Adobe acquisisce Fotolia: cosa cambia per i fotografi e per il mercato?

Adobe acquisisce Fotolia: cosa cambia per i fotografi e per il mercato?

L’annuncio ha scosso il mondo delle agenzie di immagini (specialmente quelle stock e microstock): Adobe ha annunciato di avere acquisito Fotolia, una delle realtà più attive, in diretta concorrenza con iStock, Shutterstock e in parte anche in concorrenza con i giganti Getty, Corbis, eccetera. In pratica, un archivio di oltre 34 milioni di fotografie e video arrivano a casa della più grande software house dedicata alla creatività. Detto in altro modo, l’11 dicembre sono state comprate fotografie per un totale di 800 milioni di dollari… alla faccia di chi dice che la fotografia non ha (più) mercato.

Questa operazione lascia molti dubbi e domande, che non si possono certo chiarire in così poco tempo: quello che sembra almeno trasparire ufficialmente è che non verrà proposta una soluzione che offrirà l’immenso archivio di fotografie (e video) di Fotolia gratuitamente agli abbonati della Creative Cloud, come invece per esempio avviene per le font tramite il servizio TypeKit e questo per svariati motivi (non ultimo quello tecnologico e di protezione: le font sono più facilmente proteggibili grazie alla loro erogazione temporanea a livello server).

Probabilmente ci saranno, però, sinergie: chi usa i prodotti Adobe potrà probabilmente (immaginiamo, ipotizziamo) accedere alla libreria delle fotografie Fotolia direttamente dai software Adobe, per inserirle nei propri progetti grafici e di comunicazione: a dir la verità, questo tentativo Adobe l’ha fatto diverse volte (c’era, qualche anno fa, un qualcosa chiamato Adobe Stock Photo che non è mai davvero partito, e che di sicuro è stato chiuso nel 2008). Ora ci riprova anche perché le condizioni – del mercato e della tecnologia – sono cambiate molto e potrebbe anche essere una carta potente e importante, in grado di scuotere il mercato, specialmente in quella fascia che oggi non usa immagini di buona (e nemmeno discreta) qualità: se l’accesso alla libreria e la modalità di ricerca e di integrazione nei lavori di chi lavora con la Creative Cloud sarà efficace (e non ci sono dubbi sul fatto che potrà essere proprio così), l’uso potrebbe essere elevatissimo.

Non si può, in ogni caso, non fare riferimento e collegamento all’altra acquisizione fatta due anni fa dalla stessa Adobe, che aveva speso 150 milioni di dollari per Behance, il social network dei creativi (e, aggiungeremmo, dei “giovani creativi”). La visione strategica ci sembra abbastanza chiara, ed è qualcosa che da anni andiamo profetizzando: l’unione, sotto un unico “cappello” tra chi fa strumenti per generare creatività (aziende di software e hardware) e il pubblico dei creativi che li usano (i professionisti e gli artisti che producono opere visuali e multivisive e interattive). E’ successo già in altri campi affini (cinema, musica), sta avvenendo anche nei settori ancora più vicini a noi. Il cerchio deve essere completo, sinergico, bisogna collegare chi vende, chi usa, chi compra. Mi fa sorridere perché questa teoria l’ho sempre personalmente adottata ed è stata la maggior critica che mi è stata fatta dal mio ex (e praticamente unico) datore di lavoro (poi, dopo questa esperienza, ho fatto tutto da solo…): all’epoca, mi dissero che era un errore, che i mondi sono separati. Ma era un periodo precedente ai social network, precedente alle reti, precedente a Internet, si possono capire le titubanze dell’epoca.

Queste macro evoluzioni/rivoluzioni devono (secondo noi) essere valutate con grande attenzione da chi lavora nel nostro settore: la piattaforma Adobe Creative Cloud si sta affacciando sul mercato con una logica molto più profonda ed immersiva rispetto al ruolo tecnico che forse gli abbiamo sempre dato: diventa sempre più ponte per unire e promuovere i creativi, e per vendere (almeno alcuni) dei loro prodotti. E, ne siamo sicuri, siamo solo ai primi step di una strategia che è molto più ampia. Si sta parlando del mondo all’interno del quale viviamo (o vogliamo vivere), non si tratta di banalità…

Comments (3)
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  • Vittorio
    Dic 14th, 2014
    Vittorio says:

    In effetti sembra tutto abbastanza chiaro: le immagini le chiedono chi opera nella pubblicità, nel marketing, nella comunicazione. A livello professionale. La gran parte di coloro che poi utilizza i prodotti Adobe e che ad Adobe potrebbe proporre immagini, grafica, progetti, idee, ecc. Come dicevi te, un cerchio che si chiude. Potrebbe essere più immediato e pratico contattare e proporre proprio con degli strumenti messi a disposizione da Adobe per la rete dei creativi, fotografici, ecc. Ne vedremo delle belle
    Un saluto a te e a tutti gli utenti

  • Maurizio lodi
    Dic 14th, 2014
    Maurizio lodi says:

    Adobe Voice, una app per raccontare in video, già fornisce librerie di fotografie, illustrazioni e musica free da maggio scorso. Forma + contenuti in Bundle

    1. Luca Pianigiani Author
      Dic 15th, 2014
      Luca Pianigiani says:

      Vero, Maurizio, anche se devo dire di non essere riuscito ad “innamorarmi” di Voice. Avevo parecchie aspettative quando lo avevano annunciato, ma poi mi è sembrata un po’ “povera” come app. Tu la usi e ti trovi bene? Buona serata!

      Luca

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