Fotografia: la migliore soluzione per vendere on line. E vendiamole, queste foto allora!

Fotografia: la migliore soluzione per vendere on line. E vendiamole, queste foto allora!

Zoomify

La fotografia professionale è in crisi, vero? Falso, quello che è in crisi è una modalità di lavoro e di proposta, e forse (addirittura) la modalità con la quale finora è stata gestita la vendita delle fotografie e della professionalità del fotografo professionista. Di lavoro, per chi produce fotografie di qualità, il mondo (e il web in particolare) è pieno, peccato che gli stessi clienti potenziali non lo sanno, o non pensano ai possibili vantaggi che la fotografia può portare al loro business.

Molti di voi diranno: inutile lavorare per il web, il lavoro non viene pagato a sufficienza, la qualità che si accetta è bassissima, chi deve realizzare un sito, o anche solo vendere un prodotto, fa tutto in casa, e non ci sono chances per i professionisti. Obiettivamente, se facciamo una valutazione “alla vecchia maniera”, a costo di immagine singola, a cessione di diritti di utilizzo… beh, certo: una volta era diverso. Al tempo stesso, possiamo continuare a sbattere contro il muro per cercare di tornare “ai bei tempi”, combattendo le strade che stanno offrendo possibilità interessanti di proposta sul mercato (microstock, licenze Creative Commons, abbonamenti al nostro stock, produzione di video con le reflex… tutte cose di cui abbiamo spesso parlato) e passando la giornata a polemizzare e ad abbacchiarsi. Le strade ci sono, se si ha lo spirito giusto  (leggete: entusiasmo, capacità organizzativa, mente elastica, capacità produttiva, visione imprenditoriale).

Abbiamo preso spunto da un articolo pubblicato due giorni fa su Smashing Magazine, una delle risorse più intelligenti e d’ispirazione sul web (no, di solito non parla “di fotografia”, ma di comunicazione in senso molto più ampio: forse per questo non lo conoscete, e questo fa capire che bisogna guardare oltre i nostri confini), dove si parla di come usare la fotografia di qualità per aiutare a vendere. Con molti esempi, che fanno venire buone idee per chi, come noi, vuole allargare il proprio business, proponendo il nostro lavoro. Chi lo ha scritto,  James Chudlay, si occupa di fotografia e di UX (User eXperience), e inizia l’articolo dicendo:

This article pulls together principles from psychology, marketing, UX design and photographic theory. It provides a set of principles to follow when commissioning and editing photography and when planning and designing profitable e-commerce user experiences

(questo articolo mette insieme i principi della psicologia, del marketing, dell’UX Design e della teoria fotografica. Propone una serie di principi da seguire quando si commissionano e scelgono fotografie e quando si progetta e si disegnano delle soluzioni di e-commerce efficaci dal punto di vista della user experience).

Ci sembra una buona partenza, no? E cosa ci segnala James in questo articolo? Forse qualcosa che abbiamo già valutato insieme, e che sicuramente abbiamo scritto in questo spazio di incontro. Ma che può essere ripreso, e trasformato in argomento di vendita di fotografie: inizia col dire “Don’t Give Reasons Not to Buy“, ovvero “Non diamo dei motivi per NON comprare“, se si vende un prodotto on line e non c’è una fotografia che mostra con efficacia il prodotto, in molti non avranno uno stimolo per acquistare: siamo abituati a “guardare” quello che compriamo. Andiamo oltre il commento “ovvio”: quanti siti ci sono che questo dogma non l’hanno preso in considerazione? Mandiamo una mail dicendo: “hey, perché non ti fai fotografare tutti i tuoi prodotti, te lo facciamo noi che siano esperti… vedrai che venderai molto di più, lo dicono i fatti…“.

Andiamo oltre: ci sono consigli di usare immagini per creare emozioni più “immersive”, oppure per far ridere (Make’em Laugh): quando siamo di buon umore, siamo più portati ad essere spensierati anche negli acquisti. Anche nel lato “education”, l’immagine è utile, per focalizzare meglio la concentrazione dell’utente, e poi si ricorda meglio il concetto che si sta spiegando. Si segnala poi l’uso della fotografia per raccontare una storia: una cosa che abbiamo caldeggiato tantissimo per creare vere e proprie storie multimediali, dove le immagini, semplicemente unite da uno slide show (ci sono soluzioni semplici per farli, in Flash, per esempio: anche da Adobe Photoshop Lightroom o da Apple Aperture, o anche solo con Apple Keynote) insieme a della musica o a un commento parlato: lo usano ormai i “grandi” (Magnum, New York Times, e comunque  – non in Flash per ovvie ragioni, ma esportando tutto come un video – sui nuovi device, come iPhone e iPad).

