. E’ ciò che ho sempre voluto fare e la fotografia di moda è sempre stata il centro della mia visione creativa. Del tipo che me ne sto sdraiata a letto la notte a sognare i redazionali di moda che voglio fotografare e a pensare a come starebbero sulle pagine di una rivista.

Descrivi la moda come una splendida fantasia e la fotografia come un modo per catturare la bellezza attraverso un obiettivo. Come cerchi di ottenere questo risultato nel tuo lavoro quotidiano? Lo hai reso parte della tua vita personale?

Non è qualcosa a cui penso, ma è il modo in cui vedo il mondo. Io vedo attraverso le immagini, comunico con le immagini e, attraverso di esse, la finzione prende vita. In maniera naturale, vedo tutto nel modo più bello possibile, quindi è tutto già lì dentro di me quando creo. La fotografia non è stata per me un lavoro che ho scelto o una decisione che ho preso; la fotografia è parte della mia anima e di come mi muovo nello spazio intorno a me. Non penso mai a scattare, ma istintivamente lo faccio sempre. E’ come respirare!

Qual è la strategia dei contenuti del tuo blog? Molti post sono racconti spontanei che ci consentono di sbirciare nella tua vita privata. Gli altri riguardano gli shooting che fai per i tuoi clienti?

Non ho una vera e propria strategia per i post del mio blog! E’ terribile, poiché molti dei blog di maggiore successo trattano un argomento specifico, che sia street style o personal style. Ma io non penso al mio blog in un’ottica di business: sono innanzitutto una fotografa ed è così che mi guadagno da vivere. A volte pubblico progetti che mi piacciono molto e che ho voglia di condividere, altre volte immagini molto personali. Scatto sempre e avere questa apertura pubblica per condividere contenuti che altrimenti farebbero la polvere mi ha davvero cambiato la vita e il lavoro. Voglio che le mie immagini vengano sempre percepite come ispirate e, come mi auguro, che siano a loro volta di ispirazione per altri. Non puoi mai sapere da cosa scaturirà l’ispirazione la prossima volta, ma succede… quindi lo fotografo e lo condivido.

Nel tuo blog hai reso facile per i tuoi lettori condividere le tue fotografie sui social network, in particolare Pinterest. Molti fotografi sono spesso preoccupati di questo, temono di perdere il controllo sulle proprie immagini, dimenticando come questo possa però diventare anche un utile mezzo di promozione. Tu cosa ne pensi? 

Devi rinunciare ad un po’ di controllo, quando fai il salto verso i media online. Anch’io ero un po’ nervosa su questo punto agli inizi, ma la ricompensa è stata ben più grande. Nella maggior parte dei casi, le persone indicano rispettosamente crediti e link. Io voglio che la gente veda e condivida il mio lavoro. Voglio sapere che cosa piace alle persone, che cosa significa per loro, e che ho creato qualcosa di abbastanza bello da essere condiviso. Cerco sempre di aggiungere le informazioni su crediti e copyright nell’info file di tutte le mie foto. E’ capitato che qualcuno usasse una mia foto in modo illecito sul suo sito, e a quel punto non posso far altro che chiedere gentilmente di rimuoverla o di aggiungere il credito, educandoli così ad un corretto uso della fotografia.

Cosa mi dici della tua ossessione per Instagram? 

E’ una moderna Polaroid! Vivi il momento, lo catturi con una fotocamera è letteralmente con te 24/4, e hai la gratificazione istantanea di condividere il risultato con gli altri. E’ anche un mezzo incredibilmente utile. Ho usato gli hashtag per fare location scouting, ho scoperto hotel meravigliosi in cui soggiornare durante i miei viaggi attraverso alcuni utenti di Instagram, e mi sono innamorata di questa community. Penso davvero che il pubblico più coinvolgente nell’ambito dei social media al momento sia quello di Instagram. E’ il mio modo per tenermi aggiornata su tutte le persone nella mia vita. Inoltre, è molto più semplice per me “leggere” le foto, piuttosto che il testo, è tutto lì!

Caught in the rain by Jamie Beck

Quando hai creato, con Kevin Burg, il primo cinemagraph, sapevi di stare creando qualcosa di mai visto prima. Ma sapevi anche che sarebbe stata una cosa così importante da attrarre una tale attenzione, sia di pubblico che di clienti? 

