Giovani e formazione: il futuro degli artigiani (e non solo…)

Giovani e formazione: il futuro degli artigiani (e non solo…)

Quali sono i requisiti per poter lavorare e prosperare in questo mercato se siamo artigiani (già, perché sappiamo bene che i fotografi, i videomaker e affini rientrano in questa categoria)? La risposta è arrivata in un convegno: “Da Depero al digital marketing” che si è tenuto un paio di giorni fa (il 2 ottobre) a Rovereto, presso uno dei simboli dell’innovazione, della cultura e dell’innovazione che abbiamo l’onore di possedere in questo Paese, il Mart (che se non lo avete già fatto vi consigliamo di visitare, e poi… visto che siete vicini, fate anche un salto al Muse di Trento, disegnato da Renzo Piano: sono occasioni per ricordarci che quando le condizioni ci vengono incontro siamo ancora in grado di realizzare opere di vero ingegno).

Questo convegno, organizzato da Confartigianato, in particolare dalla divisione nazionale dell’area Comunicazione, ha centrato due elementi fondamentali, e lo ha fatto puntando il focus non sulle parole, ma con dei segnali davvero forti, per chi li ha voluti percepire: il futuro dell’artigianato e del nostro mercato in generale, si basa sulla formazione e sui giovani. Sembrano frasi già sentite, di comodo… il concetto è però che la parola (e i fatti) sono passati dalle istituzioni proprio a loro… ai giovani, ma non “solo giovani”: giovani studenti di Istituti d’arte (e mestieri) della zona (Istituto San Zeno di Venezia, Istituto San Marco di Mestre, Istituto Pavoniano Artigianelli di Trento e Istituto Depero di Rovereto). L’età di questi ragazzi si aggirava attorno ai 17 anni… quell’età che in Italia ancora viene considerata legata ai videogiochi e ad “una carenza di valori e di concretezza” e che in California invece è l’età di partenza dei creatori di nuove start up.

Il sottoscritto ha una grande fortuna: una delle mie attività principali è quello di formare giovani, e da loro imparo forse molto più di quello che insegno (anche se ce la metto tutta per trasmettere competenze a queste giovani menti). Questa mia attività mi ha offerto l’onore di coordinare questi ragazzi per sviluppare una gara tra questi istituti che si sono confrontati su un tema che ho indicato per loro: Pensate ad un progetto che possa mostrare il futuro che sarà presente tra due anni. Non tra cento anni (a chi serve saperlo? Non certo ai vivi di oggi), non tra sei mesi (che non è così “futuro”): due anni.

Ho lavorato con loro usando quei metodi che oggi sono quelli che si devono usare (e che i professionisti, specialmente gli artigiani, hanno difficoltà ad adottare): non incontri dal vivo (che sono tanto piacevoli, ma se scegliamo di lavorare a distanza non è possibile essere tutti nella stessa stanza), ma delle call su Skype, relazioni e dei brief sotto forma di documenti condivisi online, passaggio di elaborati grafici, foto e video via Google Drive o via Dropbox. Qualche mail (poche, perché i giovani non amano l’email) e tanta passione ed entusiasmo da trasferire “in modo virtuale” ma non meno forte, nei momenti in cui – si capiva o meglio: si impara a capire – la stanchezza e la tensione rischiavano di prendere il sopravvento. Il tutto è stato realizzato a tempo record: dal primo brief alla presentazione pubblica del lavoro in meno di 10 giorni, e vi assicuriamo che sono stati lavori incredibili.

I team erano composti da 4 o 6 studenti e hanno lasciato tutti a bocca aperta: dal sottoscritto, che pur come detto abituato a lavorare con i giovani, di solito mi capita di interagire con “ragazzi più cresciuti”, dai 20 ai 25 anni… avevo paura (e mi hanno bagnato il naso, lo ammetto e ancora una volta ho imparato qualcosa di importante) che ragazzi di 17 anni non potessero svolgere un progetto con sufficiente “professionalità” che è la chiave che io impongo sempre: nei modi, nella logica, nella progettualità, nel rispetto delle tempistiche. Vero, dietro a loro c’erano docenti appassionati che hanno fatto un grande lavoro alle spalle, che li hanno orientati, ma questo non minimizza quello che hanno fatto i ragazzi, che sono stati eccezionali, ma anzi rafforza il secondo punto: la formazione è la chiave del nostro futuro, se abbiamo buoni “maestri”, che ci chiedono di superararci, di andare avanti con tutte le forze, ma che non ci lasciano da soli, sperduti… allora tutto è possibile (quindi, grazie a tutti i docenti, è stato un piacere lavorare tutti insieme).

