Fotocamere 2.0: la rivoluzione è Open Source?

Fotocamere 2.0: la rivoluzione è Open Source?
Immagine della FrankenCamera (prototipo), foto Stanford University

La segnalazione ci è arrivata da un lettore del SundayJumper, Luca Zampieri, che ha lasciato un commento reputando – giustamente – che l’argomento avrebbe “attizzato” tutti noi. E’ già bello che questa partecipazione sia legata ad un concetto del “noi”, ma ancor più bello andare a scoprire la base di questa notizia, che ci ha portato ad esplorare il sito della Stanford University dove si parla in modo approfondito di questo progetto che porta un nome: si tratta della Franken Camera, un prototipo di fotocamera di nuova generazione, che si propone come “il nuovo modo” di pensare ad una fotocamera (non  guardate l’estetica, ovviamente, per ora è un “oggetto funzionante”, non ancora un prodotto).

In un video, pubblicato su YouTube (qui ne pubblichiamo la versione con i sottotitoli italiani, a cura di Jumper), il professor Mark Levoy, responsabile del progetto, dice delle cose molto interessanti: dopo dieci anni di battaglia sui megapixel, i produttori di fotocamere sembrano non avere da proporre nulla di realmente “rivoluzionario“. Magari non è così, però indubbiamente non appare all’orizzonte qualcosa che possa stravolgere il modo di pensare la fotografia, mentre invece c’è moltissimo ancora da sviluppare, e sembra (questo lo diciamo noi, non il professore, anche se probabilmente sarà d’accordo) che tutto si stia spostando nella fase di post produzione, una volta che l’immagine “lascia” la fotocamera ed entra nel computer. Non è un caso che guardando le innovazioni che si stanno sviluppando in casa Adobe con Photoshop (pensiamo a quello che si è già visto nelle ultime versioni e quelle che abbiamo commentato in passato sulle “evoluzioni” in arrivo) sembrerebbe che sempre di più la fase di scatto non è altro che una componente sempre meno importante, e che “il bello” si tende a farlo dopo.

Di colpo, invece, questi studi della Stanford University ripropongono il momento dello scatto come quello più importante, dando “intelligenza” alla fotocamera, ma non solo: fornendo un accesso a chiunque, per poter far crescere e personalizzare l’apparecchio in funzione delle proprie esigenze. Come? Facendo migrare dentro la fotocamera il concetto di Open Source che ha rivoluzionato (o quantomeno sta rivoluzionando) il mondo dei computer. Detta in poche parole, la storia è semplice: componenti hardware vengono gestire da un software basato su Linux, e questo genera la possibilità di far sviluppare dalla comunità degli sviluppatori vere e proprie “applicazioni” che possono essere scaricate per aggiungere funzionalità (a volte, incredibilmente rivoluzionarie: l’esperienza dell’iPhone con le sue Apps lo conferma: la fantasia di tante menti che sviluppano applicazioni in tutto il mondo sulla stessa piattaforma porta ad uno sviluppo incredibile).

E’ interessante, per un istante, fare una valutazione di quello che è oggi una fotocamera digitale: di fatto, è un computer all’interno del quale “gira” un sistema operativo e dei software proprietari, anzi gelosamente protetti dalle aziende che non vogliono aprire alcuna “porticina” per paura che il concorrente possa appropriarsi della sua conoscenza. In questo modo, però, le evoluzioni sono lente. Voi direte: col cavolo! Ogni sei mesi esce una nuova fotocamera, e ogni volta siamo stupiti delle rivoluzioni che propongono. Vero… al tempo stesso, se pensassimo a una comunità di sviluppatori in grado di proporre nuove funzionalità, magari sviluppate con l’aiuto di fotografi o di persone in grado di vedere “oltre”, forse il panorama evolutivo potrebbe essere molto diverso da quello attuale, forse non sarebbe necessario cambiare fotocamera per avere altre funzionalità, ma basterebbe scaricare una nuova applicazione (magari dal costo irrisorio) o fare un aggiornamento del software.

