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Perché (sul serio) Kindle non funziona per i quotidiani (e non solo)

Settimana scorsa abbiamo segnalato un articolo pubblicato su MediaBlog del Corriere della Sera (curato da Marco Pratellesi) che voleva “spiegare”, anzi: che “dichiarava” che Kindle, ovvero quell’oggetto del desiderio tecnologico che consente di leggere libri digitali, così come le versioni “paperless” di quotidiani e forse anche di riviste, è inadeguato per la lettura dei quotidiani. Abbiamo commentato (e, dopo il fine settimana di meritato riposo, è stato anche pubblicato, senza però dare risposta: i blog dovrebbero in teoria essere un dialogo, ma purtroppo vengono spesso trasformati in monologhi). Ma, specialmente, abbiamo dedicato ad un commento più ampio il SundayJumper, appunto. Avevamo scritto che ci sono almeno 10 buone ragioni per cui siamo d’accordo con l’opinione dichiarata nel titolo, ma non per l’unico motivo (un po’ demodè) del dichiarare che la carta avrà un futuro e una funzione perché puzza (già, perché può essere considerato “profumo”, ma dubito che possa essere commercializzato come essenza e poi acquistato da qualcuno per spruzzarselo alla sera, prima di uscire a cena…). Ci è stato chiesto, non dal giornalista (chi siamo noi, per meritare tanta attenzione da coloro che sono seri e impegnati?), ma da alcuni lettori, di chiarirli, questi punti. Inoltre, proprio ieri a Fotografica abbiamo fatto un convegno sul Self Publishing e l’aula magna che ci è stata predisposta, per evitare il problema dello scorso anno, dove c’erano troppe persone per la capienza della sala, per venirci ad ascoltare, era piena, con diverse persone in piedi. Mi sa che ci mettiamo al lavoro per sviluppare un JumperCamp sulle tecnologie e sulle soluzioni per creare forme di editoria alternativa, perché c’è tanto da fare, anche per i fotografi!

Eccoci quindi, pronti a rispondere alle richieste. Non si tratta di dogmi assoluti, ma il frutto di due anni di analisi di un mercato – quello dell’editoria digitale – che ci riguarda molto da vicino: il 2009 è stato un anno intenso, dove abbiamo ascoltato e parlato molto di questo, con gli editori. Insomma, lo abbiamo vissuto non per “sentito dire”.

1) Kindle è nato esattamente due anni fa. Proprio in questi giorni, nel 2007, la copertina di Time presentava il facciotto simpatico di Jeff Bezos con il Kindle, e la dichiarazione “I libri non sono morti”. Se ne parla da qualche mese dopo varie evoluzioni del prodotto, e specialmente dopo alcuni cambiamenti di rotta che hanno necessariamente dovuto aprire un sistema che si proponeva troppo chiuso e troppo a vantaggio di Amazon. Non si può quindi affrontare il discorso senza fare una valutazione del suo passato: certo, chi lo scopre oggi (e quindi ne parla ora) non sa che il prodotto è ancora alla caccia di una sua “strada”, che finora quelle che ha proposto non hanno funzionato poi così bene, e quindi se ancora non si sa quale sarà la strada (giusta) per Kindle, difficile pensare che possa essere il “faro da seguire” per il mondo dell’editoria.

2) Pur non essendoci dichiarazioni ufficiali, le stime parlano di un numero compreso tra 500 mila e 1,5 milioni di Kindle per la fine del 2009 (se volete, cito le fonti, fidatevi…). Magari sono stime sbagliate, ma quanti possono essere i Kindle in tutto il mondo, considerando che fino a due mesi fa si vendevano solo negli USA? Fossero anche il doppio, dobbiamo valutare che ci sono oltre 50 milioni di iPhone e iPodTouch, che sono stati venduti 291 milioni di cellulari nell’ultimo quadrimestre, che ci sono miliardi di computer collegati a Internet. I Kindle sono una gocciolina nell’oceano, e difficilmente diventeranno apparecchi dalla popolarità degli altri strumenti sopra indicati.