Ci sono poi consigli molto pertinenti, che possono trasformarsi in una proposta diretta ad aziende che conosciamo oppure che possiamo andare a “catturare”: fare foto per mostrare come “fare qualcosa” (Show People How to Do Something): come riparare qualcosa, come cambiare una batteria, come installare qualcosa. Foto semplici, metodiche, che generano un flusso formativo chiaro, anche per chi non conosce la lingua usata per il sito. Perché non identificare delle realtà che potrebbero trarre vantaggio di questo servizio, e andare a proporglielo? Un pacchetto confezionato, una struttura organizzata in studio per fare tante foto, tutte perfette, ma in tempi veloci?

Altra idea è quella di proporre le varianti: viene mostrato un sito dove una camicia abbinata a tante cravatte mostra all’utente una possibilità valutativa più completa. Roba già vista, mille volte, ma quanti sono i siti che lo propongono: quelli grandi, di sicuro, ma tanti piccoli e medi… forse potrebbero cogliere la palla al balzo se qualche fotografo si propone con una soluzione veloce, interessante e “dedicata”.

Ci sono poi tante, tante altre proposte: immagini per creare emozioni e per sensibilizzare l’opinione pubblica, accessori e prodotti in generale , sequenze di foto (ma, diciamo noi, anche piccoli video, realizzati con le reflex) per mostrare funzionalità, procedure e funzionalità, immagini per vendere un “lifestyle” e non solo un prodotto, per creare appeal, per creare un’alternativa “reale” alle proposte di microstock, ovvero realizzare immagini che sono quelle che si trovano nelle agenzie stock, ma contestualizzate nella realtà dell’azienda: persone che festeggiano, che si incontrano… la strategia è usare il linguaggio che “funziona”, ma creando occasioni per rendere tutto più vicino alla realtà e non “finta”. Il post parla anche nello specifico di vendita di prodotti su eBay, e siamo sicuri che farà ridere molti: chi vende il computer usato o un divano, fa banalmente una foto con la compatta o col cellulare e via… ma proporsi come fotografo anche per queste cose, garantendo una qualità professionale, può essere un’arma da lanciare e da proporre: ci sono molti che usano questo strumento di vendita a livello professionale, e possono trarre vantaggio da un look professionale.

Ci sono poi situazioni che mettono in gioco di più la professionalità e la sensibilità creativa dei fotografi: riprodurre l’intangibile, mostrare la personalità, per proporre una visione “non comune” del prodotto da vendere, soluzioni per enfatizzare e mettere in luce i dettagli, creare sequenze che generano interazione, che mostrano l’immagine di un punto di una cartina, eccetera.

Solo accennato, un punto che consideriamo da sempre un elemento importante: la risoluzione. Spesso (quasi sempre) si pensa al web come ad uno spazio dove  le immagini sono a bassa risoluzione e (quindi) di bassa qualità. Purtroppo, anche nella nostra mente di professionisti dell’immagine, pensiamo troppo spesso al fatto che pochi pixel=poca qualità. Sob… prima di tutto, un approfondimento tecnico SERIO su come convertire le immagini per il web, per mettere in rapporto diretto qualità e dimensione del file andrebbe valutato (quanti di voi hanno approfondito “davvero” le regole di compressione, quanti hanno valutato l’uso del PNG in certi casi al posto del JPG? Quanti hanno creato delle ottimizzazioni della saturazione che permetta, una volta convertite le immagini per il web, di avere una resa comunque buona?): un’immagine a bassa risoluzione può essere eccellente, se gestita da professionisti che non si limitano a dire… che stampata una foto vale, e sul web invece fa schifo (e così non imparano a far bene anche sul web, e comunque sui media digitali, che la qualità dell’immagine invece possono proporla e trasformarla in vero valore). Ma c’è di più: se proponiamo pacchetti con immagini a bassa (per la pagina) e a maggiore risoluzione (per l’ingrandimento), possiamo lavorare davvero su un livello qualitativo maggiore, e se poi proponiamo soluzioni “zoomabili”, come “Zoomify“,  ottenibile facilmente con Adobe Photoshop (da diversi anni, non è roba nuova), o con altre soluzioni, allora ci apriamo a delle potenzialità da offrire enormi (proporre soluzioni per mettere online foto di varie decine di Mb, che possono essere fruite e ingrandite anche con connessioni lente è ancora una potenzialità sconosciuta, ed è incredibile che non sia stata “spinta” da chi sviluppa siti e da chi fa fotografie).