Oggi un sensore è in grado di catturare solo un certo range di densità? Cosa succederebbe se si potesse, in macchina, effettuare quello che con Photoshop è possibile realizzare con un HDR? Oppure, cosa potrebbe succedere se, sempre in fase di ripresa, fosse possibile regolare il fuoco su più piani e avere quindi una profondità di campo infinita? Ma questi esempi sono solo frutto di una fantasia che spazia vicino a noi, che ci fa pensare a progetti già visti solo che applicati con Photoshop o software simili. La fantasia, come si diceva, ci permetterà di avere migliaia di menti che penseranno tutte in modo diverso e complementare, e ci daranno visioni davvero rivoluzionarie, ci apriranno nuovi mondi e nuove possiblità. La fotografia che diventa sviluppo open source, può davvero essere ridisegnata, reinventata, riscoperta.

E’ un buon modo di vadere l’innovazione: pensiamo per un istante che la fotografia digitale, tanto definita “rivoluzionaria”, di fatto ha rivoluzionato l’industria (che in gran parte è crollata, perdendo la pellicola, gli sviluppi, la carta stampata), ma non la fotografia scattata. Ha semplificato la vita, ha aperto opportunità, ma le foto scattate con la pellicola sono pressoché identiche a quelle che ora scattiamo in digitale. L’evoluzione della fotocamera nell’ottica “2.0” potrebbe invece rendere il concetto di “rivoluzione” molto più concretamente. Non a caso, il progetto è stato subito appoggiato da aziende del calibro di Nokia, Adobe Systems, Kodak, HP: il futuro ingolosisce tutti, e la battaglia è solo agli inizi!

Qui sotto, il video che spiega il progetto FrankenCamera.

Comments (26)
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  • Matteo ZapWeb.it
    Set 6th, 2009
    Matteo ZapWeb.it says:

    Credo che qualcosa si sia già mosso in questo senso da tempo col progetto CHDK per le fotocamere di Canon. Esiste una comunità enorme che si impegna per sviluppare questo sistema e se le energie venissero dirottate verso un progetto su hardware dedicato a questo scopo si potrebbe veramente ottenere tanto!

  • Matteo ZapWeb.it
    Set 6th, 2009
    Matteo ZapWeb.it says:

    Credo che qualcosa si sia già mosso in questo senso da tempo col progetto CHDK per le fotocamere di Canon. Esiste una comunità enorme che si impegna per sviluppare questo sistema e se le energie venissero dirottate verso un progetto su hardware dedicato a questo scopo si potrebbe veramente ottenere tanto!

  • ciccio grassi
    Set 6th, 2009
    ciccio grassi says:

    Matteo ZapWeb e’ stato piu’ veloce: chi usa Canon (soprattutto compatte) vada a farsi un giro su:
    http://chdk.wikia.com/wiki/CHDK
    Ci sono decine e decine di applicazioni interessanti. E’ il concetto dell’open source e dell’hacker applicato alle fotocamere!

  • ciccio grassi
    Set 6th, 2009
    ciccio grassi says:

    Matteo ZapWeb e’ stato piu’ veloce: chi usa Canon (soprattutto compatte) vada a farsi un giro su:
    http://chdk.wikia.com/wiki/CHDK
    Ci sono decine e decine di applicazioni interessanti. E’ il concetto dell’open source e dell’hacker applicato alle fotocamere!

  • Luca Pianigiani
    Set 6th, 2009
    Luca Pianigiani says:

    Per Matteo e Ciccio: anche i professori di Stanford parlano delle soluzioni CHDK, ma pur affine non è esattamente la stessa cosa. Da un lato si parla di hackerare delle compatte, dall’altra si parla della nascita di un nuovo concetto di fotocamera, che può essere anche molto evoluta, che consente potenzialmente di fare ben più di quello che è possibile “potenziare” con le applicazioni CHDK (bracketing, RAW, eccetera… essenzialmente cose che nelle versioni “ufficiali” non sono previste), ma fare molto di più. Perlomeno, così lo abbiamo interpretato noi, ma abbiamo in previsione un contatto con loro per approfondire. Vedremo!

