LTE – Lenti Temiamo l'Estinzione. Perché le connessioni veloci sono fondamentali per il nostro futuro

LTE – Lenti Temiamo l'Estinzione. Perché le connessioni veloci sono fondamentali per il nostro futuro

In questi giorni a Torino si stanno effettuando dei test di connessioni mobili ultraveloci, basate sullo standard LTE (che non vuol dire quello che abbiamo scritto nel titolo, anche se ci stava proprio bene, ma Long Term Evolution). Per noi è andato a fare una visita l’amico Alex Di Noia che era in zona (più che altro è della zona), e ha provato per noi la connessione, raggiungendo velocità impressionanti pari a 90 Mbps, aprendo le porte (spalancandole, più che altro) al vero streaming HD in tempo reale e alla trasmissione dati davvero efficiente. Ci sono ancora molti “ma“, per esempio: se ci si collega alla cella in tanti, la velocità precipita verso il basso, ma a questo siamo ben abituati visti i risultati che già si ottengono con l’ADSL che nominalmente ci promette 10 o 20 e poi nella pratica ci eroga 5 o 7 Mbps; il vantaggio è che partiamo là in alto, e quindi la caduta farà meno male, se già ci stabilizzassimo su 20-25 Mbps sarebbe già eccellente! L’altro problema, molto dibattuto, è l’elevato consumo delle batterie: per essere una tecnologia “mobile” (senza fili) questo può comprometterne l’efficienza e l’utilità durante la giornata di lavoro (se la nostra batteria sul nostro smartphone o tablet dura 2 ore, ci serve a ben poco essere “veloci” nella connessione).

Quello che per noi è importante, però, più che una super veloce connessione sugli strumenti mobili, è l’apertura nell’uso di questa tecnologia nelle case, negli uffici, e specialmente “ovunque”, parlo di realtà geografiche. In questo periodo, sto viaggiando molto (ormai conosco a memoria tutti i negozi della stazione centrale) e vivo realtà aziendali che pur non essendo localizzate in capo al mondo (anzi… in zone ricche ed industriali), si trovano nella difficoltà di aprirsi a nuove metodologie di lavoro  e di produzione, perché pur pagando cifre altissime al mese, non hanno una banda sufficiente per poter lavorare (quando ci sono 10, 15, 20 persone collegate tutto si ferma), e questa è la condizione “meno peggio” di tante che ancora non hanno banda larga neanche per soddisfare un singolo utente. Abbiamo spesso messo l’accento sull’importanza di questa questione, e ci preoccupiamo di quanto poco si stia facendo, in termini di istituzioni e di investimenti per risolvere quello che è già – e sarà sempre più il collo di bottiglia del nostro Paese. Si discute tanto di inquinamento, e invece che investire in sistemi di connessione veloce (che consentirebbe di evitare un sacco di macchine in giro, che devono attraversare la città per lavorare e per trasferire contenuti digitali che potrebbero tranquillamente inviare via computer), costruiscono porte e sistemi costosissimi per evitare l’accesso alle vie del centro. Invece che investire in infrastrutture digitali per creare posti di lavoro che lavorano da casa con efficienza, si investe in palazzi di cemento e vetro, che bloccano le città per anni con i cantieri e rendono impossibile la vivibilità.