Insomma, la segnalazione è utile per fermarsi un attimo a pensare che possiamo certamente non considerare queste esigenze, ma forse ci sono delle possibilità da sfruttare. Lo sappiamo – lo abbiamo detto all’inizio dell’articolo – ci sono abitudini e disattenzioni nell’uso delle fotografie sul web che portano ad un impoverimento di questo prodotto (leggere: vendute a pochi soldi, qualità scarsa, eccetera). Quello che bisogna fare, però è investire in proposte e un approccio di marketing nuovo, dove non si risponde ad una richiesta di “preventivo di un certo numero di foto”, dove il valore a scatto è ridicolo, ma si propongono soluzioni studiate ad hoc per un’esigenza, e si costruiscono pacchetti ottimizzati, che tengono conto del tempo, della capacità produttiva (dobbiamo essere industria, anche per poterci permettere poi spazi e risorse per la creatività, che potrebbe essere un lusso che ci possiamo permettere solo se facciamo “produzione” che ci paga le bollette). Leggete l’articolo che vi abbiamo proposto, fate valutazioni vostre, in funzione del mercato che avete e dei clienti che potete raggiungere. La fotografia professionale e i fotografi professionisti possono avere ancora molto da dire… purché abbiano voglia di dirlo.

Comments (20)
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  • Edoardo Guerreri
    Giu 27th, 2010
    Edoardo Guerreri says:

    Ciao Luca
    come al solito apprezzo la tua volontà e desiderio di reagire ad una situazione oggettivamente ostile.
    Volevo solo raccontare tre episodi che ho vissuto recentemente.

    1) Pochi giorni fa ero in un importante Centro Media e il relatore mi confermava che c’è un calo netto degli investimenti sulla carta stampata e, in parte anche sulla televisione. L’attenzione si sta concentrando ora sulle grandi possibilità che offre l’interattività del Web. (non sto dicendo niente di nuovo)

    2) Bruno, un amico fotografo professionista con un grosso studio avviato decide di chiudere per le ragioni che tutti conosciamo. Vende tutto e si mette a fare il ristoratore con altre persone. Dopo qualche tempo si accorge che i soldi stanno finendo e, non sapendo che altro fare, ritorna a fare il fotografo sicuro della sua esperienza e con molta aggressività. Collabora con altri professionisti del settore come agenzie di modelli e assume una ragazza per creare contatti e fare promozione mail, telefono ecc.
    Pochi giorni fa gli telefono per sentire come vanno le cose e mi dice che ha chiuso tutto e ha riaperto un piccolo ristorante.

    3) In un recente incontro con un cliente, pochi giorni fa, occorrono delle fotografie di prodotti cosmetici che
    però non esistono ancora fisicamente, come fare? La soluzione trovata è il 3D.

    Tutto questo forse, non centra con il tema del Sunday Jumper di oggi ma io ci ho trovato qualche attinenza e la consapevolezza che il nostro lavoro stia profondamente cambiando.

  • Edoardo Guerreri
    Giu 27th, 2010
    Edoardo Guerreri says:

    Ciao Luca
    come al solito apprezzo la tua volontà e desiderio di reagire ad una situazione oggettivamente ostile.
    Volevo solo raccontare tre episodi che ho vissuto recentemente.

    1) Pochi giorni fa ero in un importante Centro Media e il relatore mi confermava che c’è un calo netto degli investimenti sulla carta stampata e, in parte anche sulla televisione. L’attenzione si sta concentrando ora sulle grandi possibilità che offre l’interattività del Web. (non sto dicendo niente di nuovo)

    2) Bruno, un amico fotografo professionista con un grosso studio avviato decide di chiudere per le ragioni che tutti conosciamo. Vende tutto e si mette a fare il ristoratore con altre persone. Dopo qualche tempo si accorge che i soldi stanno finendo e, non sapendo che altro fare, ritorna a fare il fotografo sicuro della sua esperienza e con molta aggressività. Collabora con altri professionisti del settore come agenzie di modelli e assume una ragazza per creare contatti e fare promozione mail, telefono ecc.
    Pochi giorni fa gli telefono per sentire come vanno le cose e mi dice che ha chiuso tutto e ha riaperto un piccolo ristorante.

