Jumper

Quello che c'è dietro una rivista digitale…

Alla fine, è arrivato il giorno della presentazione della nostra “prima” rivista digitale. Sul palco di Milano e poi di Roma, durante le giornate di lancio di Adobe CS5, abbiamo presentato il progetto nato in collaborazione con Adobe e che aveva una logica molto chiara: da una parte, quella di dimostrare quello che si può fare con questa nuova release (perché i software di grafica non servono solo a “fare effetti”, ma anche a costruire nuove forme di comunicazione), e dall’altro attivare una sperimentazione pratica su quella che è l’oggetto più discusso in questo periodo: la rivista digitale.

Ci hanno concesso 30 minuti, a Roma (grazie alla fine anticipata della sessione precedente alla nostra) ce ne siamo presi 45, ma avremmo potuto parlare per ore ed ore: in questi giorni, poi, si stanno materializzando discussioni accese (e spesso inconcludenti) sul futuro di questa innovazione. Prima ancora che nasca, si sta discutendo, si sta cercando di definire degli standard prima che possa essere il mercato a scegliere. Ma non vogliamo cadere su tematiche troppo specifiche e “per operatori del settore editoriale”, che nel caso possiamo approfondire nei commenti, o in un contatto più diretto con coloro che fossero interessati. Vogliamo in questa sede raccontarvi quello che abbiamo fatto, e quello che reputiamo interessante per il nostro lettore, che di professione non fa l’editore di riviste, ma il fotografo.

Prima di tutto, questa rivista, che in questa sua “veste” si chiama Adobe Digital Magazine, ma che nasce per avere già diverse “interpretazioni” future, contiene immagini. A partire dalla copertina, che propone una foto di una fotografa eccezionale, Olena Vizerskaya, con uno di quei portfoli che “spaccano”, davvero creativa e bravissima, originale e trasgressiva. La particolarità è che questa fotografa è presente su iStockphoto (già… ma a vendere foto nel microstock non c’erano solo quelli che facevano foto “non creative”? no, e lei ne è la conferma!). Si tratta di una foto che fa parte della collezione più esclusiva di iStockPhoto (Vetta) e che mostra la nuova faccia del microstock, che propone un livello altissimo, e che propone un costo più elevato, a metà strada tra il microstock tradizionale e la foto di agenzia. Questa evoluzione è da valutare, prima di tutto nei risultati: Olena è, secondo noi, uno degli esempi più interessanti di questa nuova evoluzione/generazione, e la foto che abbiamo scelto rispondeva ad un mix di impatto e originalità, e l’abbiamo scelta anche pensando a voi, al fatto che ne avremmo parlato.

Passiamo al secondo aspetto: dentro la rivista, che – malgrado il nome che può trarre in inganno – non è una “brochure” digitale di un’azienda (Adobe), ma una rivista vera, con articoli, crediamo (speriamo) interessanti, scritti con passione, trattati con dedizione, con immagini di grandissimo impatto. Ci sono servizi con fotografie di Marko Tardito, di Edoardo Agresti, di un’illustratrice strepitosa che si chiama Lesja Chernish. Sono tre articoli e tre modi per presentare immagini: per Marko abbiamo realizzato un video con animazioni grafiche, transizioni e audio, e poi lo abbiamo confezionato in una cornisce “vintage”, che è poi un’altra fotografia. Per Edoardo abbiamo ipotizzato un viaggio che viene gestito dalle coordinate GPS di dove sono state scattate le fotografie, consigliando un’idea di una rivista di viaggi di nuova concezione (che è solo abbozzato da parte nostra, ma qualcuno potrebbe evolverlo, se lo vuole…), per Lesja invece abbiamo realizzato una galleria semplice, ma molto efficace secondo noi. Tre articoli, tre contenuti, e tre modi che possono attivare nella vostra mente il “come” potreste interpretare a modo vostro questi stimoli, per realizzare dei portfoli, delle pubblicazioni, delle riviste. Su JumperPremium abbiamo iniziato a postare dei video che spiegano, nella pratica, come fare: come vedete, i percorsi tra informazione e formazione si miscelano, e permettono a tutti di guardare oltre gli orizzonti “normali”.