La tecnologiaLTE non richiede di creare crateri nelle città, arriva tramite onde. Qualcuno potrà reclamare, ma tanto di onde abbiamo già piena la nostra aria, almeno che vengano usate per qualcosa di utile. Per ora lo Stato ha incassato 4 miliardi di Euro per concedere le licenze, ora bisogna lavorare per rendere tutto questo reale. Serviranno ancora dai 9 ai 12 mesi, e poi come al solito si partirà da quelle zone che sono già “avanzate”, perché saranno quelle che consentiranno di far rientrare gli investitori (Tim, Vodafone, Wind e H3G) degli investimenti. Quindi non cambierà nulla: posso essere contento di vivere al momento in una “piazza” privilegiata, ma così non si andrà avanti: serve LTE nelle zone non raggiunte dalla banda larga, serve in tutta Italia perché non ce ne facciamo nulla di frasi ad effetto a Sanremo sull’Unità di Italia, e nemmeno di festeggiamenti per i 150 anni di quella che è stata la bufala dell’anno scorso: non siamo un Paese unito, siamo tante microrealtà allo sbando, dove riusciamo ad unirci solo nei problemi, e non certo nelle soluzioni. Alle prossime elezioni, io voterò, lo dichiaro ufficialmente, per chi si impegnerà con i fatti (e sarà disposto ad andarsene se non manterrà la parola) per avere una connessione decente in tutta Italia.

Sono disposto ad investire in questo (sono stati tra i primi clienti di Fastweb/Fibra ottica in Italia, ben più di dieci anni fa), ma so che tanti non capiranno l’importanza di questa innovazione, perché se non si vivono le opportunità della rete non si può capire. Serve uno sforzo di chi sta sopra di noi, che sia capace di fare i conti: una rete veloce di connessione non costa soldi, li fa guadagnare. La popolazione risparmierà benzina, tempo, salute, efficienza, controllo, programmazione. Avrà la possibilità di aprire nuovi business, nasceranno nuove aziende che faranno crescere l’economia. Non sono parole di un visionario, sono realtà economiche. Perché investire nell’auto elettrica, quando esiste già un’auto elettrica in grado di far correre l’economia? E’ il computer, lo accendi, ti colleghi e vai dove vuoi.

Pensate a quello che potrebbe significare una connessione di questa velocità? Finalmente aprirsi al cloud computing definitivo, dove il nostro computer non è altro che uno strumento di accesso e di elaborazione dei nostri documenti, ma non più un archivio. L’altro giorno Apple ha presentato il suo nuovo Sistema Operativo, Mountain Lion, che permetterà di gestire i dati con un approccio sempre più portato al cloud e all’integrazione con gli strumenti mobili. Lo stesso (probabilmente con altro approccio) farà Windows che tenta anch’esso la fusione tra mondo computer e mondo mobile, e da qui ad un anno o due tutto il nostro workflow informatico verrà trasformato. Tutto, ma proprio tutto quello che potremo digitalizzare lo digitalizzeremo: libri, riviste, musica, film, documenti. Non avremo una casa che si svuoterà di questi elementi per fare spazio a giganteschi hard disk e ai loro altrettanto giganteschi backup. Tutto sarà in rete, e tutto richiederà sistemi veloci per scaricare, trasferire e condividere Terabyte e Terabyte di dati. Gli uffici potranno in gran parte cessare di esistere (pensate al risparmio nell’affitto!), le persone si incontreranno tramite sistemi di videotrasmissione veloci e affidabili, le scrivanie non conterranno più fogli di carta che si perdono e si rovinano e che poi bisogna distruggere, ma per ottenere tutti questi vantaggi serve una rete che funziona. Altrimenti siamo fermi, come le nostre auto quando i benzinai sono in sciopero.

E dirò di più… non serve solo una rete come la intendiamo noi, capace di essere veloce, potente e onnipresente. Ne servono almeno due, distinte, una backup dell’altra, perché in caso di mal funzionamento della prima, possa entrare in funzione la seconda, a supporto, che possa attivarsi con una procedura che permetta la sostituzione alla prima in tempo reale. Questa è la soluzione, il modo per ripartire, per uscire da una crisi che non è di soldi, ma è di un modo di produrre ricchezza che… non genera più ricchezza, che sperpera gli sforzi e le energie, che pesa e non ci permette di librarci nell’aria. E che, per di più, ci lascia l’aria sporca e irrespirabile.

