Jumper

Immagini per trovare, immagini per cercare, immagini per trovarsi…

Il bello del futuro è che un giorno arriva. Lo si può teorizzare, immaginare, sognare… ma ad un certo punto, dalla mattina alla sera, diventa realtà e cambia tutto. La mia vita è sempre stata legata a questa ricerca, al cercare di arrivare un attimo prima del futuro, per anticiparlo, per capirlo, e anche per un velo di paura di non riuscire a raggiungerlo in tempo. Quando ero giovane ascoltavo spesso una canzone diventata forse la più famosa di Roberto Vecchioni, Samarcanda, che parlava di un cavaliere che sentendosi minacciato dalla morte corre con il suo cavallo più veloce che può, per poter allontanarsi il più possibile da quella pericolosa figura, fino ad arrivare in capo al mondo, appunto a Samarcanda, dove ritrova proprio la morte che lo aspetta lì ed è stupita di vederlo lì perché pur avendo un appuntamento con lui a Samarcanda, si domanda come mai sia possibile che lui – così distante pochi giorni prima – abbia raggiunto in tempo tale destinazione. Quello che voglio dire è che non sempre correre ci porta davvero nel futuro, ma lo faccio come DNA.

Una delle visioni che pensavo facessero parte del futuro, e che insisto a inseguire correndo, era quella di poter usare immagini per effettuare delle ricerche: invece che descrivere a parole, prendere un’immagine e scoprire o immagini simili o – ancora più importante – avere informazioni su quell’immagine specifica. Se è vera la famosa frase, ovvero che in un’immagine ci sono mille parole, beh… queste 1000 parole si possono inserire in una ricerca in modo più veloce immettendo l’immagine stessa, invece che componendo parole e parole (ci si mette molto a scrivere 1000 parole, ne sappiamo qualcosa…).

Sembra futuro, ma da qualche giorno è una realtà. Provate ad andare su images.google.com (se vedete il video, potete anche inserire i sottotitoli in italiano, cliccando sul pulsante CC – che appare quando fate partire il  video – e selezionanate l’italiano) e vi accorgerete che nella finestra in cui da sempre abbiamo digitato la ricerca, possiamo ora inserire direttamente un’immagine da usare come “chiave di ricerca”: se usate Chrome o Firefox si può proprio trascinare l’immagine nel riquadro di ricerca, nel caso di Safari bisogna cliccare sull’icona della fotocamera azzurra e fare l’upload dell’immagine o inserire l’url dell’immagine che vogliamo usare per questa ricerca.

Questa soluzione è ben distante dall’essere perfetta (sembra dare molto “peso” ai colori e ai contrasti, ho provato a cercare usando come base un’immagine di un piccolo giaguaro e mi ha trovato – tra le immagini “simili” – anche delle foto di motori che avevano una cromia simile, ma non c’è dubbio che la potenzialità è eccezionale e anche nell’errore di gioventù, comunque, alla prima voce di risposta c’era che quella foto rappresentava un giaguaro (non un pipistrello e nemmeno un leone…). Pensate a quello che potrà dare come impatto alla cultura e all’uso dell’immagine questa soluzione? I fotografi hanno (o dovrebbero avere) la capacità di analizzare le immagini, ma il largo pubblico ha davvero questa capacità? Quante volte abbiamo detto che la nostra società, pur sempre più legata all’immagine, non garantisce praticamente nessuna formazione che possa garantire la capacità di decodificarla? Siamo influenzati, in ogni momento della giornata, dalle immagini, ma quasi sempre le subiamo senza comprenderle.

Oggi, questa tecnologia, ancora agli albori, ci permette di andare oltre, e dovremmo essere proprio noi esperti di immagini ad usarla e comprenderla per primi. Dalle prime prove che abbiamo fatto questi sono degli utilizzi interessanti, secondo noi (e se volete, potete segnalarne altri tra i commenti: il vostro contributo sarà prezioso):

1) Potrete usare questa tecnologia per trovare vostre immagini sul web, che magari sono state pubblicate in modo illecito o senza la vostra autorizzazione (lo faceva già TinEye ma la potenzialità di Google ovviamente è di gran lunga superiore)
2) Potrete scoprire chi ha scattato un’immagine di vostro gradimento (magari per poterlo contattare)
3) Potrete scoprire dove una fotografia è stata scattata (location)
4) Potrete scoprire i riferimenti di una modella che vi interessa per il vostro prossimo lavoro
5) Potrete ricercare facilmente a chi appartiene il vestito indossato da qualcuno, una scena di un film, un quadro

6) Potrete cercare, in fase di studio di un marchio, se ci sono loghi simili online

7) Potrete trovare chi vende o noleggia un determinato oggetto, o mobile o altro dettaglio (props)

Ce ne sono altre diecimila, di possibilità, ma siamo partiti, ed è questa la cosa più importante. Siamo ad una svolta, il mondo può sempre più comunicare per immagini, e siamo al centro di questa rivoluzione: come utenti o come protagonisti. Poco fa, sbirciando on line, ho letto una frase di un’intervista di Vincent Laforet (tra parentesi, c’è una nostra intervista bellissima proprio a Vincent su JPM Magazine 2…) che diceva che il suo iPhone oggi fa foto migliori rispetto alla reflex digitale che aveva dieci anni fa e che era costata 20 mila dollari. L’immagine è in mano a tutti, la capacità di comunicare con le immagini è invece una capacità preziosa, che non si trova e nemmeno si acquisisce con una fotocamera o con un cellulare. Oggi Google ci permette di riflettere su questo “contenuto”, che deve essere alla base del nostro mestiere e del nostro impegno.