    3) In un recente incontro con un cliente, pochi giorni fa, occorrono delle fotografie di prodotti cosmetici che
    però non esistono ancora fisicamente, come fare? La soluzione trovata è il 3D.

    Tutto questo forse, non centra con il tema del Sunday Jumper di oggi ma io ci ho trovato qualche attinenza e la consapevolezza che il nostro lavoro stia profondamente cambiando.

  • Luca Pianigiani
    Giu 27th, 2010
    Luca Pianigiani says:

    Ciao Edoardo,
    sono abbastanza bravino a cucinare, quindi si… possiamo anche usare questo argomento per i prossimi Sunday Jumper: posso spiegare come fare delle cotolette con un’impanatura davvero speciale, oppure svelare la mia ricetta super segreta della pasta “alla brasiliana”, oppure fare un video per la migliore Fajita che avete mai mangiato. Il problema – che comprendo – della difficoltà di questo settore ad uscire dalla crisi, cerco però di affrontarlo cercando strade per continuare a fare i fotografi. Qualcuno già da tempo è diventato designer, ristoratore, ha aperto un bed and breakfast (tra l’altro, sarebbe carino recensire queste attività, magari ci facciamo un post). La preoccupazione è che queste attività verranno già da domani attaccate dai giocatori di calcio italiani, che dopo la delusione ai mondiali attaccheranno le scarpe al chiodo.
    Cerchiamo, insomma, di offrire visioni, opportunità e strade (anche sulle quali discutere), per continuare a fotografare, malgrado tutto. Io credo che non sia solo un problema di mercato che è crollato, ma anche di una maturità e un allargamento di vedute necessarie per cambiare atteggiamento, e per trovare spazi anche nel momento difficile.
    Per quanto sia difficile per i fotografi professionisti (e per tutti, diciamocelo), l’incongruenza è che si producono più foto che mai. Nei tuoi punti, il centro media che dice che si sta contraendo il mercato della carta stampata non ha certo scoperto nulla… e nel web si usa tanta immagine, come si diceva in questo SJ. Il fatto che nel punto 3, dici che si sta usando il 3D… anche questa non è una novità: abbiamo fatto un Camp dieci giorni fa, su questo argomento, ma i fotografi non hanno voglia di sporcarsi le mani con queste cose… (a parte alcuni, ovviamente: la sala del camp era piena). Insomma… non c’è crisi dell’immagine, c’è crisi tra i fotografi… speriamo che si possa (anche, in piccolo, con questo spazio) allargare gli orizzonti.

  • Luca Pianigiani
    Giu 27th, 2010
    Luca Pianigiani says:

    Ciao Edoardo,
    sono abbastanza bravino a cucinare, quindi si… possiamo anche usare questo argomento per i prossimi Sunday Jumper: posso spiegare come fare delle cotolette con un’impanatura davvero speciale, oppure svelare la mia ricetta super segreta della pasta “alla brasiliana”, oppure fare un video per la migliore Fajita che avete mai mangiato. Il problema – che comprendo – della difficoltà di questo settore ad uscire dalla crisi, cerco però di affrontarlo cercando strade per continuare a fare i fotografi. Qualcuno già da tempo è diventato designer, ristoratore, ha aperto un bed and breakfast (tra l’altro, sarebbe carino recensire queste attività, magari ci facciamo un post). La preoccupazione è che queste attività verranno già da domani attaccate dai giocatori di calcio italiani, che dopo la delusione ai mondiali attaccheranno le scarpe al chiodo.
    Cerchiamo, insomma, di offrire visioni, opportunità e strade (anche sulle quali discutere), per continuare a fotografare, malgrado tutto. Io credo che non sia solo un problema di mercato che è crollato, ma anche di una maturità e un allargamento di vedute necessarie per cambiare atteggiamento, e per trovare spazi anche nel momento difficile.
    Per quanto sia difficile per i fotografi professionisti (e per tutti, diciamocelo), l’incongruenza è che si producono più foto che mai. Nei tuoi punti, il centro media che dice che si sta contraendo il mercato della carta stampata non ha certo scoperto nulla… e nel web si usa tanta immagine, come si diceva in questo SJ. Il fatto che nel punto 3, dici che si sta usando il 3D… anche questa non è una novità: abbiamo fatto un Camp dieci giorni fa, su questo argomento, ma i fotografi non hanno voglia di sporcarsi le mani con queste cose… (a parte alcuni, ovviamente: la sala del camp era piena). Insomma… non c’è crisi dell’immagine, c’è crisi tra i fotografi… speriamo che si possa (anche, in piccolo, con questo spazio) allargare gli orizzonti.