La parte finale di questo progetto è stato il momento forse più difficile per tutti i ragazzi: quello di salire su un palco prestigioso, con le prime file occupate da persone importanti nel tessuto economico, politico e sociale a livello nazionale e locale: dal Sindaco di Rovereto, al Presidente Nazionale della Confartigianato e dell’area nazionale della comunicazione, ai responsabili della provincia Autonoma di Trento, a giornalisti e imprenditori. Dovevano, per vincere la gara e ottenere il premio, essere convincenti… perché non basta avere idee buone e grande passione: bisogna riuscire a far innamorare le persone che abbiamo di fronte. In questo, ho fatto il possibile per dar loro forza e specialmente metodo, analizzando con ciascun gruppo quei piccoli trucchi del mestiere per poter “guadagnare l’attenzione” del pubblico.

Quando ogni gruppo è stato chiamato, ho capito che di colpo non erano più “solo studenti”, ma erano quello che avevo sperato e sognato (insieme a chi aveva organizzato l’evento): erano il futuro che diventava presente, il presente delle idee, della freschezza, dell’entusiasmo e dell’economia. Mentre parlavano, erano dei giovani (ma non troppo) imprenditori, portavoce di un nuovo modo di pensare e di lavorare, erano la base per poter cambiare davvero il nostro Paese. Un giornalista che ha svolto il ruolo di moderatore, mi ha sussurrato all’orecchio: guardali, sembrano dei giovani Steve Jobs… ed era emozionato (quasi) quanto me. Il pubblico, quello delle istituzioni e dell’imprenditorialità era letteralmente a bocca spalancata, tutti rapiti da un visione che, di sicuro, si stava materializzando nella loro mente. Stavano vedendo il futuro vero, ma non quello della fantascienza, quello della loro stessa attività e della loro vita.

Ha vinto un progetto che proponeva un nuovo modo di sviluppare l’interazione nel mondo dell’e-Commerce, che è stato giudicato quello più efficace e credibile, ma in realtà hanno vinto tutti: c’era un progetto per offrire e trovare lavoro online, organizzando gruppi e team che possono collaborare con competenze complementari anche a distanza; un altro che proponeva un albero “tecnologico” che diventava punto di accesso ad informazioni e di interazioni negli ambienti esterni come i parchi, unendo l’esigenza innovativa al ritrovare la natura, e di rendere democratica e accessibile la tecnologia a tutti ed infine è stato mostrato un corto di raffinata poesia che mostrava come un anziano del futuro raccontava il mondo di Internet ad un ragazzo, mostrandolo con la metafora di un corridoio con tante stanze.

L’insegnamento di questo progetto voglio girarlo su tutti voi che ci leggete con pazienza, ogni domenica: l’artigiano del futuro (e del presente) usa meno le mani, più la testa, cerca nella sua dimensione e ruolo che appare “tradizionale” concetti e visioni innovative per aprire nuovi orizzonti, e per farlo ha bisogno di due armi fondamentali: i giovani e la formazione. Dobbiamo credere in questi valori e farli nostri… iniziamo subito, il futuro diventa passato in un istante, se non vogliamo diventare “passato” è bene non perdere tempo…

Comments (2)
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  • Corrado
    Ott 4th, 2015
    Corrado says:

    Concordo: pur professionista da più di 15 anni insegno (credo) fotografia. Sono certo di aver imparato molto di più di quanto abbia insegnato. E sono altresì convinto che i tanto bistrattati “giovani” siano, necessariamente, il futuro

  • Robbb
    Ott 7th, 2015
    Robbb says:

    Strano che questo post in cui si parla bene delle nuove generazioni non ci siano i numerosi commenti che seguono i tuoi post su Jumper.

    Forse noi professionisti temiamo l’arrivo di nuovi Colleghi/Concorrenti più giovani, più forti, più preparati, più creativi di noi?

    Io sono 25 anni che faccio fotografia professionale dopo essermi a mia volta formato a suo tempo e fino a oggi!

    L’invito a studiare e a migliorarsi è rivolto anche a noi che abbiamo già esperienza, Clienti e crediamo di essere i migliori sulla piazza. Lo saremo fin quando saremo aperti al mondo che cambia.

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