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Chi siamo? Come ci vedono gli altri? Il fotografo ha bisogno di un Curriculum Vitae?

Oggi ho un compito complicato, tra i tanti: devo mandare il mio curriculum per presentarmi ad un convegno di quelli importanti (e formali): dovrò parlare e vogliono dire al pubblico “chi sono“. Il mio problema è che alla veneranda età di 46 anni non ho un curriculum vitae (cv). Forse è dovuto al fatto che nella mia vita sono stato convocato a soli due colloqui di lavoro: uno per una rivista che si occupava di giochi su computer (volevano un redattore che sapeva “fare le foto degli schermi dei computer“, e questo lo sapevo fare, ma il problema è che alla domanda: lei conosce e gioca spesso sul computer?, la risposta è stata: no, per nulla… inutile dire che mi hanno segato!), la seconda volta mi hanno fatto quattro domande per capire se conoscevo un pochino il settore della fotografia, quando ho citato a memoria un paio di numeri di telefono dei principali distributori italiani mi hanno chiesto se potevo cominciare direttamente il giorno successivo (erano di “bocca buona“!). Successivamente, dopo questa esperienza durata 7 anni, mi sono messo in proprio, e non ho avuto mai più bisogno di scrivere qualcosa che non fossero “fatti“: sono quello che scrivo, che cerco di raccontare in giro, di produrre. Basta guardare questo sito, oppure una rivista che ho fatto o che sto facendo, partecipare ad un convegno o ad un corso che presento… nel bene (poco) e nel male (tanto) sono quello che faccio.

Se devo presentarmi, secondo me basterebbe la pagina di Linkedin, ma a volte la richiesta è più concreta: mi faccia avere il suo cv… e davvero non so bene cosa dire: per di più, la mia attività si evolve alla velocità della luce: ogni sei mesi c’è un “focus” che si modifica, che cresce, che va oltre. Difficile starci dietro! Ma non sono qui a parlare di me, ma perché questo pensiero si può rigirare sulla vostra, di attività, nell’ottica delle valutazioni che abbiamo fatto nelle ultime settimane, proseguendo nell’analis di marketing che – siamo sicuri – deve essere sempre di più alla base dell’evoluzione del mestiere dei fotografi (e di altri… ma in questa sede ci importa parlare dei fotografi, ovviamente).

I fotografi hanno un “problema simile” al mio, per certi versi molto più complesso: definire una “carriera” come quella del fotografo con dei “fatti” non è semplice, vero? Un cv di un fotografo in media potrebbe essere riassunto così:

“dall’anno XX faccio fotografie. Sono bravo”.

L’ultima frase è quella “debole”: chi lo dice che siamo “bravi“? In una carriera “normale“, si inizia con lo smistare la posta, poi si occupa una seggiolina fissa, poi si diventa responsabile di un reparto o di un progetto, poi dirigente, poi presidente… (bella carriera, no? ehehee…). I fotografi come mostrano la loro competenza, la loro crescita? Si può passare una vita a fare fotografie brutte e inutili, gli anni di mestiere non sono particolarmente importanti (quindi anche la prima parte della frase suona “debole”… come dire: inutile!).

Voi mi direte: i fotografi si valutano guardando le loro foto, non serve un CV: se si mostrano delle belle foto si guadagnano lavori, altrimenti no. Mmmm… siamo davvero sicuri? Sarebbe un discorso giusto, se i clienti (o potenziali tali) fossero davvero in grado di valutare ” la qualità”, e lo stesso vale per i fotografi: quanti sono i fotografi che reputano di essere bravi e poi forse non lo sono? Bisogna fare un passo difficile, importante, che vi permetterà di focalizzarvi sui passi che dovete seguire velocemente. Iniziate a definire voi stessi, a raccontarvi, ad indicare i momenti “importanti” della vostra carriera. Lo so, è dannatamente difficile, e non vale usare “poesia”: vi bocceremo ogni tentativo del tipo:

“La luce è la materia del sogno, la fotocamera è il pennello, io disegno con la luce la realtà con la visione dell’artista”

Aria fritta… non funziona, in questo caso! Fatti concreti: perché una persona deve scegliervi, tra mille altri fotografi? “Faccio vedere il mio portfolio”, continuerete a ribadirmi, un po’ piccati….