Comments (23)
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  • roberto tomesani
    Feb 19th, 2012
    roberto tomesani says:

    Come ho avuto in piu’ occasioni modo di rilevare, Jumper (e la sua anima, Luca) e’ da anni, costantemente “latore” di quelle che poi – nel tempo – si confermano essere realta’ di fatto. A meta’ fra il sognatore di nuovi mondi e la Cassandra delle occasioni perdute, Jumper coglie molto spesso nel segno anche quando il bersaglio e’ abbastanza distante da non essere nemmeno intravisto, dai piu’.
    Scrivo questo non per “imbrodare” il lavoro di Luca, ma per sottolineare un aspetto ben concreto: la capacita’ di guardare al di la’ della contingenza immediata e’ diventata una oggettiva necessita’ professionale per noi tutti.
    Questa analisi sulla importanza “portante” dell’ampiezza di banda e’ solo apparentemente spostata dal focus della nostra quotidianita’ professionale: al contrario, segnala con lucida urgenza quali siano le modalita’ che funzioneranno (clouding, “immatericita’” della presenza fisica, collaborazione a distanza di piu’ cellule operative), contrapposte a quelle che hanno funzionato per tanto tempo, ma non funzioneranno piu’.
    E’ stato un problema di connessione lenta anche l’estinzione di molti esseri viventi: il cervello troppo distante dagli arti, ed i tempi di reazione neurologica conseguentemente lenti (era anche quello un problema di connessione) , sono stati la causa di involuzione di tutti gli essere viventi mastodontici, troppo grandi. A vantaggio di quelli con massa molto minore, ma tempi di reazione eccezionalmente piu’ brevi.
    Ciao!

    1. Luca Pianigiani
      Feb 19th, 2012
      Luca Pianigiani says:

      Grazie per la fiducia, Roberto…. ;-)

  • marco moscadelli
    Feb 19th, 2012
    marco moscadelli says:

    Ciao Luca, aiutami a ricordare: il sistema LTE è quello di cui Beppe Grillo parlava qualche anno fa nei suoi spettacoli? Dove con 4 antenne alte circa un metro e mezzo si sarebbe potuta coprire con una banda “ultralarghissima” un’area come quella di Milano? Dove portava all’attenzione il problema che se le grandi compagnie telefoniche fossero riuscite ad insabbiare questa tecnologia ne avrebbero ovviamente tratto solo che un vantaggio?
    Ci rinfreschi la memoria?

    Ciao e grazie, Marco.

    1. Luca Pianigiani
      Feb 19th, 2012
      Luca Pianigiani says:

      Si, parlava di quella tecnologia. Non prenderei però Grillo come riferimento per la tecnologia in termini assoluti ;-)

  • Dario
    Feb 19th, 2012
    Dario says:

    Sarà che a me piaciono i dinosauri, che si sono estinti perche troppo lenti, ma io vedo un grande pericolo nella velocità, nelle nuvole, nelle informazioni disponibili a tutti (e a nessuno). Il pericolo di una scienza che va più veloce del buon uso che il cervello umano ne riesce a fare. Avete presente la bomba atomica.
    ciao a tutti

    1. Luca Pianigiani
      Feb 19th, 2012
      Luca Pianigiani says:

      Si ha paura di quello che non si conosce, Dario. Il problema è che la mancanza di conoscenza non tutela, ti schiaccia prima ancora che lo si sappia. Il cervello umano deve correre, per stare al passo dei tempi, l’alternativa è andare a vivere in campagna, curare l’orto, raccontare le fiabe ai bambini…. ma bisogna poterselo permettere, è una scelta da ricchi. Mi auguro che tu possa permettertelo, io parlo a quelli che, purtroppo, questa tranquillità non ce l’hanno. ;-)

  • Lorenzo prodezza
    Feb 19th, 2012
    Lorenzo prodezza says:

    Grandissimo luca,davvero questa e’ una reale piaga dei nostri tempi , si continuano ad introdurre una marea di “innovazioni nei servizi web” quando si Sto arrivando! Benissimo che nessuno ne potra’usufruire…sono dai tempi delle prime bbs che lo vado dicendo. Vivo nella citta’ di arezzo che prima in italia ha sperimentato la connessione wimax grazie ai finanziamenti europei e mai realmente partita…speriamo che quest fantomatico candidato ci sia alle elezioni avrebbe gia’ molti sostenitori…

  • Francesca Pompei
    Feb 19th, 2012
    Francesca Pompei says:

    …Il sonno della ragione genera mostri.
    Grazie Luca per aiutarci a rimanere sempre ben svegli!