Ricordo che la prima volta che siamo riusciti a far funzionare davvero un cinemagraph, ero in piedi accanto a Kevin e mentre lo fissavo sapevo che avrebbe cambiato la nostra vita. Come fotografa, è stato un momento molto emozionante vedere una mia fotografia prendere vita. E’ come se avessimo la possibilità di vedere tutto per la prima volta di nuovo, tutto può essere fotografato in un modo nuovo! Questa nuova forma d’arte non sarebbe mai venuta alla luce se non fosse stato per la tecnologia digitale, il ritmo della condivisione online su social media, e la community di Tumblr. I nostri cinemagraph più popolari sono stati “Kiss me in Paris”, “Caught in the Rain” e “Never-ending commute”. Nessuno di questi riguarda la moda, ma come dicevo prima: io faccio foto costantemente. Questi momenti sono letteralmente la mia vita. Camminavo vicino a questa coppia a Parigi ed era un momento così bello; a Savannah siamo stati sorpresi dalla pioggia e, nell’attesa, l’abbiamo fotografata; e ho ripreso la metropolitana un giorno mentre tornavo a casa dallo studio. Il pubblico risponde molto positivamente a questi momenti di lifestyle e vorrei che avessimo più tempo per farne di più! In media, ci servono due giorni per elaborare ogni cinemagraph. Al momento stiamo lavorando alla creazione della collezione più grande di cinemagraph per Google, e molto del nostro tempo in studio è impiegato nella loro elaborazione.

Neverending commute by Jamie Beck

Tumblr è la prima piattaforma su cui i cinemagraph sono stati pubblicati e condivisi. Come ne sei venuta a conoscenza e la consiglieresti ad altri fotografi? 

E’ stato mio marito e socio Kevin Burg a parlarmene anni fa e a suggerirmelo come piattaforma per condividere i miei vecchi negativi. Ne amava la community e molti giovani creativi lo rendevano molto vivo e vivace. Penso che sia importante per chi crea contenuti l’avere una community con cui condividere le proprie opere.

In un’intervista hai detto che guardare un video online richiede un investimento di tempo che a volte sei troppo impaziente per dare. Come te, molte altre persone la pensano così. Pensi quindi che la fotografia classica, o una forma ibrida di comunicazione come il cinemagraph, sia il modo più efficace per comunicare oggi ad un pubblico vasto?

Assolutamente sì! E’ nato tutto così. Volevo condividere qualcosa di più, ma cosa c’è di più di una fotografia? Un video! Sapevo che in questo modo avrei raggiunto molte meno persone, così abbiamo creato qualcosa nel mezzo: un living moment (un momento in divenire). Penso che con il cinemagraph possiamo raccontare qualcosa di più, senza l’impegno del tempo. Lo vedi subito e ha più informazioni di una fotografia.

Avete preso d’assalto il web con il cinemagraph, il vostro blog è molto influente e seguito. Cosa dobbiamo aspettarci da Jamie Beck e Keving Burg nel prossimo futuro? Quali sono i vostri progetti? Non vediamo l’ora di conoscerli!

Ma grazie! Quest’anno ci siamo trasferiti in un nuovo studio nella lower Manhattan, che abbiamo chiamato Ann Street Studio. Avere più spazio per creare ci ha consentito di far crescere i nostri lavori, anche creativamente. Abbiamo tanti sogni per i cinemagraph, da idee di brand a mostre alle quali lavoreremo il prossimo anno. Inoltre, sto cercando di spingere più in alto il livello dei contenuti online creando degli shooting fashion di tipo editoriale per il blog, proprio come farebbe una rivista. Proprio per questo non vedo l’ora di fare alcune sessioni con la EPIC il prossimo anno. Penso sinceramente che i social media siano il futuro e voglio ridefinire cosa significa essere fotografo in questo momento. I contemporanei che ammiro e da cui ho imparato lavoravano in un tempo che non esiste più. Non ci sono regole, non ci sono esempi. Creo il mio percorso personale che spero possa essere un esempio per altri artisti. Il mio blog non ha una vera e propria strategia, è semplicemente che… siamo due artisti sposati tra loro che lavorano, viaggiano e condividono.

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