  • Edoardo Guerreri
    Giu 27th, 2010
    Edoardo Guerreri says:

    Certo. La vivo anch’io come una sfida…..
    Bisogna stare in campana e cogliere anche i più piccoli cambiamenti di questa società che sta cambiando troppo in fretta per le nostre povere possibilità umane.

    Un bravo ancora, per tenere desta la nostra mente. Alla prossima.

  • Edoardo Guerreri
    Giu 27th, 2010
    Edoardo Guerreri says:

    Certo. La vivo anch’io come una sfida…..
    Bisogna stare in campana e cogliere anche i più piccoli cambiamenti di questa società che sta cambiando troppo in fretta per le nostre povere possibilità umane.

    Un bravo ancora, per tenere desta la nostra mente. Alla prossima.

  • Consolata
    Giu 27th, 2010
    Consolata says:

    Concordo, come sempre, con Luca!
    Penso sostanzialmente che la crisi, oltre alla crisi reale, sia dovuta – ahimè – ad una più profonda crisi di idee e che questo sia il vero male che ci affligge e a cui al momento nessuno cerca di porre rimedio. L’esempio che ha riportato Edoardo con il suo amico Bruno è proprio questo: non vendo con le foto? allora mi metto a fare il ristoratore; non vendo come ristoratore allora ritorno a fare fotografie…
    Di fatto se uno non riesce a vendere se stesso, che siano foto, cotolette o quant’altro non riuscirà mai a vendere alcunché.
    E, allora, ritornando al problema di fondo, bisogna innanzi tutto capire come sta cambiando il mercato, imparare a vendere se stessi utilizzando creatività (stupendo appunto il tuo articolo, Luca) e poi rimettersi in gioco. Cito una frase a me molto cara: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi (Marcel Proust)”.
    Chi vuol intendere intenda :-)

  • Consolata
    Giu 27th, 2010
    Consolata says:

    Concordo, come sempre, con Luca!
    Penso sostanzialmente che la crisi, oltre alla crisi reale, sia dovuta – ahimè – ad una più profonda crisi di idee e che questo sia il vero male che ci affligge e a cui al momento nessuno cerca di porre rimedio. L’esempio che ha riportato Edoardo con il suo amico Bruno è proprio questo: non vendo con le foto? allora mi metto a fare il ristoratore; non vendo come ristoratore allora ritorno a fare fotografie…
    Di fatto se uno non riesce a vendere se stesso, che siano foto, cotolette o quant’altro non riuscirà mai a vendere alcunché.
    E, allora, ritornando al problema di fondo, bisogna innanzi tutto capire come sta cambiando il mercato, imparare a vendere se stessi utilizzando creatività (stupendo appunto il tuo articolo, Luca) e poi rimettersi in gioco. Cito una frase a me molto cara: “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi (Marcel Proust)”.
    Chi vuol intendere intenda :-)

  • cristiano
    Giu 27th, 2010
    cristiano says:

    Come sempre molto stimolante per inneschi futuri, grazie Jumper!
    ciao
    c

  • cristiano
    Giu 27th, 2010
    cristiano says:

    Come sempre molto stimolante per inneschi futuri, grazie Jumper!
    ciao
    c

  • Stefano
    Giu 28th, 2010
    Stefano says:

    Si bravo davvero Luca, ammiro il tuo impegno nel cercare di far aprire gli occhi e leggere scenari futuri, anche se la tua manifesta voglia di indicare nuove strade non fa altro che sottoscrivere la morte della professione di fotografi così come l’abbiamo intesa fino a qualche anno fa. Le soluzioni tracciate in alcuni casi equivalgono a sovrapporre la propria professionalità con professionalità già esistenti. Leggasi videomaker, web designer, designer 3D, graphic designer creando ancora più marasma in un settore, quello della produzione di immagini e di prodotti di comunicazione visiva, altamente microframmentato e già popolato da TROPPE angenzie, grafici e piccoli studi.