3) Se si pensa ad un’editoria di massa, dobbiamo pensare che il concorrente “cartaceo”, necessita come strumento di fruizione solo delle mani dell’utente. Ok, anche gli occhi, ma sia mani che occhi servono anche nel caso dell’editoria digitale. Vogliamo dire che se leghiamo la visualizzazione ad uno strumento, dovrebbe essere uno strumento che possono avere tutti (o quasi tutti), non un oggetto che bisogna comprare solo per questa applicazione, e che quindi sarà disponibile solo in mano a pochissime persone. Va bene il concetto della multipiattaforma (offrire contenuti su qualsiasi strumento tecnologico, senza limiti, ma tanta enfasi su Kindle è quantomeno anacronistica).

4) Parliamo di soldi. Il modello da 6″, che può essere acquistato fuori dagli USA (c’è un problema di sistema wireless per la connessione: il modello più grande consente al momento di usare solo la connessione Whispernet e quindi non è possibile usarlo altrove) costa sul sito di Amazon 259 dollari. Non è tantissimo, ma se facciamo un confronto con un iPodTouch da 8 Gb (199 dollari) costa di più. Del confronto però parliamo più avanti, per ora rimaniamo sui prezzi. Non sappiamo perché in questo momento non appare nella vendita dell’abbonamento anche il Corriere della Sera, che è stato il primo, ma c’è La Stampa: 19,90 dollari al mese, che è vero è meno rispetto il circa 26 euro dell’abbonamento cartaceo allo stesso quotidiano (su base annuale) che ti arriva entro le sette di mattina davanti all’uscio di casa, però non è poi così vantaggioso, considerando che, appunto, bisogna ammortizzare i soldi dell’oggetto (che nel caso della carta… non bisogna comprare!)

5) Parliamo di comodità: di solito, andiamo in giro con tante cose in tasca e in borsa (non a caso, è tornato di moda il borsello): cellulare, a volte due; navigatore satellitare, iPod, autoradio… e poi quasi sempre andiamo in giro col computer. l’iPhone, o similari (ehm… secondo noi non ci sono similari, ma non fa nulla) almeno sostituisce molti oggetti: può essere, a tutti gli effetti, un computer, per scrivere, mandare e ricevere mail, guardare internet, guardare e modificare files di Word e di Excel… ma sostituisce anche il TomTom, ovviamente l’iPod, di conseguenza anche l’autoradio. Kindle sarebbe una cosa in più, che serve solo a guardare il giornale e a leggere libri. A nient’altro. Se andiamo già in giro con iPhone o similari e un computer, non ci verrebbe voglia di leggere queste cose su uno di questi due devices, invece che averne un terzo. Ah… in effetti vale la pena dire che in entrambi i casi (sia iPhone, che computer Windows, questa cosa è già possibile, non serve il Kindle, c’è il software, rilasciato da Amazon!! Per Mac c’è un “coming soon”, idem per Blackberry).

6) Guardiamo le funzionalità che sono previste in questi 259 dollari del Kindle: schermo bianco e nero a 16 tonalità di grigio. Già, niente colore. Formati letti, quelli di testo, da qualche giorno anche il PDF (già, fino a pochi giorni fa, non si poteva, sulla versione “piccola”, sconvolgente, no?), unico formato “multimediale” è l’MP3, significa che potete usarlo come iPod (ahahahahaa….), se proprio riuscite a trovare comoda questa cosa. Niente video, niente web (si, legge l’html ma non è uno strumento adatto alla navigazione web), non ci puoi fare giochi, non ci puoi lavorare. Qual è il senso di un oggetto? Qualcuno dice: se costasse 99 dollari, allora… Forse, ma rimarrebbe il problema: è scomodo quasi quanto un computer, ma non fa quello che fa un computer, non è comodo e tascabile come un cellulare o uno smartphone.  E’ un ibrido, poco utile e poco cool.