  • Luca di Toscana
    Feb 19th, 2012
    Luca di Toscana says:

    Stasera doppia soddisfazione per me, ho trovato il commento delle due menti che stimo di piu’ e che per me sono le voci piu’ autorevoli della professione,
    Luca, come non condividere le speranze di un futuro come tu lo descrivi, per me che vivo lontano da un’area “privilegiata” e’ di conforto sentire che qualche voce si alza a favore dell’unita’ d’Italia, quella vera, quella della comunicazione, probabilmente cosi’ ci potremmo permettere di vivere in campagna curare l’orto… lavorare e vivere serenamente anche senza essere ricchi. Ma credo che gli ostacoli siano molto piu’ potenti dei vantaggi per cui dovremo continuare a viaggiare in auto e consumare petrolio, lavorare in box di cemento pagando affitti a peso d’oro e tenere HD di back up anche se non molto ingombranti, finche’ non cambiera’ questa generazione di “dirigenti” che al di la’ del loro personale portafoglio non vedono altro. Luca cio’ che ci schiaccia non e’ la mancanza di conoscenza…
    Roberto, lentezza ? E’ notizia di questi giorni l’arrivo dei bollettini del superabbonamento RAI che le ditte stanno ricevendo per il possesso di un computer, o di un tablet o anche solo di uno smartphone, perche’ , si legge nel testo del regolamento, strumenti atti a ricevere, con opportune modifiche, i programmi radio tv, e quindi tassabili con canoni da 200 a 6000 euro anno.
    Altro che lentezza… per sopravvivere dovremo rinunciare al computer e fare i conti a mano, buttare gli smartphone e tornare al vecchio telefono col filo, con queste prospettive come facciamo a guardare al futuro con un po’ d’ottimismo?

    1. Luca Pianigiani
      Feb 19th, 2012
      Luca Pianigiani says:

      I “dirigenti” li autorizziamo noi, Luca. Possiamo dire no, e seguire altre strade. I cambiamenti partono dai singoli… e tanti singoli formano poi una massa critica. Io almeno ci credo

  • marco moscadelli
    Feb 19th, 2012
    marco moscadelli says:

    Tranquillo!!

  • Dario
    Feb 19th, 2012
    Dario says:

    Non volevo dire di non dare spazio alla conoscenza e quindi rimanere nell’ignoranza, ma di andare un po’ più a fondo. Abbiamo delle tecnologie sempre più potenti che però sono solo alimentate dal mercato e quindi rischiano di fare solo il gioco di questo, bisogna coltivare anche la conoscenza del contorno per non rischiare di perdere la traiettoria. Ad esempio “la nuvola”, è una gran bella cosa dal punto di vista tecnologico, ma è molto soggetta ai giochi di potere, nella nuvola si studiano i comportamenti degli utenti, chi ha in mano queste informazioni ha il nuovo potere in mano. Prima di mettere tutto lì bisogna conoscere i meccanismi che la gorvernano. A proposito di fiabe per bambini, dal prossimo anno scolastico sarà obbligatorio per gli editori di libri per la scuola pubblicare la versione on-line, insomma tutti in classe con iPad (o simili). Ma avete dei figli che vanno a una scuola pubblica Italiana nel 2012, e vi immaginate la scena, hanno i soffitti che cascano, le aule tutte sverniciate, le palestre inagibili. Questa è evoluzione?
    ciao Dario