  • Luca Pianigiani
    Set 6th, 2009
    Luca Pianigiani says:

    Per Matteo e Ciccio: anche i professori di Stanford parlano delle soluzioni CHDK, ma pur affine non è esattamente la stessa cosa. Da un lato si parla di hackerare delle compatte, dall’altra si parla della nascita di un nuovo concetto di fotocamera, che può essere anche molto evoluta, che consente potenzialmente di fare ben più di quello che è possibile “potenziare” con le applicazioni CHDK (bracketing, RAW, eccetera… essenzialmente cose che nelle versioni “ufficiali” non sono previste), ma fare molto di più. Perlomeno, così lo abbiamo interpretato noi, ma abbiamo in previsione un contatto con loro per approfondire. Vedremo!

  • Roberto
    Set 6th, 2009
    Roberto says:

    Olà, si riparte alla grande.

    Sembra essere molto interessante.
    A me personalmente non è molto chiaro il concetto di open source che, associo solo a qualcosa di gratuito (e per questo degno di attenzione immediata), ma probabilmente è qualcosa di molto più “profondo”.
    Mi informerò meglio, intanto perchè mi piace pensare che nel nostro futuro ci sia finalmente qualcosa di open… qualsiasi cosa sia!

  • Roberto
    Set 6th, 2009
    Roberto says:

    Olà, si riparte alla grande.

    Sembra essere molto interessante.
    A me personalmente non è molto chiaro il concetto di open source che, associo solo a qualcosa di gratuito (e per questo degno di attenzione immediata), ma probabilmente è qualcosa di molto più “profondo”.
    Mi informerò meglio, intanto perchè mi piace pensare che nel nostro futuro ci sia finalmente qualcosa di open… qualsiasi cosa sia!

  • Luca Pianigiani
    Set 6th, 2009
    Luca Pianigiani says:

    Ciao Roberto. Si… il concetto di Open Source è molto più profondo, e non necessariamente si sposa al concetto di “gratuito”. Ho partecipato ad un convegno di Richard Stallman (http://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Stallman) che diceva, proprio all’inizio, che si interpreta male il concetto di “free” che non significa “gratis”, ma bensì “libero”. Libero vuol dire che chiunque può avere accesso al codice sorgente di un software o di un sistema operativo per poterlo migliorare, potenziare, ottimizzare a propria necessità, senza “dipendere” da un’azienda che lo “possiede” e che quindi può decidere o meno (determinandone unilateralmente il prezzo) di svilupparlo. Forse non siamo noi quelli che possono godere di questo vantaggio diretto (visto che probabilmente non siamo programmatori), ma pensa per esempio ad un ente governativo che deve dipendere – per far funzionare uno Stato, una centrale elettrica, una pubblica amministrazione – del “consenso” di un’azienda commerciale che ha creato un software o un sistema operativo per effettuare modifiche fondamentali per lo sviluppo di quel Paese. Ti faccio questo esempio perché per esempio il Brasile (mio Paese di adozione) ha deciso di passare tutte le attività informatiche su software Open Source, per poter decidere come, in che modo e a che prezzo operare nello sviluppo informatico del Paese. Mi sembra una decisione lungimirante, che porta maggiore autonomia e anche maggiori economie “Interne” (nel senso che vengono pagati prohgrammatori brasiliani per sviluppare le esigenze informatiche del Brasile). L’argomento non può essere sintetizzato in un semplice “commento”, ma ti ringrazio per avere aperto il discorso con tanta sincerità e curiosità, perché forse si può capire meglio anche il senso di quello che cercavamo di spiegare nel SJ di oggi: non si tratta di “giochi” e piccoli esercizi da hacker: una piattaforma “aperta” e Open Source può essere davvero un’evoluzione profonda anche nella fotografia. Il formato DNG, sviluppato da Adobe e poi rilasciato con licenza Open Source, consente a chiunque di avere accesso al codice di questo formato, le specifiche sono pubbliche, questo significa che in qualsiasi momento, anche tra 100 anni, sarà possibile sviluppare un software in grado di aprire i DNG… una bella garanzia per il futuro nostro e delle nostre fotografie.
    Spero di averti dato qualche stimolo per proseguire il percorso…