7) Parlavamo del confronto con iPodTouch, che è tutto quello che non è un Kindle: colori, touch screen, tascabile, potente, in grado di fare qualsiasi cosa, compreso vedere un film, ascoltare la musica, chattare, usare skype, lavorare, pilotare una reflex digitale, correggere le immagini con un programma di elaborazione d’immagine, prenotare un treno e pagare il biglietto, controllare se il nostro volo è puntuale, sapere dove siamo e dove dobbiamo andare. E leggere i libri proposti da Kindle (e anche quelli di Barnes ‹ Nobles, e di altre librerie). Però costa meno. Certo, lo schermo è più piccolo (3,5″ contro 6″, ma su quello della Apple si può zoomare con le dita, spostarsi, ed è comodo. E se arriva davvero quello “grande”, atteso per gennaio, il “tablet”?

8) Parlavamo del software: oggi è disponibile Kindle per Windows, esiste da tempo Stanza per iPhone, arriverà per Mac e per Blackberry. Se parliamo di offerta di una biblioteca digitale, va benissimo Amazon, per certi versi (non tutti), ma non serve uno strumento dedicato, perché non ci sta, nelle nostre tasche e nel nostro budget. Possiamo comprarlo perché è “fun”, ma non certo perché è utile davvero. A meno che non andiamo in giro con un cellulare che permette solo di telefonare e senza computer. Ma se lo facciamo, probabilmente siamo persone interessate ad un rapporto con l’informazione e con la tecnologia meno “evoluto”, probabilmente ci piace andare in edicola, con il nostro cane, a comprare il giornale. E magari anche annusarne la carta.

9) I problemi principali, però, non sono neanche questi: il concetto è che, da editori (grandi o piccoli) finiamo nel gioco di Amazon, che ci impone delle regole, ci incastra in un meccanismo di sudditanza, di royalties, di scelte commerciali molto ristrette. Gli editori stanno cercando, Murdoch in testa, di lottare contro lo strapotere di Google che gestisce, governa e controlla le informazioni on line, e passano dalla padella alla brace (da una parte cercano di sposare Bing di Microsoft, dall’altra si affidano a Amazon). La strada dell’editoria digitale passa da meccanismi più liberi e democratici, da tecnologie che devono essere gestite direttamente in produzione e distribuzione dall’interno, usando meccanismi e soluzioni semplici, che non facciamo tanti “giri” e specialmente che possano essere monitorati direttamente dall’editore stesso. Le tecnologie devono essere disponibili per qualsiasi piattaforma, per ogni device, in modo da consentire a tutti di fruirli nel modo che preferiscono. E devono essere prodotte una sola volta… non decine di versioni… una, che si ottimizza per ciascun device che lo visualizzerà (dimensione dello schermo, risoluzione, potenza). Queste tecnologie ci sono, diamine!!

10) Infine, ma non sarebbe finita: ho detto dieci e sono dieci, ma potrebbero essere 100. Noi che ci occupiamo di immagine, dobbiamo spingere soluzioni di editoria digitale che diano più valore all’immagine. Un mezzo come Kindle ci riporta indietro di 50 anni. Abbiamo guadagnato il colore, la risoluzione, la qualità, le sfumature, la multimedialità, l’immagine in movimento. Kindle non ci offre nulla di questo, ci riporta ad un mondo di parole. Vade retro… viva la tecnologia fresca, moderna, contemporanea, brillante.

Se qualcuno è interessato al “come fare” editoria digitale di qualità, come diventare self publisher, vogliamo dire che è il momento giusto: i grandi editori sembrano alla finestra a guardare cosa succede, fermi a causa di una mancanza di visione, a problemi interni, a problematiche che devono proteggere il delicato meccanismo della distribuzione “cartacea”. Voi (noi) siete e siamo la forza nuova dell’editoria, usando competenza, passione, visione, coraggio e… nulla da perdere. Se abbiamo un feedback serio, mettiamo insieme 2 anni di studio e ve lo mettiamo a disposizione. Fateci sapere. Non siamo contro Kindle, è anche carino… ma serve altro per rivoluzionare l’editoria (digitale o analogica che sia)… E non solo l’olezzo della carta.