    1. Luca Pianigiani
      Feb 19th, 2012
      Luca Pianigiani says:

      Caro Dario,
      il problema è proprio che bisogna andare più a fondo… ed è quello che cerchiamo di fare. Quando si ha una visione parziale dell’innovazione, poi si arriva a conclusioni imprecise. Per esempio, il confondere le problematiche del “potere” derivato dalla conoscenza delle nostre informazioni più private (un’accusa spesso rivolta a Google e ai suoi servizi) con le tematiche del cloud computing che, è vero, a volte sono parte di un ecosistema che si basa sulla conoscenza appunto di nostre informazioni. Ci sono molti servizi che non sono legati a Google, ma che offrono soluzioni molto efficaci: è il caso di Dropbox, per esempio: stiamo ultimando un libro che pubblicheremo entro fine mese all’interno del nostro spazio JumperPremium, dove mostriamo e spieghiamo una serie di vantaggi di questo servizio proprio riferito ai fotografi: con molti dettagli che – siamo sicuri – non sono conosciuti e nemmeno ipotizzati dal 99% dei nostri lettori (figuriamoci da quelli che non ci seguono…). Ma ce ne sono altri, per esempio PhotoShelter (da conoscere assolutamente). E, comunque, il cloud può essere anche una soluzione che ci auto costruiamo, senza che nessuno ci metta il “naso”, ma dubito che ci siano molti che siano in grado di creare (e pagare) un’infrastruttura efficace. E allora, cosa siamo disposti a dare, per ottenere? Probabilmente ha ragione Google, che non è “il cattivo Grande Fratello”, quello che vuole sapere non è se facciamo qualcosa di scabroso o se facciamo le boccacce… non sa cosa farsene del nostro “privato”, ma se ne fa molto del nostro lato “commerciale”, perché rende a Google il fatto che abbiamo una certa età, che abitiamo in una certa zona, che siamo uomini o donne, se ci interessano le patatine fritte o la cucina macrobiotica. Queste informazioni, alla fine, le trasferiamo in tanti modi: con le carte fedeltà che ci regalano le pentole, con le carte di credito che ci evitano di avere soldi in tasca in ogni condizione, con il Telepass, con i biglietti elettronici della metropolitana, eccetera. Eppure li usiamo, perché rendono migliore e più facile la nostra vita. Io adoro che Google sappia i posti che ho visitato, che mi gestisca la posta elettronica in modo da non perdere dati, che mi dia una serie di tools incredibili, “rubandomi” qualche informazione che usa a proprio vantaggio. So come controllarlo, però, gli concedo di “spiarmi” fino al momento in cui non voglio, perché lo conosco. Per lo stesso motivo, ho tenuto a distanza (anche se dovrò soccombere) Facebook, mentre invece concedo più spazio a Twitter. Conosco, e cerco di far conoscere, cerco di aiutare a creare informazione utile. Molti giornali parlano male di Google, e sai perché? Perché Google è il maggiore “nemico” del giornalismo becero, quello ignorante, quello che ha paura. Google non toglie libertà, ma apre al pluralismo e all’informazione disponibile a tutti.
      Se i soffitti cascano e le palestre sono inagibili, non è colpa certo degli iPad. Il fatto che l’informazione passa già ora dai mezzi digitali è un segno dei tempi. I nostri figli devono comprendere ora ad usare questi mezzi, per non fare gli errori che sono stati fatti negli ultimi 10 anni, è una conquista non della tecnologia, ma della cultura attuale.
      Per quello che riguarda il lavoro (e ringrazio Roberto Tomesani col suo commento) non c’è scelta: comprendere come cambia il mondo, trarne vantaggio, comprendere e apprendere come la tecnologia digitale si evolve, è l’unica strada per non essere scalzati da una ruota che non possiamo fermare. E’ l’economia globale che sta cambiando, che è cambiata, non lo diciamo noi. Dobbiamo prepararci al cambiamento, dobbiamo avere e pretendere gli strumenti.
      Non vorrei essere così determinato, vorrei dire che “c’è spazio per tutti e per tutto”…. ma alimenterei una lentezza che è già inaccettabile in Italia. Siamo in ritardo, rispetto ai Paesi del terzo mondo… non possiamo più attendere.

