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Riuscirà a tornare la "luce" nel mondo dei fotografi professionisti?

Sono anni che non sento più parlare di luce, nel settore della fotografia professionale. Inutile cadere nelle frasi noiose e scontate (la fotografia è fatta di luce, foto-grafia significa scrivere con la luce… che palle!), il problema non è fisico, è culturale e concreto: quando ero ragazzetto e volevo diventare fotografo, avevo due grandi esigenze: un banco ottico e dei flash da studio. Il primo obiettivo l’ho raggiunto a tappe: prima una Toyo 45 e poi una Sinar f (ok, ero e continuo ad essere squattrinato), per i flash l’aspirazione era Broncolor (all’epoca, generatore 304 o 404, i Pulso sono arrivati dopo), oppure Elinchrom (che “usava Gastel” e io adoravo le foto di Gastel), ma il portafoglio consentiva di puntare sui Bowens (Gold, Silver, Bronze), monotorce  e non generatori. Alla fine, era più facile comunque noleggiare uno studio, che non comprare le luci, c’era la fantastica e gentilissima Cinzia Sforza dello Studio Click-Time, mi pare in via Lancetti 66 (a volte mi stupisco di queste botte di memoria), che faceva prezzi molto bassi ai giovani squattrinati come me e in più dava quell’aiuto morale e ti faceva sentire a casa, non come le strutture grandi (per esempio lo Studio117, all’epoca era in Corso di Porta Romana 117 e da questo civico viene il suo nome, mantenuto anche quando poi si è trasferito in via Palladio).

Non vi racconto questo per rimembrare periodi della mia vita, ma per fare un’analogia con il presente: oggi se chiediamo ad un giovane che sta affacciandosi alla professione fotografica quali sono i suoi sogni di attrezzatura, ovviamente non dirà “un banco ottico”, e punterà su una Canon 5D Mark II o su una Nikon D3s (solo per citarne due), e poi vorrà un computer potente, Photoshop CS5. La luce non sembra essere nelle priorità, al limite c’è il flash della fotocamera (ma non nelle reflex professionali) o se ne compra uno. L’unico momento in cui sento parlare di luce “evoluta” è quando qualche fotografo interpreta a modo suo i consigli e le tecniche di Strobist, il sito che ha fatto dell’uso dei piccoli flash (in gergo “saponette“, anche se il loro costo, considerando i modelli di fascia alta, forse meriterebbero termini più prestigiosi) una religione. I risultati ottenibili, con una buona dose di artigianalità (o con tanti piccoli accessorietti per sostenere i lampeggiatori, per posizionarli e per poter usare modellatori di luce, come flash, parabole eccetera) possono essere eccellenti e ci sono dei vantaggi – rispetto ai più ingombranti flash da studio – e cioè: compattezza, possibilità di lavorare senza alimentazione elettrica visto che sono dotati di batterie, e poi il loro costo, più contenuto.

Sono un fotografo “vecchio stile“, e per me la luce va modellata, deve essere grande, avvolgente, potente, dalla temperatura colore corretta. Per questo, preferisco i flash da studio (ma apprezzo e ammiro tantissimo chi riesce a fare buone cose con i flash piccoli), e comunque non mi fermo alla luce flash: trovo affascinanti tante luci, che posso vedere, assaporare prima di scattare, dagli Arri, ai grandi bank (che, ovviamente, possono avere sia luce Flash che luce continua), ricordo con amore i WindowsLight di Renato Gozzano. E poi sono rimasto folgorato, all’epoca, dalla luce pennellata: oggi si usa Photoshop per ottenere effetti simili, ma la luce ha un sapore diverso, rispetto ad un pennello che schiarisce una zona di una foto sul computer. All’epoca “mia“, c’erano dei master che permettevano di approfondire la tecnica dell’illuminazione. Di solito, si prendeva il treno e si emigrava verso la Svizzera e si seguivano questi Master di due o tre giorni e si “scopriva” quello che davvero si poteva fare con la luce. Ma, una volta, come me, quasi tutti aspiravano a comprare flash da studio e quindi il mercato consentiva questi investimenti: saper gestire la luce faceva “la differenza” tra un bravo fotografo (che poteva avere successo e guadagnare bene) e uno scarso. Non voglio fare lo snob: oggi ci sono altri valori, preziosi: oggi si fanno immagini splendide, usando tecniche e sensibilità diverse, e non sono convinto che il livello qualitativo sia diminuito: ci sono i maestri, come c’erano in passato, e ci sono orde di incapaci, come c’erano all’epoca. Il mercato chiede prodotti sempre meno costosi e le scadenze si riducono, e questo sembra generare un abbassamento della qualità, ma non trovo che sia così, anzi: i fotografi di una volta non credo che sarebbero stati in grado di produrre con questi ritmi, ma avevano dalla loro parte un consumo più raffinato dell’immagine. Si pensava di più, si fruiva con maggiore attenzione, c’era spazio per messaggi più raffinati. Oggi, tutto si produce e si consuma in tempo reale… ma questo è un altro discorso, è solo che il pensiero vaga e corre, quando si scrive di cose che si sentono con intensità.

