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Vendere fotografie – Guida per chi si avvicina, e per chi è già arrivato – Seconda puntata

Seconda puntata: i clienti, le agenzie “fisiche” e i siti di ministock: come muovere i primi passi?

Dopo avere fatto le premesse del caso, eccoci a scendere decisamente nell’argomento. Dal momento che abbiamo deciso di intraprendere la strada della vendita delle nostre foto, la prima considerazione da fare è vedere a quale porta si può bussare, considerando che la nostra attenzione si sta rivolgendo, in questo caso, non ad una produzione “ad hoc”, ma a delle immagini già realizzate (in un viaggio, oppure… in una vita) e che vorremmo destinare alla vendita: si parla quindi di immagini che vengono definite “stock”, archivi pronti all’uso di chi vuole farne uso, pagando la cifra concordata.

La strada “storica” è quella di proporsi ad un’agenzia;  ce ne sono tante, e sono nomi spesso importanti e ben conosciuti da tutti. Queste agenzie svolgono il prezioso compito di selezionare, di proporre e specialmente di gestire le transazioni commerciali tra chi produce (o ha prodotto… cioè i fotografi) e i clienti. Questo ruolo è sempre stato importante perché non è facile, per un fotografo, trovare clienti, che hanno esigenze complesse, desiderano trovare la foto giusta tra tante (e quindi non è per loro possibile consultare una piccola produzione, a meno che non sia davvero eccezionale… e anche in questo caso sarebbe complicato). L’agenzia è quell’entità che garantisce una qualità alta, accordi economici che possono essere gestiti in modo globale e semplificato, e una capacità di indirizzare il cliente verso la strada giusta, complice una metodologia di archiviazione evoluta e professionale, una logistica efficiente, un’esperienza consolidata. Avendo la possibilità di essere “presi” da una di queste agenzie… le opportunità sono molto interessanti. Bene, il problema è proprio questo: diventare un fotografo rappresentato da un’agenzia è complicato, bisogna avere prima di tutto un archivio davvero interessante, e un volume di immagini “buone” che spesso non si possiedono agli inizi: si parla di 3000, 5000, 10 mila fotografie. Date un’occhiata a questo testo, pubblicato da Tau Visual (associazione che consigliamo di conoscere a fondo, perché oltre ad essere il riferimento per i professionisti, è anche attenta ai giovani che si stanno avvicinando alla professione).

Potete, se credete di avere un portfolio qualitativamente e quantitativamente adeguato alle richieste, tentare di bussare a qualche porta, ma probabilmente questo si può definire un punto di arrivo, non di partenza. E, allora… come si parte? Eccoci qua, siamo arrivati al punto cardine del nostro intervento. O, almeno, alla base del discorso. Le strade per chi inizia sono legate al web e alle varie attività che si possono sviluppare in rete. In sintesi (li affronteremo uno alla volta) sono  essenzialmente questi:

1) Agenzie microstock

2) UGC  – User Generated Contents (http://en.wikipedia.org/wiki/User-generated_content)

3) Pubblicità (Google Adsense)

4) Merchandising


AGENZIE MICROSTOCK

La maggiore attenzione va dedicata a questa prima voce: le agenzie definite di “microstock”, non certo per il numero esiguo di immagini proposte, bensì per il modello di business che prevede un costo a foto molto basso (micro, appunto). Si parte, quasi sempre, da un simbolico costo di 1 Dollaro a foto, per una dimensione piccola, adatta solo ad un uso web (poche centinaia di pixel di lato), e poi il costo sale in base alla crescita della risoluzione prescelta, ma comunque si parla sempre di costi molto contenuti: 3, 5, 10 dollari. Ci sono tanti siti, oggi, che propongono questa formula di Microstock,

Shutterstock

Stockxpert

Fotolia

Dreamstime

Crestock

Yaymicro

e molti altri, ma senza alcun dubbio il primo riferimento globale per questo mondo è

istockphoto

che è stato il primo a proporre questa “rivoluzione”, che ha trasformato il mondo della vendita di fotografie, ed anche il primo che è stato compreso non solo dai clienti (che hanno capito subito il vantaggio della proposta), ma anche delle grandi agenzie: non a caso, iStockPhoto è, di fatto, una società di proprietà di Getty Images, che ha deciso di acquisirla “portandosi in casa” la concorrenza più agguerrita.