  • Patrick
    Feb 19th, 2012
    Patrick says:

    Grande Luca, titolo del SJ di oggi azzeccatissimo! Pensa che proprio in questi ultimi giorni ho lottato con Telecom, a cui pago 140€ a bimestre per una linea business a 7 mega, per sapere il perché con i miei 7 mega navigo in download a 70k al secondo e in upload a 20 e se mai penseranno di darmi almeno 1mps. La risposta a tutto questo é stata il problema é strutturale del nodo in centrale e non sappiamo se e quando arriverà la fibra ottica.
    La mia attività aspetta in fede nuove soluzioni, sperando di non chiudere baracca prima!
    Evviva la pachidermica Telecom e la miopia dei miei amministratori regionali

  • Francesco
    Feb 20th, 2012
    Francesco says:

    Qualcuno ha provato a misurare in mVolt l’emissione e la ricezione di questa bella banda da 90mbps?
    C’è un problemino in questa grande corsa verso il futuro che mi pare sfugga alla maggior parte dei tecnologhi nostrani e non. La fibra è una cosa, il microonde nei pantaloni un’altra.

    1. Luca Pianigiani
      Feb 20th, 2012
      Luca Pianigiani says:

      Ciao Francesco,
      immagino che tu ci abbia messo tra i tecnologi (scusa la correzione, non riesco davvero a riscriverlo con l’h…) nostrani, e immagino che tu abbia dato a questo termine un valore dispregiativo. Se sei – giustamente – sensibile alle tematiche del pericolo delle radiazioni, ti consiglierei di non farti però prendere dal panico (sempre quello che è causato dalla mancanza di conoscenza) e di approfondire gli aspetti tecnici. La rete LTE non è più “veloce” perché “più radioattiva”, ma perché usa delle tecnologie di trasmissione diverse. Anzi, in realtà le antenne sono filtrate meglio e quindi dovrebbero essere meno “pericolose”. Dietro questo discorso, ci sono tematiche molto complesse, tra queste delle decisioni politico/economico che hanno portato a limitare di molto il limite massimo consentito delle emissioni (e questo sembra, a prima vista, una cosa positiva); il problema è che queste norme così restrittive (una delle più basse d’Europa) porta per esempio a non poter usare antenne multifunzionali (ovvero compatibili per diverse tecnologie), con conseguente obbligo di installazione di più antenne… Insomma, questo mondo migliorerà non creando blocchi poco credibili all’innovazione (e anche, ovviamente, agli interessi economici di cui siamo tutti schiavi), ma da una coscienza e da una cultura generale che porta all’informarsi, al comprendere, al valutare, al non cedere alle semplici prese di posizione.
      Per finire, la fibra ottica purtroppo non consente un semplice utilizzo in ambito mobile, ed essendo proprio la connettività mobile la più importante per il futuro, è difficile prevederne un’adozione sensata e veloce. Spero di averti illustrato una visione che tende a guardare più a fondo e con maggiore impegno anche nei confronti degli aspetti ecologici, che devono assolutamente far parte dell’innovazione, e senza i quali non andremmo da nessuna parte. Un saluto.

