Fotografia è donna, ma non stereotipata

Fotografia è donna, ma non stereotipata

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La fotografia è uno dei linguaggi che più ci consente di comunicare a tante persone in modo veloce, forte, internazionale, universale. Viviamo nel periodo di maggiore successo di questo media, i miliardi di foto scattate ogni giorno ne sono la conferma, e poco importa se la fotografia si trasforma e si evolve (per esempio Gif animate, Cinemagraph, eccetera), quello che conta è il messaggio che riesce a trasmettere.

Il problema è che la fotografia spesso si punta ad immagini che sono stereotipate, e quindi la loro funzionalità è quasi quella di “occupare uno spazio”, non di aggiungere valore e messaggio, solo un elemento visuale che viene decodificato in modo standard: da chi la vede, ma ancor di più da chi la crea. Oggi la semplificazione di produzione di una fotografia “giusta” pone tutti nella condizione di fare un prodotto adeguato, funzionale e anche “bello”. La differenza tra chi è davvero un autore creativo e che ha specialmente qualcosa da dire e tutti (una massa di miliardi di persone dotate di uno strumento per fare “belle foto”) sta nella capacità di usare il linguaggio fotografico e di evolverlo dando valore e spessore al messaggio. Banalmente, bisognerebbe domandarsi ogni volta che si scatta una foto se il mondo ha davvero bisogno di quell’immagine, cosa vogliamo raccontare con quello scatto, e se il messaggio riesce ad arrivare. Tutti si riempiono la bocca con parole come “storytelling” e poi alla fine quello che fanno è registrare qualcosa che accade davanti al loro obiettivo, o peggio ancora pensano che qualche filtro ed effetto possa fare la differenza (non la fanno, se non aggiunge e rafforza il messaggio: è solo pornografia visuale).

Image_Hack Case Study from Awesome pomegranate on Vimeo.

A far riflettere su questa importanza, come quasi sempre accade, non è il mondo della fotografia, dove si discute di pixel o di fotogrammi al secondo, sul bokeh plastico, è una azienda che da anni ha seguito una intelligente via di comunicazione molto efficace e di forte impatto specialmente in ambito social, Dove (si, quella del “sapone”…). La più recente è stata quella di mettere in discussione la visione stereotipata dell’immagine della donna nella pubblicità e nella comunicazione (target al quale ovviamente si rivolge primariamente), il Dove’s Global Beauty and Confidence Report rivela che il 68 per cento delle donne non si identificano con le creatività che vedono nelle pubblicità, ma questo non ferma l’uso di immagini dove la donna deve essere sexy, un oggetto da vedere, una “forma” da apprezzare. Per riuscire a cambiare la strategia di chi fa comunicazione, di chi seleziona immagini, è stato pensato di agire direttamente alla fonte, quella che è la porta di accesso alle agenzie di immagini, come per esempio Shutterstock, agendo con una azione di “hack” legale: hanno invitato i fotografi che sono contributors di Shutterstock a pubblicare foto “diverse” della donna, e hanno consigliato di indicare con delle chiavi di ricerca adeguate queste immagini “diverse” come per esempio

“Beautiful woman” (donna bellissima)

“Real Woman” (donna vera)

Perché alla fine le fotografie si ricercano tramite chiavi di ricerca (e meditate su questo… voi che fate il possibile per essere visibili sul web usando le chiavi di ricerca “Fotografo a Verona”… perché non pensate di proporre strade per raggiungervi sulla base di contenuti che servono davvero?). Se usiamo in modo creativo le chiavi di ricerca e proponiamo per keyword popolari delle interpretazioni moderne, nuove, alternative, facciamo in modo di cambiare il pensiero di chi sta lavorando sulla progettazione di una campagna pubblicitaria. In quel momento, proprio quando si è ad un passo dall’acquisto, l’utente che magari pensava alla foto di una bionda in abito succinto potrebbe scoprire che è molto più forte un’alternativa che non solo è di “più rispetto” dell’immagine della donna, ma che spezza una barriera di totale inutilità (che addirittura vampirizza il prodotto: si guarda la bionda e non il messaggio o il prodotto), che apre un binario di coinvolgimento ed attenzione superiore.

Il risultato si può vedere a questa pagina chiamata Image_Hack , che racconta la storia di questo progetto e propone anche il video che proponiamo comunque anche embeddato in questo post. Questo progetto poi ha visto il coinvolgimento di varie aziende (42 brand) e agenzie che sono state stimolate ad usare queste immagini, 1729 sono state scaricate e hanno ricevuto oltre 40 milioni di media impressions.

dove-image-hack-dear-advertiser
Da anni supportiamo i fotografi (e non solo) nel pensare ai loro siti e alla loro comunicazione (ma anche alla loro produzione) in modo intelligente e funzionale, per guadagnare attenzione invece che seguire – così come fanno “quasi” tutti – quelli che sono i trend che usano tutti, senza guadagnare quella personalità e quella originalità che fa – e farà sempre più la differenza. Il lavoro da fare è di lavorare pensando a quello che può fare la differenza (se sei interessato ad una nostra analisi del tuo sito e della tua attività di promozione scrivici). Quello che si può notare è che questa scelta di essere “diversi”, di pensare a schemi diversi di comunicazione ma anche di produzione fotografica, dove il valore del messaggio e l’uscire dai luoghi comuni è la strategia che stanno usando tutti quelli che stanno ottenendo l’attenzione del mercato, e che propongono cose nuove.

Qualche settimana fa è uscita una rivista dedicata alla fotografia di sport, realizzata da italiani, che hanno seguito la strada dell’editoria indipendente per mostrare una particolare sensibilità per un settore importante della fotografia.

Questa rivista si chiama Athleta, abbiamo contribuito nel nostro piccolo acquistando una copia e fa parte del nostro crescente archivio di riviste indipendenti che dimostrano che oggi c’è spazio per nuovi progetti e nuove idee che hanno nella fotografia il fulcro.

AthletaCover
Athleta30

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