Ci siamo domandati: come fanno i fotografi, giovani e meno giovani, ad approfondire la luce? Non quella che “la natura” ci propone, ma quella che dobbiamo e possiamo inventare in studio? Le fiere di fotografia sono ormai momenti snaturati da ogni componente culturale, le aziende specializzate sono troppo poco considerate dai media perché troppo di nicchia, e comunque mancano quasi sempre le risorse per fare azioni che vanno al di là delle “semplici” proposte commerciali, siano essi sconti o “kit”. A dire il vero, qualcuno qualcosa fa, ed è un loro merito (spesso più frutto della passione che non di un’analisi del profitto), ma si tende a proporre percorsi per iniziati, non si riesce quasi mai ad andare a fondo. I “master” sulla luce, che mettono a fuoco problematiche complesse, non ne conosciamo. Ci sono workshop con le modelle e con gli sposi, ma per esempio non c’è nulla per lo still-life. E per quanto io possa amare ritratto, moda e fotografia sociale, lo still life è un po’ come la danza classica: se sai illuminare nello still life, poi puoi illuminare tutto (poi invece, non è detto che un fotografo di still life sia bravo a gestire una modella o una situazione con “esseri umani”, parliamo di luce, solo della tecnica di illuminazione). Al tempo stesso, ci domandiamo se questo davvero interessa. Forse abbiamo scelto, come categoria, di farne a meno? Io mi auguro di no, e abbiamo fatto una scommessa con noi stessi: se ci mettiamo a proporre dei Master di illuminazione di alto livello, chissà se i fotografi ci seguiranno? I giovani, ai quali nessuno (o quasi) parla di luce, tutti quei professionisti che hanno problematiche tecniche complesse (vetro, oggetti cromati, superfici riflettenti…) e che non riescono a risolverli alla perfezione (e magari devono investire ore e ore in post produzione per correggere difetti che potrebbero magari essere risolti in sala di posa in pochi minuti), e specialmente per tutti coloro che vogliono fare un passo in avanti sulla qualità, sicuri che sul mercato c’è spazio solo per chi lavora ad un livello di eccellenza.

Martedi saremo in un meraviglioso studio fotografico, con un fantastico fotografo pubblicitario, tutto il giorno, a realizzare video di formazione che permetteranno di costruire la prima fase di un Master di illuminazione che pubblicheremo subito su Jumper Premium. Altre giornate sono già allo studio, e vedremo se i fotografi (voi) e le aziende del settore (chi produce, chi distribuisce, chi vende) è interessato a far parte di questo progetto, dove la finalità non è quella di “mostrare prodotti”, ma insegnare, consigliare, indirizzare i fotografi professionisti (o futuri tali) verso un livello “universitario” sulla luce, che porta a riproporre una cultura e una tecnica che il digitale non può e non deve toglierci (e che, per sua natura, non ha motivi di sostituire). Se vi iscriverete sulla base di questo interesse a JumperPremium, mandateci una mail per dirci: mi sono iscritto a JumperPremium perché voglio investire approfondendo “davvero” la luce. Sarà un segno importante, per noi e per far muovere la crescita di questo settore che sembra voler abdicare tutta la sua storia e tutta la sua forza. Possiamo e dobbiamo conoscere Photoshop e le sue funzionalità, ma questo non ci renderà fotografi migliori dei grafici, degli illustratori, dei designers, che ogni giorno lavorano sulle immagini fotografiche, con ritocchi ed elaborazioni. Forse è il momento di dare un segno concreto al nostro futuro.

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