Il meccanismo per tutte queste agenzie di microstock è analogo: ci si iscrive gratuitamente, si propongono una quantità esigua di immagini per ottenere l’approvazione, che è di tipo qualitativo (le foto devono avere dei requisiti minimi di risoluzione, di nitidezza, di ridotto rumore, eccetera) e, una volta ricevuta l’approvazione, si diventa a tutti gli effetti dei “fotografi dell’agenzia”. Ci sono delle specifiche da rispettare, che possiamo approfondire in un’altra puntata di questa guida, ma nella realtà l’accesso alla vendita delle proprie fotografie è praticamente assicurata. Ma come facciamo ad avere la speranza di vendere le nostre foto, quando dobbiamo competere in un magma così grande di fotografie? Fate una ricerca su IstockPhoto con una keyword di quelle più popolari, per esempio “woman” e vi accorgerete che la scelta è tra oltre 500 mila immagini… Difficile, vero? Al tempo stesso, pur non sapendo esattamente quanti sono i clienti di questo sito, possiamo garantirvi che sono un numero elevatissimo, quindi pur tra tanti, la potenzialità di vendita c’è, eccome… se le nostre immagini meritano di essere acquistate. E, specialmente, se facciamo qualcosa che possa rendere più appetibile la nostra produzione, ecco alcune considerazioni:

1) Corrette chiavi di ricerca: le keywords sono fondamentali. Non soffermatevi alle voci più banali, e specialmente investite del tempo per trovare definizioni corrette ed utili per la ricerca. Ovviamente le keywords vanno scritte in inglese, e bisogna pensare proprio a tutte le possibilità di ricerca: non basta scrivere “Woman”, aggiungete il colore dei capelli, della pelle, i colori dello sfondo, gli accessori (un cliente potrebbe cercare ragazza al mare con occhiali da sole e bikini azzurro, per qualche motivo specifico, e se voi avete una fotografia che è ricercabile con queste voci avrete molte più possibilità di essere trovato). Ma specialmente pensate ai concetti che la foto esprime: felicità, tristezza, soddisfazione, delusione, apprensione, sicurezza… sono queste, molto probabilmente, le chiavi di ricerca che l’utente finale userà, perché sarà alla ricerca di una foto in grado di interpretare un “concept” e non saprà ancora con certezza quale sarà il contenuto della foto prescelta.

2) Tipologia di fotografie: ci sono tipologie di fotografie più vendibili di altre, e l’analisi delle fotografie che hanno più successo (maggior numero di download: http://www.istockphoto.com/most_popular.php) vi permetterà di valutare quello che gode del successo del pubblico. A volte, questo porta a delle delusioni (di solito, le immagini più vendute sono le più banali, ma è una buona lezione di vita e di avvicinamento alla professione). RIcordatevi che una foto di una spiaggia è vendibile, ma la foto di una spiaggia con dei bambini che giocano, o  con una ragazza in bikini, o ancora due amici che corrono sulla battigia sono più vendibili. Vogliamo dire che il valore di una foto che ha l’elemento “umano” è spesso molto apprezzato (come vedremo, però, abbiamo bisogno della liberatoria della persona ritratta, che deve accettare che la sua “immagine” venga “sfruttata”).

3) Varietà della stessa scena: quando inizierete a produrre per il vostro stock, imparerete che a volte una eccellente idea, vendibile, concreta, utile… potrebbe avere il problema di un piccolo dettaglio che ne impedisce l’acquisto. L’esempio più banale è quello del formato o dell’orientamento: una persona cerca una foto verticale perché deve preparare la copertina di una rivista, e noi abbiamo scattato solo una versione orizzontale. Fate, quando possibile, varie inquadrature, e mettetele tutte on line.

4) Risoluzione: foto ad alta risoluzione sono vendibili a prezzo più alto, e possono essere richieste da chi deve farne un utilizzo stampato in grandi dimensioni. Quando potete, scattate ad alta risoluzione, la maggiore che potete.

Ce ne sono molti altri, di consigli, che analizzeremo in seguito: questi sono i primi che appaiono a prima vista, e sono certamente tra i più importanti. Siamo però sicuri che dobbiamo approfondire un elemento chiave, che è quello del prezzo. Quando si sta “dall’altra parte”, ovvero quando si devono comprare delle immagini, il vantaggio è evidente: comprare la foto giusta ad un costo di pochi dollari è “meglio” che comprarla a tante centinaia di dollari… giusto? Lo stesso, però, potrebbe non essere un vantaggio per chi vende (voi… che ci state leggendo). Che senso ha – ce lo domandano in tanti – vendere a pochi dollari una foto, quando poi ovviamente noi percepiremo solo una “fettina” di questo già basso prezzo di vendita, visto che il sito (in questo caso iStockPhoto, ma vale per tutti) guadagna sul venduto? Questo sarà l’argomento della terza puntata: “Che senso ha vendere foto a 1 Dollaro”?

Analizzeremo, dal punto di vista economico, questa problematica, cercando di mostrare con esempi pratici come procedere per diventare (magari) ricchi e famosi. O anche solo ricchi…

Continua –  Terza puntata: Che senso ha vendere foto a 1 dollaro?

Quando disponibile, il link sarà attivo!