Jumper

E, dopo 250 (+1) Sunday Jumper, andiamo… oltre. Vi annunciamo Jumper Photo Magazine!

Settimana scorsa abbiamo segnalato che avevamo raggiunto la quota di 250 Sunday Jumper. Vuol dire più di 5 anni di questa attività nata quasi per scherzo, e che – ridendo e scherzando, appunto – è diventata la più seguita realtà di informazione italiana per i fotografi professionisti.  In questi oltre 5 anni abbiamo raccolto un numero impressionante di persone che ci seguono (fedelmente e appassionatamente). Quella degli utenti di Jumper.it è una comunità molto speciale, unica. E’ fatta da persone che amano guardare “oltre”, che non seguono le “mode”, ma cercano di indicarle. Che si definiscono “fotografi”, ma che in realtà operano con una trasversalità sempre più evidente unendo immagini fisse e in movimento, multimediali, usando supporti “fisici” e “virtuali”, che usano la rete come elemento per creare, scoprire e condividere. Che sognano il futuro, ma portandosi dietro il loro passato, che credono che la cultura sia nella mente e non negli strumenti, che un giorno possono usare un apparecchio super sofisticato e domani un cellulare per esprimere la loro creatività. Sono anche coloro che credono che è necessario investire in formazione, in crescita continua, e che al tempo stesso mantengono quello spirito di fanciulli e fanciulle che ha acceso quel guizzo di follia che ha portato a volersi inventare un mestiere “fuori schema” che è poi anche uno stile di vita.

Quando incontriamo nuovi amici, che ci chiedono… ma voi cosa fate, di cosa parlate? … è sempre una difficoltà, dovremmo farlo dire a chi lo sa, che ci segue e perché lo fa. Quello che sappiamo è che seguiamo l’istinto, cerchiamo sensazioni, cerchiamo di anticipare il futuro, e  lo raccontiamo come ci viene naturale farlo. E, dopo tanti anni (si, tanti… perché questi 250 Sunday Jumper, questi 5 anni di attività di newsletter non è che un capitolo della storia, nata quindici anni fa, con una rivista che si chiamava Jump, e che ha fatto, nel suo piccolo, una grande storia), le persone che ci seguono si moltiplicano.

Chi ci conosce bene sa che non siamo persone che si fermano, tantomeno a festeggiare: per noi, raggiungere un traguardo non è importante; importante è superarlo. Non ci accontentiamo del presente, abbiamo bisogno di alimentarci di futuro, ed è per questo che non abbiamo festeggiato al raggiungimento della quota 250, ma lo facciamo ora, una settimana dopo, quando siamo a quota… 250+1 perché siamo già andati oltre, e siamo qui a dire che il Sunday Jumper e Jumper.it continua la sua strada, mantenendo il suo ruolo di riferimento per questa nostra comunità, ma faremo molto di più e abbiamo pensato che questa era la buona occasione per annunciarlo. Da qualche settimana, proprio qui accanto, in alto, abbiamo inserito un logo, JPM, che richiama il lettering del logo di Jumper. Qualcuno ci ha chiesto, qualcuno ha scoperto, o ha ipotizzato. Ma ora siamo qui ad annunciare il progetto. Potevamo attendere, per arrivare alla presentazione del risultato (quella che vedete, per esempio, è la copertina “beta”, quella “vera, he è già pronta, non ve la mostriamo ora, e sarà crediamo una sorpresa emozionante!), ma siamo figli della rete e Jumper è una comunità di persone con le quali siamo in contatto diretto e che quindi ci sembrava giusto condividere questa fase ancora di “costruzione”, per avere opinioni, consigli, segnalazioni. Perché sarà un progetto che vi riguarderà tutti, e sarà qualcosa di “noi tutti”.

JPM sta per Jumper Photo Magazine, ed è – ora è chiaro – una rivista per chi ama Jumper e si identifica in questo modo di parlare di fotografia, di immagine, di comunicazione, di futuro. Ovviamente, non può essere  una rivista “normale”, quando abbiamo chiuso l’edizione “cartacea“, nel 2003 per dedicarci al web lo abbiamo fatto perché era finita un’era, e certamente non si torna indietro. JPM sarà solo digitale, non ci sarà una copia stampata (a cosa serve stampare una rivista? La stampa e la carta sono dei beni preziosi artistici, meravigliosi, ed è per quello che ci sarà sempre per produrre fine art, per creare emozioni artistiche e creative, ma per fare altro, non per distribuire riviste. Perché produrre distruggendo alberi, consumando energia e inquinando in produzione solo per  distribuire  e per spedire? Forse per avere quel “buon profumo della carta” che è in realtà per la produzione industriale di riviste e libri  è solo un pessimo odore di petrolio?). Già nel 2004 l’abbiamo voluta, una rivista digitale, e l’abbiamo fatta (si chiamava DJump), ma era troppo presto: la tecnologia era ancora limitata, non tanto negli strumenti di creazione (vista anche oggi, DJump conteneva tecnologie estremamente evolute), ma nei fruitori: la rete era lenta, il digital divide era ancor più tangibile ed era difficile anche creare un’attività sensata dal punto di vista editoriale, perché era difficile far capire che un prodotto “non stampato” potesse meritare attenzione, investimenti da parte delle aziende ed eventuali abbonamenti da parte dei lettori. Era sperimentazione, creativa e tecnologica. Oggi, il mondo è molto diverso, e ci sono le condizioni di mettere in pratica quello che da oltre due anni abbiamo cercato di spiegare agli editori italiani e che è diventato chiaro a tutti (editori compresi, che non erano molto attenti a questo discorso) da quando Steve Jobs è salito sul palco a gennaio, presentando il tanto atteso iPad.