  • Stefano
    Giu 28th, 2010
    Stefano says:

    Si bravo davvero Luca, ammiro il tuo impegno nel cercare di far aprire gli occhi e leggere scenari futuri, anche se la tua manifesta voglia di indicare nuove strade non fa altro che sottoscrivere la morte della professione di fotografi così come l’abbiamo intesa fino a qualche anno fa. Le soluzioni tracciate in alcuni casi equivalgono a sovrapporre la propria professionalità con professionalità già esistenti. Leggasi videomaker, web designer, designer 3D, graphic designer creando ancora più marasma in un settore, quello della produzione di immagini e di prodotti di comunicazione visiva, altamente microframmentato e già popolato da TROPPE angenzie, grafici e piccoli studi.

  • Luca Pianigiani
    Giu 28th, 2010
    Luca Pianigiani says:

    Stefano: no…. non si decreta la morte della fotografia “come l’abbiamo intesa”, sostanzialmente propone soluzioni per chi, in questo mondo “di una volta” non riesce più a campare. C’è ancora molto (molto… insisto: molto) spazio per la fotografia come l’abbiamo intesa sempre, il problema è che per viverci serve una qualità eccelsa, capacità imprenditoriale, visione strategica, estro non comune, proporsi a livello internazionale, usare gli strumenti di comunicazione più evoluti e moderni.

    Sul mercato ci sono tanti buoni fotografi, che magari non riescono a trovare la strada dell’eccellenza (e non per mancanza di qualità: spesso ne hanno tanta, e tanta sensibilità) ma trovano altre difficoltà che non consente loro di “venire fuori”. Allora ci sono anche altre strade parallele da seguire, magari per portare a casa una pagnotta decente, e poi sviluppare con maggiore serenità progetti di alto livello e “di una volta”, per i quali servono investimenti di tempo, di soldi, magari anche di attrezzature.

    Non guardiamo le cose sempre come una morte…. Conosco fotografi FAMOSISSIMI che sono conosciuti per la loro arte, e poi hanno portato a casa lo “stipendio” facendo cataloghi e piccole cose. Ma rimangono dei grandi… quello che conta è quello che facciamo, e dove vogliamo arrivare. I più grandi artisti hanno anche lavorato da McDonald’s venendo panini… quello che mostriamo qui sono idee che sono comunque attinenti al nostro mondo, e sono anche affascinanti, se si prendono con serietà ed entusiasmo. Ci sono molti mestieri degni, pur continuando a fare fotografia e dirò di più: ci sono sempre stati… è stato il nostro “sogno” della fotografia che ci ha portato a non vederli, a volte.

    E, rispetto ai tanti e troppi… sono d’accordo: anche in questo caso, vale la qualità, i migliori (che sono “migliori” per mille motivi, non solo per l’oggettività della qualità assoluta) proseguono. E anche quelli che non si arrendono, quelli che vanno avanti, quelli che credono nel futuro, quelli che alla fine tirano fuori idee….

  • Luca Pianigiani
    Giu 28th, 2010
    Luca Pianigiani says:

    Stefano: no…. non si decreta la morte della fotografia “come l’abbiamo intesa”, sostanzialmente propone soluzioni per chi, in questo mondo “di una volta” non riesce più a campare. C’è ancora molto (molto… insisto: molto) spazio per la fotografia come l’abbiamo intesa sempre, il problema è che per viverci serve una qualità eccelsa, capacità imprenditoriale, visione strategica, estro non comune, proporsi a livello internazionale, usare gli strumenti di comunicazione più evoluti e moderni.

    Sul mercato ci sono tanti buoni fotografi, che magari non riescono a trovare la strada dell’eccellenza (e non per mancanza di qualità: spesso ne hanno tanta, e tanta sensibilità) ma trovano altre difficoltà che non consente loro di “venire fuori”. Allora ci sono anche altre strade parallele da seguire, magari per portare a casa una pagnotta decente, e poi sviluppare con maggiore serenità progetti di alto livello e “di una volta”, per i quali servono investimenti di tempo, di soldi, magari anche di attrezzature.

    Non guardiamo le cose sempre come una morte…. Conosco fotografi FAMOSISSIMI che sono conosciuti per la loro arte, e poi hanno portato a casa lo “stipendio” facendo cataloghi e piccole cose. Ma rimangono dei grandi… quello che conta è quello che facciamo, e dove vogliamo arrivare. I più grandi artisti hanno anche lavorato da McDonald’s venendo panini… quello che mostriamo qui sono idee che sono comunque attinenti al nostro mondo, e sono anche affascinanti, se si prendono con serietà ed entusiasmo. Ci sono molti mestieri degni, pur continuando a fare fotografia e dirò di più: ci sono sempre stati… è stato il nostro “sogno” della fotografia che ci ha portato a non vederli, a volte.

