Jumper

Le rivoluzioni sono quelle che si fanno davvero (e non quelle che si pensano)

Il 3 febbraio (due giorni fa, per chi scrive), la nostra rivista JPM Magazine su iPad, ha festeggiato il suo primo anno. E’ sconvolgente, per noi (e forse anche per qualcuno di voi, che ha seguito questa avventura più da vicino) che sia passato così tanto tempo; d’altra parte, qualche giorno fa l’iPad ha festeggiato i due anni di esistenza, anche questa una datazione choc. Nel caso, piccolissimo, di JPM Magazine, sembra ieri che abbiamo visto il nostro sogno, la nostra rivoluzione apparire in bella mostra sull’AppStore; nel caso dell’iPad, è già difficile pensare che solo due anni fa non c’era. iPad – si può essere a favore o contro, indifferenti o appassionati – ha rivoluzionato il mondo dell’informatica (sono spariti i mini-portatili, poco potenti e inutili, è cambiato il modo di progettare e sviluppare il software e i sistemi operativi, si è entrati in un’epoca in cui lavorare “fuori” tutta una giornata senza dover alimentare il computer è possibile), e il mondo della comunicazione e dell’editoria.

Quello che vogliamo condividere con voi, in questo momento, non è la festa, il “traguardo”, il successo (perché, oggettivamente, JPM Magazine è un successo, conta più lettori della maggior parte delle riviste per iPad in Italia – anche di molte pubblicate da importanti editori – e a distanza abissale da realtà di settore come il nostro). Quello di cui vogliamo parlare è di rivoluzioni, quelle che si fanno e quindi possono esistere, rispetto a quelle che rimangono chiuse nel pensiero e nei cassetti.

Da troppo tempo ascoltiamo persone che hanno “grandi progetti”, che vogliono rivoluzionare il mondo e che però ci provano solo a parole, non hanno il coraggio e la passione sufficiente per trasformarle in realtà. Non è che tutte le rivoluzioni che si attivano portano ad una loro materializzazione e ad avere un peso importante nel mondo, ma nessuna, nessuna (e, ripetiamo, nessuna) rivoluzione è mai nata senza che qualcuno l’abbia scatenata.

Fare le rivoluzioni non è facile, è rischioso, impone scelte complesse e spesso – anche volendo – non si può tornare indietro. Ma quello che serve, oggi, è una rivoluzione in quasi tutti i campi. Non parlo di rivoluzioni “violente”, ma costruttive, capaci di costruire con la stessa forza che si usa per distruggere. Non servono rivoluzioni per abbattere, servono rivoluzioni per costruire e solo in quell’ottica ha senso distruggere prima. Sono invece circondato da persone che alzano gli occhi al cielo, che borbottano, che vorrebbero cambiare a parole, ma hanno troppa paura, troppa debolezza, troppa abitudine allo stare nel proprio brodo e nella propria tana. Borbottano perché è la cosa che sanno fare meglio, ma non serve a nessuno borbottare: a chi lo fa, e nemmeno a chi deve ascoltare.

Qualcuno è così impegnato a contestare tutto e tutti che nemmeno si accorge delle rivoluzioni che nascono, che si sviluppano davanti ai suoi occhi. Per questo, vi raccontiamo quello che è successo, in poco più di un anno (il progetto di JPM Magazine è nato a luglio del 2010, davvero un paio di mesi dopo la disponibilità di iPad 1 ed è figlio di una ricerca e di una sperimentazione nata molto, molto prima: precisamente nel 2004. Dal 2004, quando realizzavamo una rivista sperimentale in PDF chiamata D-Jump sognavano questa rivoluzione).