Siamo innamorati di iPad da anni prima che nascesse sul serio, e al tempo stesso siamo convinti che l’editoria digitale non sia solo quella che passa da iPad. Nel mondo ci sono qualche milione di iPad (si stima attorno a 200-300 mila in Italia), ci sono qualche centinaia di milioni di smartphones (iPhone e non solo) e ci sono diversi miliardi di computer. Ci sono tanti sistemi operativi, sui tablet iOS, Android, BlackBerry, WebOS di HP e Microsoft prima o poi farà qualcosa, sui computer Win, MacOS, Linux, e poi ci sono gli strumenti ibridi, come gli ebook reader, e poi ci sarà la televisione… Beh, Jumper Photo Magazine è forse la prima rivista al mondo che sarà visibile praticamente ovunque, su ogni schermo, sia piccolo che grande. Ma c’è di più: sarà ottimizzato per ogni categoria di device… non un PDF che si vedrebbe magari bene sul computer, con qualche limite sull’iPad e male su uno smartphone. Sarà impaginato e sviluppato per iPad (che sarà il nostro fiore all’occhiello, visto che stiamo lavorando da tanti mesi con le più evolute tecnologie esistenti al mondo (sviluppate dai nostri amici di Adobe), quelle che hanno consentito la realizzazione di Wired USA, la rivista più venduta su iPad, con quasi 105 mila copie per il primo numero), per desktop e per tutti i “device piccoletti”, compreso appunto iPhone, iPod Touch, ma anche “gli altri”.

Sarà un grande impegno, ma tutto questo argomento tecnologico  – che è stato lungo e complesso risolvere, visto che non ci sono altri esempi da seguire, ma che abbiamo studiato con tanto impegno noi – non può essere “l’argomento”. L’argomento vero sono i contenuti: non faremo una rivista per far vedere che siamo in grado di fare qualcosa di innovativo, ma vogliamo usare la tecnologia per andare incontro ad un pubblico di persone che vogliono ricevere informazioni di altissima qualità, stimoli, idee, visioni, strategie per poter essere protagonisti di questo mondo, così mutevole. Sarà una rivista bella, bellissima (non è presunzione, solo entusiasmo), dal punto di vista estetico, rivoluzionaria nella metodologia della fruizione perché non nascendo per la carta, non deve accettare compromessi dal punto di vista della grafica (le riviste e i giornali nati per la carta, quando passano su iPad o su computer soffrono di imperfezioni funzionali: corpo troppo piccolo, necessità di ingrandimento, testo in tante colonne che ne rende difficile la lettura sui device digitali, eccetera). E avrà contenuti davvero speciali: interviste con personaggi interessanti da tutte le parti del mondo, immagini di altissimo livello, video e elementi interattivi per raccontare, spiegare, emozionare. Si parlerà di tecnica, di mercato, di creatività, di qualcosa che è “oltre la siepe”.

La stiamo scrivendo, la stiamo “disegnando”, proprio in questi giorni, dopo mesi e mesi di studio e di prove. Ma sei ancora in tempo per darci idee, consigli, per darci una tua opinione. Cosa vorresti leggere e trovare in una rivista così nuova? Scrivici, qui, nei commenti, oppure mandaci una mail: leggeremo con attenzione, e il viaggio sarà fatto insieme come è sempre successo, da queste parti. L’humus di Jumper e di Jumper Photo Magazine è qui in rete, e quindi della rete si alimenta, con la rete si allinea, grazie alla rete cresce. E voi con noi. Fatelo, davvero: è importante per noi, ma anche per voi, per farvi capire che questo non sarà “un altro nuovo magazine“, ma LA RIVISTA di questo mondo. Non siamo soli, in questo grande progetto: via via vi racconteremo di  chi ha creduto in questa idea, e siamo già un team forte e ricco di potenzialità. E speriamo che il mercato e le aziende possano capire che è importante, oggi più che mai, creare (ricreare) un punto di incontro con i professionisti, con quelli che non si fermano, che vanno avanti, che credono nel futuro: non solo della tecnologia, ma anche e soprattutto del mercato, che  sognano, che credono, che investono ancora.

Vi aspettiamo, attendiamo vostri segni, incoraggiamenti, affetto ed entusiasmo. Abbiamo bisogno del vostro appoggio ;-)