      1. Francesco
        Feb 20th, 2012
        Francesco says:

        Caro Luca,
        la mia domanda è secca e molto seria. Qualcuno ha misurato i Volt di quell’affare? Qualcuno di voi ha mai misurato i mVolt di un iphone che scarica un video HD? Io si, e vi informo, visto che nessuno lo fa, che i valori erano superiori a 10mVolt. La normativa italiana prevede un limite (restrittivo o meno sarà l’epidemiologia a dircelo, non la comparazione con altri paesi di fulminati), è vero, ma solo per le antenne fisse. Non per quelle mobili. IL LIMITE delle nostra normativa è di 6 mVolt! Questo vuol dire che se qualcuno di voi è preoccupato di avere sopra il tetto un antennone della telecom, non ha ancora capito cosa di infila tutti i giorni nei pantaloni.
        E non è terrorismo. E’ buon senso, si chiama principio di precauzione. Per capirlo quelli dell’Eternit ci hanno messo 40 anni.
        Questo ricercatore del CNR che ho intervistato personalmente, e di cui conosco bene l’integrità morale, segnala un rischio grave sopra gli 0,6mVolt. http://www.youtube.com/watch?v=yTUDjItAPVU
        Il mio primo computer è stato un M19 dell’Olivetti, sono stato tra i primi in Italia ad avere una connessione Internet e una mail, ho amato e in parte amo la tecnologia e penso che questo paese abbia bisogno di tante sberle e innovazioni, ma non così.
        E’ vero, occorre una profonda rivoluzione culturale. Probabilmente basterà filtrare delle frequenze, schermarle in qualche modo, ma qui nessuno fa più ricerca. Corriamo solo, verso il muro.

  • Massimiliano
    Feb 20th, 2012
    Massimiliano says:

    Articolo che capita giusto a proposito, oggi mi dovrò fare150km in auto per portare 10 Gb di materiale video ad un cliente…. fate voi i conti in termini di spesa, tempo e inquinamento. Condivido il pensiero di Luca sempre restando ferma l’idea che la tecnologia sia un ausilio alla vita umana e non la sostituisca (ma questo fortunatamente siamo noi a deciderlo, o no…? )

  • Mario
    Feb 20th, 2012
    Mario says:

    Luca, no è moltissimo che ti seguo ma pensavo di avere appriocciato una guida tra i fotografi professionisti, ma invece sei diventato colui che mi fa riflettere sul ciò che sta intorno a noi, sulle nuove strade da percorrere, sulle nuove professionalità da mettere in gioco. E non solo in campo fotografico!
    Detto questo, vorrei solo fare un paio di domande alla visione del futuro che prospetti (che potrebbe essere reale). Davvero i nostri politici sono disposti a mettere in parte le lobby del petrolio per fare un discorso di sostenibilità economica come tu prospetti? Davvero qualcuno pensa di investire (per qualcuno è spendere, ma vabbè) in qualcosa di diverso dal palazzo da 80 piani che è ormai vuoto da 5 anni, e lo resterà ancora per chissà quanti altri? Per qualcuno l’immobile vuoto è ricchezza, per qualcun altro è spreco di suolo, di tempo, di materiale, di occupazione per il futuro.
    Se sposiamo la causa del cloud però (facilitata dall’ingresso di LTE) dobbiamo però non dimenticarci che affidiamo a qualcuno l’intera totalità dei nostri dati, lavorativi e/o personali. E che sono raggiungibili solo con la rete. E che devono esserlo sempre. Dobbiamo tornare ad avere rapporti di fiducia con i nostri fornitori (e non solo rapporti economici) perchè la disponibilità e la riservatezza dei dati siano punti cardine su cui investire.
    Sempre grazie per gli spunti.

    1. Luca Pianigiani
      Feb 20th, 2012
      Luca Pianigiani says:

      Mario, quello che dici è condivisibile. È difficile che qualcosa cambi davvero. Ho vissuto in Brasile, all’epoca era un Paese del terzo mondo. Poi hanno preso decisioni importanti, molte per lo sviluppo della tecnologia, e questo ha reso possibile una rivoluzione economica che ha portato il Brasile ad essere il sesto paese al mondo. Scelte difficili, come imporre che tutte le aziende di interesse pubblico usassero software open source (per non pagare miliardi ai giganti del software, Microsoft e non solo) e per far lavorare personale brasiliano, hanno accettato di detassare il costo dei tablet prodotti in Brasile (facendo crescere l’occupazione e avvicinando i brasiliani a questa tecnologia), e non a caso Apple produce iPad in Brasile da qualche mese. Le scelte si possono fare, basta volerlo.