  1. Prima di tutto, abbiamo confermato con i fatti che è possibile realizzare, con forze minuscole, un progetto editoriale di livello internazionale che può risultare credibile, interessante e seguito in tutto il mondo. E che – incredibile! – parli di fotografia professionale
  2. Abbiamo fatto una rivoluzione editoriale, perché invece che cercare inserzionisti disposti a fare pubblicità, per poi progettare i contenuti in funzione delle esigenze delle aziende, abbiamo realizzato una rivista per soddisfare i lettori, e poi abbiamo trovato aziende intelligenti che hanno apprezzato il progetto e ci sono venute incontro, sposando la logica e la personalità già nata.
  3. Abbiamo deciso di passare tanto tempo a studiare il linguaggio del media, prima di iniziare a scrivere e a impaginare, e abbiamo rivoluzionato la struttura stessa di una rivista. Ora, dopo che siamo stati criticati, tutti stanno iniziando a seguire le nostre “direttive”. E, ovviamente, noi siamo pronti a fare un passo in avanti, perché non ci fermiamo certo per goderci la “pappa pronta”.
  4. Di colpo, in molti hanno iniziato a tenerci d’occhio, a chiedere il nostro supporto, per progettare, sviluppare, formare e insegnare questo nuovo modo di lavorare. Una delle rivoluzioni più importanti di quest’anno è avere iniziato ad insegnare nelle scuole di alta formazione a giovani che hanno voglia di capire, di mettere in moto la testa e di inventare nuove idee.
  5. Abbiamo avviato una rivoluzione sulla realizzazione delle immagini, perché i nuovi media – ne abbiamo avuto la conferma all’interno della nostra stessa rivoluzione – hanno bisogno di nuove professionalità e nuove creatività nella produzione di contenuti. E per questo, stiamo aggregando persone capaci di fornire questi contenuti e questa qualità. Stiamo creando un network, perché in questo mondo non si può essere da soli: le rivoluzioni si fanno in tanti
  6. In quest’anno abbiamo sentito tante opinioni, persone che ci hanno dato dei folli, dei sognatori, del “romantici” perché abbiamo seguito una strada che sembrava priva di logica e di ritorno. Coloro che hanno seguito la strada della polemica o dell’indifferenza sono ancora lì, noi siamo andati oltre e abbiamo imparato tantissimo, dalle cose che abbiamo fatto bene e anche dagli errori. E ora siamo molto più forti di prima! Le rivoluzioni si fanno con i fatti, non con le parole, non certo guardando gli altri che si muovono e magari atteggiandosi da superiori.

Questa rivoluzione è solo agli inizi, non siamo arrivati, ma solo partiti. Siamo partiti prima, ma vogliamo avere tante persone che ci seguono, che possono trarre beneficio della nostra ricerca iniziale, che possano partire con la giusta velocità per recuperare il terreno perso, che possano addirittura entrare nel nostro network di collaboratori, perché quello che stiamo muovendo è molto più grande di quello che potremo realizzare da soli. Per questo, vi segnaliamo che il 23 febbraio, a Milano, ripartono i nostri JumperCAMP (ne sentivate la mancanza?) in una veste decisamente rinnovata: nella location, nella struttura formativa e nella durata. Lunedi o martedì lanceremo il programma di tutto il prossimo semestre, così potrete organizzarvi nel modo più adeguato. Sappiate, però già ora, che si parte – appunto, il 23 febbraio – con un workshop di una giornata intera dedicata alla creazione di contenuti per pubblicazioni su iPad: la prima parte della giornata è di formazione  teorica, con esempi, progetti da vedere, tecniche da apprendere, mentre nel pomeriggio si lavorerà ad un vostro portfolio interattivo, quindi chi si iscrive potrà superare gli step e iniziare a lavorare direttamente su un proprio progetto nella pratica: non è più tempo per “far finta di fare”, ma solo “di fare” e di “fare bene”. Se volete davvero essere rivoluzionari, se davvero siete stufi di sentirvi solo borbottare, se pensate che il futuro possa essere più entusiasmante del passato, allora iscrivetevi subito.

Noi (speriamo insieme a voi) facciamo rivoluzioni.