L’informazione è un valore (riconosciuto e riconoscibile), per un pensiero libero.

L’informazione è un valore (riconosciuto e riconoscibile), per un pensiero libero.

Siamo davvero “ben informati” nell’era dell’informazione?  Noi ci siamo accorti che, ormai, quasi tutti i contenuti di informazione che apprezziamo ai quali concediamo il nostro (poco) tempo, sono ormai contenuti a pagamento. In parole povere: quello che conta, per noi, è oggi quasi tutto rappresentato da un contenuto che siamo disposti/dobbiamo comprare, perché quello che si trova in giro, di gratuito, di fatto è quasi sempre una perdita di tempo. La strategia e la modalità che funziona meglio, per quanto riguarda il sottoscritto, è quella della newsletter: si riceve, si clicca, si legge. Sono iscritto (a pagamento) a diverse newsletter, e una di quelle che leggo spesso ma non pago ancora è perché è “ancora” gratuita, in fase come dicono loro di waiting List; si chiama (appunto) List ed è scritta da un importante giornalista, Mario Sechi, che ha intrapreso un percorso molto interessante di un giornalismo che lasciamo descrivere proprio da lui:

Una scelta d’indipendenza: niente pubblicità, solo giornalismo

List è una boutique editoriale che non ha pubblicità, non è alla ricerca di clic per vendere banner, non è a caccia di junk news per catturare utenti. Abbiamo fatto una scelta precisa di indipendenza e qualità: dare ai lettori notizie e analisi di valore, spesso controcorrente, sempre davanti e dietro le quinte della contemporaneità. List mostra la parte sommersa dell’iceberg, quella invisibile.

In poche parole, buon giornalismo. List raccoglie informazioni di prima mano, analizza in profondità i fatti e li organizza per i suoi lettori in un servizio top class ed esclusivo. Per questo List, dopo un periodo di lancio, che abbiamo chiamato WaitingList, adotterà il modello pay. L’informazione che vale oggi divide i lettori in due categorie: influencer e followers. I primi guidano il cambiamento, i secondi lo subiscono.

La particolarità di questa newsletter è che tratta argomenti “non specialistici”, ma di cronaca, approfondisce (con un tono personale, anche ironico) fatti di politica, economia, di quell’informazione insomma che – in teoria – si troverebbe dappertutto, e che specialmente dovrebbe essere (ma non è più, quasi mai) vicina all’area dei quotidiani e dei settimanali. Comprensibile che ci possano essere – e ci sono – newsletter di settore, “verticali”, come si suol dire, che si propongono con contenuti che non sono così approfonditi da altre parti, e quindi cercano finanziamenti nella comunità professionale alla quale si rivolgono. Nel caso di List, invece, non solo si parla di “informazione generica”, quella che conta davvero, ma anche quella che di solito ha alle spalle poteri forti (economici, politici, appunto). List è un progetto di rottura, non cerca pubblicità per ripagarsi, non cerca di soddisfare esigenze di lobby o di orientamenti e ha trovato anche investitori di peso che credono in un nuovo modo di fare informazione, anche in Italia. Vuol dire che non si sta parlando di “romanticismo” (spesso siamo stati accusati di questo), ma di vera alternativa, e qualcuno sta scommettendo (noi siamo tra questi) che funzionerà, che renderà soldi.

All’estero, la ricerca della qualità dell’informazione – che si fa giustamente pagare – sta funzionando, possiamo dimostrarlo con tanti dati e statistiche, o potete trovarle voi, facendo un po’ di esercizio fisico digitando su Google. In un universo gratuito, l’informazione che si paga (perché è buona sul serio) non si limita a dirlo, ci sono casi italiani che preferiscono “dichiarare” la qualità e non confermarla nei fatti. La domanda è: come vi informate? Sia genericamente, sia settorialmente? Seguite lo stream di Facebook? Dovremmo sederci ad un tavolo e parlarne, perché forse non vi state preoccupando abbastanza di essere in una bolla senza una reale visione di quello che succede. Andate a questo sito: Cambridge Analytica – Data drives all that we do e leggete la frase con la quale si presentano:

Cambridge Analytica uses data to change audience behavior. Visit our Commercial or Political divisions to see how we can help you.

(Cambridge Analytica utilizza i dati per cambiare il comportamento del pubblico. Visita le nostre divisioni commerciali e politiche per vedere come possiamo aiutarvi).

Qual è il senso? Questa azienda, Cambridge Analytica (ed altre), vengono usate per analizzare i dati e riuscire a indirizzare contenuti specifici e microtarghezzati per usare quello che si sa di ogni persona e fare in modo di ottenere il loro consenso. Finché questo approccio porta (noi tutti) a comprare una determinata bibita gassata al posto di un’altra, poco conta, ma quando tutto questo porta a far vincere un partito o una ideologia, beh… questo è davvero pericoloso (inutile dire che – si sa – queste tecniche sono state usate proprio negli ultimi tempi ovunque, in particolare negli USA e in Inghilterra).

Cosa significa tutto questo? Che dobbiamo riflettere, nell’era dell’informazione, sulle modalità che usiamo per essere aggiornati. Dobbiamo scegliere noi, non essere scelti, dobbiamo selezionare noi, e non farci selezionare, dobbiamo investire in informazione buona, credibile, affidabile. Anche di “parte”, anche “contraria al nostro pensiero”, ma che ci permetta di essere liberi di pensare, di sapere “davvero come stanno le cose”, di crescere come cultura del sapere, e non del “sentito dire”. Viviamo in un oscurantismo pericoloso, da Medioevo, eppure abbiamo la tecnologia e le risorse più incredibili che non potevamo nemmeno sognare un paio di decine di anni fa.