      Per quello che riguarda la protezione dei dati: questo è più facile, basta capire e non seguire le innovazioni a scatola chiusa. Come detto in un altro commento, stiamo dedicando molti sforzi per creare questa cultura nella nostra categoria, con prodotti e servizi di informazione e di formazione, speriamo più che mai che tutti seguiranno questo nostro impegno (corsi, formazione on line su premium e il sundayjumper, gratuito e disponibile a tutti). Non lo diciamo per noi (anche, dobbiamo pur sopravvivere), ma perché pensiamo che oggi il settore ha davvero bisogno di orientamento e di aiuto.

  • Alessandro Di Noia
    Feb 20th, 2012
    Alessandro Di Noia says:

    Gli scenari che hai abbozzato in questo Sunday Jumper sono entusiasmanti. Certo, richiedono un’infrastruttura adeguata per concretizzarsi, ma parallelamente occorre anche un cambio di mentalità. Avere banda larga a disposizione a costi ragionevoli e per tutti purtroppo non basterà. Occorre anche un cambiamento di mentalità diffuso.

    Qualche giorno fa, nel 2012, nel momento in cui esiste Dropbox, Google Doc, Skype e altre decine di servizi per comunicare e condividere documenti a distanza, mi è stato chiesto se potevo recarmi in un’altra città per incontrare un cliente. Ma la cosa buffa era l’oggetto della chiacchierata: strutturare eventi di formazione a distanza. Ma non è l’unica esperienza stramba. Un paio di anni fa lavorando come programmatore per aziende di Milano ero costretto a diverse ore di treno, metro o taxi per incontrare di persona i capi progetto delle aziende per cui lavoravo. Solo per fare il punto sui progetti. Tutte cose che era possibile fare in video conferenza. Anche lì la cosa stramba è che lavoravo con figure del mondo IT quindi persone che dovrebbero avere una certa dimestichezza con questi mezzi.

    E’ ancora diffusa la mentalità che per parlare di lavoro o collaborare ad un progetto occorra trovarsi de visu. La presenza fisica per alcuni è più rassicurante di un incontro virtuale e molto spesso chi ha la responsabilità di decidere preferisce modalità tradizionali.

    Per fortuna non tutti la pensano così ed oggi mi è possibile fare coaching online con l’uso di Skype oppure fare corsi a distanza usando strumenti di videoconferenza e desktop sharing. Tutto senza spostarmi o far spostare i miei clienti.

    Ci vorranno ancora anni prima di raggiungere un buon livello di collaborazione a distanza, le connessioni a banda larga sicuramente agevoleranno questo processo ma bisognerà lavorare su più fronti per consolidare questo nuovo modo di lavorare. Occorre una rivoluzione culturale parallelamente a quella tecnologica.

  • francesco
    Feb 20th, 2012
    francesco says:

    Io nella campagna fiorentina, sono in costante lotta con l’unica Azienda che può darmi qualcosa, la maialona Telecom il quale per 1 Mega di adsl mi fa pagare come tutti i Fiorentini che stanno in città e vanno molto più veloce e vuole anche che gli dica grazie tante.
    Ora, vi rendete conto come siamo messi in Italia, come posso fare? cosa possiamo fare per fare una bella campagna di pressione generale per far capire che anche il mio nonno contadino vorrebbe vedere come fare a migliorare la propria terra grazie a i video di Youtube? grazie.

  • francesco
    Feb 20th, 2012
    francesco says:

    e scusate se ho scritto in itagliano, ma ho buttato giù di getto dalla rabbia! ciao a tutti e grazie Luca.

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