    E, rispetto ai tanti e troppi… sono d’accordo: anche in questo caso, vale la qualità, i migliori (che sono “migliori” per mille motivi, non solo per l’oggettività della qualità assoluta) proseguono. E anche quelli che non si arrendono, quelli che vanno avanti, quelli che credono nel futuro, quelli che alla fine tirano fuori idee….

  • cristiano
    Giu 28th, 2010
    cristiano says:

    Segnalo comunque ai tanti che si vogliono buttare nel fantastico mondo del 3D che… beh, c’è da lavorare parecchio per ottenere risultati degni di nota! Lo dico perchè sono architetto e conosco i miei polli :-) Prima di tutto devi modellare l’oggetto, e già quello è un lavoro che richiede un minimo di conoscenze. Poi devi illuminare la scena, “fare il rendering” insomma, e qui le difficoltà aumentano in maniera esponenziale, ci sono studi professionali di soli renderisti.
    Dico questo non per spaventare qualcuno, assolutamente, ma solo per contribuire alla conoscenza del settore!
    Nella mia attività di tutti i giorni ad esempio faccio tranquillamente il modello, ma al momento non saprei fare i rendering, quando ne hi bisogno “compro” il servizio rivolgendomi fuori a gente che fa questo lavoro. Immagino dunque che un fotografo debba avere spalle ben grosse per potersi permettere di scattare a livelli alti per farsi le textures adatte, modellare accuratamente, renderizzare a livelli altrettanto buoni. Ce la si può fare assolutamente, intendiamoci! Ripeto, è solo per testimoniare una piccolissima esperienza.
    ciao a tutti
    c

  • cristiano
    Giu 28th, 2010
    cristiano says:

    Segnalo comunque ai tanti che si vogliono buttare nel fantastico mondo del 3D che… beh, c’è da lavorare parecchio per ottenere risultati degni di nota! Lo dico perchè sono architetto e conosco i miei polli :-) Prima di tutto devi modellare l’oggetto, e già quello è un lavoro che richiede un minimo di conoscenze. Poi devi illuminare la scena, “fare il rendering” insomma, e qui le difficoltà aumentano in maniera esponenziale, ci sono studi professionali di soli renderisti.
    Dico questo non per spaventare qualcuno, assolutamente, ma solo per contribuire alla conoscenza del settore!
    Nella mia attività di tutti i giorni ad esempio faccio tranquillamente il modello, ma al momento non saprei fare i rendering, quando ne hi bisogno “compro” il servizio rivolgendomi fuori a gente che fa questo lavoro. Immagino dunque che un fotografo debba avere spalle ben grosse per potersi permettere di scattare a livelli alti per farsi le textures adatte, modellare accuratamente, renderizzare a livelli altrettanto buoni. Ce la si può fare assolutamente, intendiamoci! Ripeto, è solo per testimoniare una piccolissima esperienza.
    ciao a tutti
    c

  • Luca Pianigiani
    Lug 1st, 2010
    Luca Pianigiani says:

    Il 3D, concordo e controfirmo, è estremamente complesso. Nel Camp che abbiamo organizzato circa un mese fa abbiamo detto però che l’approccio da parte del fotografo dovrebbe rivolgersi ad una visione generale e all’approfondire la sua competenza specifica, ovvero quella della luce. Abbiamo consigliato un lavoro di gruppo, dove persone più tecniche costruiscono il modello 3D (a volte si possono trovare questi collaboratori anche via Internet, o anche – purché di qualità – trovare modelli già pronti, o ancora riceverli dalle aziende che progettano i prodotti usando proprio il 3D, ed un esempio è ovviamente il mondo dell’automobile. Il fotografo non può “trasformarsi” (a meno che non si trasformi sul serio) in tecnico e modellatore 3D. Una volta però che il modello esiste, l’esperienza fotografica consente di dare un contributo fondamentale, spesso addirittura superiore a quello di un tecnico, nel “posizionare” le luci, nel comprendere e ricercare la migliore resa delle superfici, nello studio dell’inquadratura: tutte cose che sono “fotografiche” e che il 3D simula alla perfezione, ma non senza un intervento di un regista competente.
    Nel mondo, il ruolo del fotografo nella creazione di immagini 3D è sempre più importante, e questa competenza viene riconosciuta con un valore (professionale ed economico) rilevante. Sapere come “illuminare” il legno, il vetro, come ottenere un riflesso, come enfatizzare una forma… non è questione tecnica, ma espressiva. E per farlo magari non serve “toccare il computer”, ma solo guardare, indirizzare il tecnico, favorire il risultato. Quello che serve, però, è sapere come funziona, come e cosa si può fare, e per fare questo serve approfondimento serio e concreto. Insomma, non ci si improvvisa mai, non si può diventare “tuttologo” (sebbene sia un’abitudine, ormai), ma si può portare la propria esperienza in altri campi, dove è utile e riconosciuta.