Ok, volete usare le foto, anche se vi continuiamo a dire che solo in certi casi questa è una strategia vincente (dovete trovare clienti competenti e sensibili, che abbiano tempo da dedicarvi, e poi dovete avere delle immagini davvero sensazionali…). Voglio ascoltarvi, ma attenzione: anche questa non è una strada facile. Volete descrivervi con qualche immagine? Bene: quante? Quali? Non si può raccontare una professionalità con poche immagini, tantomeno con una sola… ma le persone non leggono un libro, leggono un CV per valutare l’esperienza di un professionista. Come le scegliete, queste foto? Finora sono state scelte in funzione del gusto, di una cronologia, di una presentazione di competenze settoriali. Oppure di “complessità” fuori dal comune, per creare stupore. Prima di scegliere, o prima di tornare a guardare il vostro sito o il vostro portfolio, analizzate con me qualche problematica:

1) Devo mostrare di essere più “bravo” di qualsiasi altro? Se lo sono, e voglio usare questo come biglietto da visita, allora devo scegliere le foto più complesse e sperare che il mio pubblico possa comprenderle. E che sia davvero percepibile, questo livello elevato.

2) Forse la vera competenza di un fotografo (specialmente al giorno d’oggi, dove Photoshop tende a risolvere molti problemi in passato affrontabili solo da pochi professionisti super specializzati) non è quella di “fare una fotografia “impossibile”, ma di essere capace di ottimizzare il flusso del lavoro, per ottenere il massimo, con la massima fluidità e piacevolezza. In questo caso, siamo sicuri che una foto può “raccontare” questa capacità di “saper lavorare”? A volte (molte volte) la differenza tra un professionista e l’altro non è visibile nel risultato finale ma nella fase di produzione. Non ci conviene allora raccontare questo flusso? Magari con un video di backstage, con dei commenti dei clienti, con degli step che mostrano da dove si è partiti e dove si è arrivati?

3) Vogliamo trovare lavoro che ci permetta di esprimerci per quello che è la nostra specificità creativa oppure stiamo cercando genericamente “lavoro”? Di questi tempi, forse, è più facile che si stia cercando la seconda strada (qualsiasi cosa, basta che mi permetta di pagare il mutuo e le bollette), ma questa è una strategia che deve essere evidente. Non possiamo scegliere di mostrarci per quello che “vogliamo essere” se poi siamo disposti ad essere “chiunque tu cliente vorrai”. E viceversa, ovviamente. Non funziona la strada del “metto un po’ di tutto”: lavoretti, lavoroni e ricerca. Stiamo facendo confusione, non riusciamo ad essere né carne, né pesce. E i potenziali clienti percepiranno che non siete “quelli che fanno per loro”, perché nessuno ha bisogno di “qualcosa di non definito”.

4) Facciamo siti “belli” (a volte – spesso – senza riuscirci), per soddisfare la nostra esigenza di avere una bella cornice, ma siamo sicuri che facciamo un favore a chi ci viene a trovare? In pochi hanno la voglia di perdersi in dissertazioni artistiche e creative. Quelli che sono interessati, non si acconteranno certo di qualche splash page in Flash con quattro immagini messe in sequenza. Anche perché molto probabilmente ci passeranno con un iPad o un iPhone e quindi Flash non lo vedranno… E, in ogni caso, non avranno tempo e voglia di scendere nel dettaglio: perché quella foto che avete pubblicato (delegando ad essa la nostra “carta vincente”) dovrebbe interessargli? Dovremmo imparare a creare delle informazioni accanto alle foto, per fare in modo di poterne percepire quello che volevate esprimere. Per chi dirà… “Le foto non hanno bisogno di commenti”, rispondo: vero, se sono così forti da non averne bisogno. Possiamo dire così per 1000 foto nella storia? Le altre forse hanno bisogno di un “aiutino”.