C’è poi la “confezione”, sviluppata in Adobe AIR. Lo sappiamo che a molti, questa “roba” dice poco, ma è una chiave fondamentale per l’evoluzione delle riviste digitali (e non solo). L’altro giorno leggevo un interessante articolo che prevedeva la “morte dei siti web“: mentre la rete diventa sempre più importante per collegare persone e informazioni, i “siti” internet perdono la loro efficacia (e, in parte, anche l’email), mentre guadagnano sempre più terreno le “app” e i social network. Adobe AIR viene incontro a queste evoluzione, perché pur figlia del linguaggio web (html, flash, eccetera) viene confezionato come un’applicazione, che può essere distribuita per essere usata su qualsiasi computer (Mac, Win, Linux) e persino sui device mobili (in arrivo la versione per Android). Il fatto positivo di un’applicazione AIR è che ci consente di scaricare i dati quando siamo collegati, e poi di usare l’applicazione anche offline: nel caso della rivista, la scarichiamo mentre siamo collegati alla rete, poi possiamo scollegarci e goderci i contenuti, anche i video ad alta qualità, le immagini, i testi. Non dobbiamo quindi accettare compromessi nella navigazione, possiamo usare le immagini grandi a pieno schermo, l’audio stereo e tutto quello che, sul web, sarebbe proibito. Ma c’è di più: una volta che torniamo on line possiamo scaricare gli ultimi aggiornamenti, oppure possiamo inviare noi dei dati, come per esempio postare dei commenti su Twitter, oppure inviare un articolo via email. E, sempre se siamo collegati, possiamo navigare sul web grazie ai weblink presenti nelle pagine, senza lasciare l’applicazione “rivista”, ma aggiungendo uno strato di informazione dinamica, una volta esaurita la nostra curiosità basterà chiudere la finestra interna di navigazione web per ritrovare la pagina sottostante. I link esterni non sono più “distrazioni” che “portano fuori”, ma contenuti che arricchiscono la rivista stessa, e ci lasciano sulle pagine che stiamo sfogliando.

Ci sono poi i backstage, perché sin dalla nascita di Jump, la nostra prima vera rivista “cartacea”, nata nel 1995, amiamo usare vari livelli di informazione: i contenuti e come li abbiamo confezionati (all’epoca, come si stampava o si usavano le tecniche per le copertine, che erano – qualcuno se le ricorderà – molto particolari; ora, nel digitale, come ottenere buoni risultati e come superare le difficoltà: già… noi siamo sempre stati aperti a raccontare quello che sappiamo). E, ancora, la musica: non loop, ma brani musicali completi, di qualità, perché la musica è importante quanto le immagini, quanto le parole.

Vi abbiamo dato un po’ le indicazioni, prima di scaricare la rivista. E’ ancora in beta, ci sono alcune cosette da mettere a posto, manca un articolo dedicato al design che sarà on line prestissimo, e comunque è un inizio… valutatelo non certo come un prodotto definitivo, ma come una grande occasione per “fare” e non solo “parlare“. L’opportunità è stata quella di trasformare un concept (il web ne è pieno, e noi siamo stufi di parole e “finte”) in un prodotto, che è una prima puntata, ma c’è… ridendo e scherzando, si tratta della prima rivista (forse al mondo) realizzata in AIR partendo da CS5. E l’abbiamo fatta noi, qui in Italia, con il supporto di tanti amici che hanno creduto in noi (grazie Daria!), che ci hanno dato supporto, che hanno passato notti pesanti per risolvere tutti i dettagli (un grazie speciale a Luca Mezzalira e al team di Mart3, nostro partner tecnologico in questa avventura). Abbiamo lavorato per ridurre al minimo la percezione dei tasti e delle “funzionalità”, che ci sono, ma abbiamo cercato di creare per quanto possibile un’interazione naturale. Per esempio, il testo scorre senza barre di scroll o frecce, basta posizionare il mouse verso la fine del testo per scorrere alla fine dell’articolo, o all’inizio della colonna per tornare all’inizio. Lateralmente vedrete dei “fogli” che via via si riducono, segno che siete verso la fine della rivista… Piccoli dettagli, che sono 1/100 di quelli che abbiamo pensato, e che pensiamo di sviluppare in futuro.

Forse qualcuno potrà dire che è ancora “grezza”, e lo è, pensate che questa è come il primo foglio stampato da Gutenberg nel 1439. Non vogliamo certo confrontare questo piccolo passo con l’invenzione forse più importante di tutte, i corpi mobili, ma vogliamo dire che siamo solo all’inizio. E abbiamo voluto scriverla, perché eravamo stufi di parlarne e basta. E voi siete tra i primi a poterla “sfogliare”, e speriamo amare. Abbiamo bisogno del vostro entusiasmo per darci la spinta finale, che è il passo per creare (di nuovo… ancora…) un magazine per i professionisti dell’immagine. Che sia moderno, attuale, trasgressivo, trasversale, unico. Un “imaginario” che ormai inizia ad avere forma, e che ha bisogno di tutti voi. Fateci sapere, dateci supporto… credete in noi!

Ahh… il link per scaricare la rivista è questo!