  • Luca Pianigiani
    Lug 1st, 2010
    Luca Pianigiani says:

    Il 3D, concordo e controfirmo, è estremamente complesso. Nel Camp che abbiamo organizzato circa un mese fa abbiamo detto però che l’approccio da parte del fotografo dovrebbe rivolgersi ad una visione generale e all’approfondire la sua competenza specifica, ovvero quella della luce. Abbiamo consigliato un lavoro di gruppo, dove persone più tecniche costruiscono il modello 3D (a volte si possono trovare questi collaboratori anche via Internet, o anche – purché di qualità – trovare modelli già pronti, o ancora riceverli dalle aziende che progettano i prodotti usando proprio il 3D, ed un esempio è ovviamente il mondo dell’automobile. Il fotografo non può “trasformarsi” (a meno che non si trasformi sul serio) in tecnico e modellatore 3D. Una volta però che il modello esiste, l’esperienza fotografica consente di dare un contributo fondamentale, spesso addirittura superiore a quello di un tecnico, nel “posizionare” le luci, nel comprendere e ricercare la migliore resa delle superfici, nello studio dell’inquadratura: tutte cose che sono “fotografiche” e che il 3D simula alla perfezione, ma non senza un intervento di un regista competente.
    Nel mondo, il ruolo del fotografo nella creazione di immagini 3D è sempre più importante, e questa competenza viene riconosciuta con un valore (professionale ed economico) rilevante. Sapere come “illuminare” il legno, il vetro, come ottenere un riflesso, come enfatizzare una forma… non è questione tecnica, ma espressiva. E per farlo magari non serve “toccare il computer”, ma solo guardare, indirizzare il tecnico, favorire il risultato. Quello che serve, però, è sapere come funziona, come e cosa si può fare, e per fare questo serve approfondimento serio e concreto. Insomma, non ci si improvvisa mai, non si può diventare “tuttologo” (sebbene sia un’abitudine, ormai), ma si può portare la propria esperienza in altri campi, dove è utile e riconosciuta.

  • cristiano
    Lug 1st, 2010
    cristiano says:

    Concordo con la tua lettura, mi sembra abbastanza realistica! Aggiungo che i renderisti amano molto i committenti che forniscono loro delle buone o meglio ottime immagini per la mappatura dei materiali, quindi anche in questo credo che molti fotografi potrebbero (o stanno già) produrre molto lavoro di qualità, anche se non so quanto redditizio.
    Comunque la tua descrizione mi ha fatto pensare alla fotografia dello splendido “Capote”, film dedicato allo scrittore americano autore di A sangue freddo. Se vi capita di avere il dvd nei contenuti speciali il direttore della fotografia parla esattamente di queste cose (non di 3d :-) ma del ruolo e delle possibilità di fare leggere le cose con la luce).
    ciao
    c

  • cristiano
    Lug 1st, 2010
    cristiano says:

    Concordo con la tua lettura, mi sembra abbastanza realistica! Aggiungo che i renderisti amano molto i committenti che forniscono loro delle buone o meglio ottime immagini per la mappatura dei materiali, quindi anche in questo credo che molti fotografi potrebbero (o stanno già) produrre molto lavoro di qualità, anche se non so quanto redditizio.
    Comunque la tua descrizione mi ha fatto pensare alla fotografia dello splendido “Capote”, film dedicato allo scrittore americano autore di A sangue freddo. Se vi capita di avere il dvd nei contenuti speciali il direttore della fotografia parla esattamente di queste cose (non di 3d :-) ma del ruolo e delle possibilità di fare leggere le cose con la luce).
    ciao
    c

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