(Vostri e nostri) buoni propositi per il prossimo anno

Lo abbiamo detto: informarvi in modo davvero non banale, ma approfondito. Il nostro futuro, quello che si vive giorno dopo giorno, è influenzato da quello che “pensiamo”, e non possiamo farlo, non possiamo progettare il nostro futuro (professionale, personale, dei nostri figli e della nostra famiglia) se non ci basiamo su fonti credibili. Chi non ha venduto l’anima al diavolo (pubblicità, interessi politici, religione) ma vuole ed è in grado dare un contributo serio ad una informazione approfondita, vuole che questo sforzo venga (giustamente) riconosciuto. Selezionate alcune risorse serie e investite qualche soldo in questa informazione e specialmente dedicate del tempo (una mezz’ora al giorno? Dieci minuti? non meno…) a leggerla, perché spesso il tempo è più prezioso dei soldi.

Smettetela di pensare che l’unico motivo per “ricevere informazioni” è quello di poterla “ritrasmettere”. Le persone leggono i titoli, quasi mai leggono a fondo (e non è detto che “il fondo” poi sia poi così interessante e di qualità) e subito si mettono alla tastiera per dare giudizi e per “apparire intelligenti”. Prima di “trasmettere”, pensate: a cosa serve? A chi serve? Cosa aggiunge? Se abbiamo un “pubblico” che ci legge, domandiamoci perché lo fa, cosa possiamo aggiungere noi con il nostro contributo? Usiamo questa “trasmissione” e “ridistribuzione” per una strategia, oppure solo per passare il tempo, per sentirci “vivi”? Per parlare con altre persone? Leggere di più, interagire di meno, e quando lo facciamo che abbia un senso, non solo uno “sfogo” che genera solo valore a chi ospita questo nostro sfogo. Iniziamo il “nuovo anno”, con il piede giusto, il consiglio è quello che giriamo a noi stessi e che abbiamo adottato:

  • Trovare fonti di informazione affidabili, approfondite. Se ci chiedono un contributo, investiamo (e valutiamo sempre se si meritano il nostro contributo)
  • Prima di farci un’idea, cerchiamo di trovare verifiche, confrontiamo le fonti, accettiamo che la prima opinione potrebbe non essere quella giusta
  • Se vogliamo noi stessi “informare”, quindi diventare da “riceventi” a “trasmittenti”, chiediamoci davvero se quello che “trasmettiamo” serve a qualcosa, a qualcuno. La “singola opinione” è sempre importante, ma lo è, oppure è solo una reazione istintiva?
  • Chi non ha la nostra opinione, necessariamente è un “idiota”? Una persona “priva di cervello”? Purtroppo ci sono persone che pensano poco e scrivono tanto (per questo, sarebbe utile non rientrare in questa categoria…), ma magari hanno solo opinioni ed esperienze diverse, forse dicono delle cose interessanti e giuste nel modo sbagliato. Abbandoniamo l’aggressività, aumentiamo la capacità di analisi, e di confronto.
  • Se usate Chrome come browser, installate questa estensione, Data Selfie, e iniziate ad usare Facebook (il video pubblicato vi aiuterà a capire meglio). Gradualmente, questo sistema analizzerà i vostri dati, quello che fate su Facebook, e vi fornirà una visione di quello che “Facebook sa di voi”, e quindi come questa conoscenza potrebbe e potrà influenzare le informazioni che ricevete. Lo sappiamo che la maggior parte di voi usa FB da mobile, ma obbligatevi per un periodo a farlo anche e principalmente da computer (via Chrome), vi servirà a capire che non solo FB saprà che vi piacciono i gatti e le auto sportive, ma anche il vostro carattere, le vostre opinioni, i vostri orientamenti. Non preoccupatevi di quello che “Data Selfie” apprende, perché i dati sono archiviati SOLO sul vostro computer (non vengono trasferiti, potete esportarli e buttarli, ma Data Selfie non li riceverà mai), quello che importa è che gli stessi metodi (o simili) vengono usati da Facebook per sapere esattamente queste cose. Se questo esercizio non vi aiuterà a capire il pericolo non solo di “quello che l’intelligenza artificiale” può fare di e con noi, non sappiamo davvero come segnalarvi quanto sia importante cambiare strada, o quantomeno non accontentarsi di quello che è il “cibo preconfezionato” che sempre più ci viene propinato.

Data Selfie – Chrome extension from DATA X on Vimeo.

Jumper si sta preoccupando molto di questo, e visto che nel nostro DNA c’è la voglia di informare correttamente, con approfondimento, a volte di parlare fuori dal coro (controtendenza), abbiamo deciso che rafforzeremo questo nostro impegno: da tanti anni lo facciamo nelle “pagine” di questo incontro settimanale, il Sunday Jumper, che rimarrà fisso, fedele e gratuito. Ma stiamo lavorando su nuovi contenuti che approfondiranno temi che non si possono esaurire in un (pur longo, come al solito) Sunday Jumper. Saranno contenuti che verranno pubblicati e che saranno a pagamento. Pochi euro, beninteso, ma chi penserà di avere bisogno e piacere di approfondimento, ne percepirà il vantaggio e ci seguirà.

Altro dettaglio è che informazione e formazione sono due strade unite, per noi. E ancor di più la formazione è nel nostro modo di pensare. Per questo abbiamo fatto nascere un nuovo progetto, che amplia quanto finora fatto e ci avvicina a quello che davvero pensiamo serva a questo settore (e a questa Italia). Per ora vi diciamo che si chiama TRIPLO JUMPER, ma ne parleremo domani, e vi presenteremo il primo “salto” di questa nuova avventura.

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