5) Una volta che abbiamo fatto la scelta, come facciamo la “scelta successiva”? Lasciamo il sito fermo per due anni? Così tutti coloro che, per caso, dovessero tornare vi troverebbero sempre al punto di partenza, senza nessuna evoluzione…. che cosa triste!

Come vedete, la scelta di puntare sulle fotografie non è facile. Abbiamo sempre pensato che bastassero, ma le abbiamo scelte quasi sempre (non sempre… ci sono ovviamente professionisti che questa analisi l’hanno fatta e benissimo) ad istinto, con una logica che arrivava dalla pancia. E, quasi sempre, la scelta è stata fatta dallo stesso fotografo: uno sbaglio enorme! L’autore non può essere un buon critico del proprio lavoro, magari si intestardisce su delle foto che lui ama, ma che non dicono nulla a qualcun altro, mentre invece spesso ne tralascia altre che sono più interessanti. Avete bisogno di un occhio esterno: o ne avete uno di davvero affidabile, oppure fare fare l’analisi a molte persone e traetene il giusto risultato.

Prima però di pensare alle foto (vi abbiamo ascoltato, abbiamo detto: ok, puntate sull’immagine: ora ci ascoltate voi), dovete pensare alla vostra strategia: chi siete, chi siete stati, dove siete arrivati, dove volete arrivare. Questo non si fa con le immagini, che possono essere il modo per rappresentarvi (se non vi siete spaventati abbastanza da tutto quello che vi abbiamo scritto finora). Ma si fa con un foglio da compilare, colonne strutturate di processi mentali. Un consiglio che vi posso dare è di usare gli strumenti migliori che conosco, e ce ne sono di due tipi:

1) Se siete molto schematici (o volete diventarlo), potete usare software di categoria “Outliner”, che permettono di aggregare ed organizzare elementi concatenati tra di loro, e di indicare quando ogni task (ogni attività) è stata completata. Io personalmente uso OmniOutliner Professional, costa qualche decina di euro ed è solo per Mac, ma se volete ce ne sono tanti altri, trovate una lista completa qui. Ce ne sono anche su iPad, io uso questo.

2) Se avete una mente più “creativa”, forse vi piacerà di più un approccio a “nodi visuali”, come MindNode, che io uso con grande passione sia su Mac che su iPad. Sicuramente ce ne sono molti altri, date un’occhiata a questa ricerca su Google, ma MindNode è il più carino che conosciamo e che ci ha trasformato il lavoro, specialmente in fase di riunione: invece che fare quadratini e freccette su un foglio di carta, uso MindNode e le informazioni e le idee prendono forma con maggiore precisione ed efficacia.

Ma cosa ci fate con questi software? Iniziate a tirare fuori una struttura logica di quello che volete “apparire”, quali sono i vostri punti di forza, cosa potete usare per rafforzarli. Se poi a questa struttura inziate a:

a) Compilare il vostro profilo su LinkedIn (anche in inglese…) per fare un About You abbastanza ben strutturato

b) create dei contenuti che possano descrivere il vostro lavoro, magari con backstage di video da mettere su YouTube e da linkare

c) Scegliete le immagini dopo tutte le analisi fatte

A quel punto siete già a buon punto per diventare quello che volete, o che aspirate ad essere. Vedremo dai commenti se l’argomento interessa oppure se la considerate solo una perdita di tempo… in funzione delle risposte decideremo se proseguire questa consulenza di marketing, oppure se affrontare nuove tematiche. Io, nel frattempo, vado a scrivere il mio Cv….