  • Luca Pianigiani
    Set 7th, 2009
    Luca Pianigiani says:

    Ciao Roberto. Si… il concetto di Open Source è molto più profondo, e non necessariamente si sposa al concetto di “gratuito”. Ho partecipato ad un convegno di Richard Stallman (http://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Stallman) che diceva, proprio all’inizio, che si interpreta male il concetto di “free” che non significa “gratis”, ma bensì “libero”. Libero vuol dire che chiunque può avere accesso al codice sorgente di un software o di un sistema operativo per poterlo migliorare, potenziare, ottimizzare a propria necessità, senza “dipendere” da un’azienda che lo “possiede” e che quindi può decidere o meno (determinandone unilateralmente il prezzo) di svilupparlo. Forse non siamo noi quelli che possono godere di questo vantaggio diretto (visto che probabilmente non siamo programmatori), ma pensa per esempio ad un ente governativo che deve dipendere – per far funzionare uno Stato, una centrale elettrica, una pubblica amministrazione – del “consenso” di un’azienda commerciale che ha creato un software o un sistema operativo per effettuare modifiche fondamentali per lo sviluppo di quel Paese. Ti faccio questo esempio perché per esempio il Brasile (mio Paese di adozione) ha deciso di passare tutte le attività informatiche su software Open Source, per poter decidere come, in che modo e a che prezzo operare nello sviluppo informatico del Paese. Mi sembra una decisione lungimirante, che porta maggiore autonomia e anche maggiori economie “Interne” (nel senso che vengono pagati prohgrammatori brasiliani per sviluppare le esigenze informatiche del Brasile). L’argomento non può essere sintetizzato in un semplice “commento”, ma ti ringrazio per avere aperto il discorso con tanta sincerità e curiosità, perché forse si può capire meglio anche il senso di quello che cercavamo di spiegare nel SJ di oggi: non si tratta di “giochi” e piccoli esercizi da hacker: una piattaforma “aperta” e Open Source può essere davvero un’evoluzione profonda anche nella fotografia. Il formato DNG, sviluppato da Adobe e poi rilasciato con licenza Open Source, consente a chiunque di avere accesso al codice di questo formato, le specifiche sono pubbliche, questo significa che in qualsiasi momento, anche tra 100 anni, sarà possibile sviluppare un software in grado di aprire i DNG… una bella garanzia per il futuro nostro e delle nostre fotografie.
    Spero di averti dato qualche stimolo per proseguire il percorso…

  • Roberto
    Set 7th, 2009
    Roberto says:

    Grazie davvero.
    Assolutamente un argomento molto interessante che voglio, devo approfondire!

    Un giorno ho incotrato un ragazzo con una t-shirt con su scritto:

    “Il futuro mi interessa molto !
    Poichè è là.
    Che ho intenzione.
    Di passare.
    I miei prossimi anni”

  • Roberto
    Set 7th, 2009
    Roberto says:

    Grazie davvero.
    Assolutamente un argomento molto interessante che voglio, devo approfondire!

    Un giorno ho incotrato un ragazzo con una t-shirt con su scritto:

    “Il futuro mi interessa molto !
    Poichè è là.
    Che ho intenzione.
    Di passare.
    I miei prossimi anni”

  • Matteo ZapWeb.it
    Set 7th, 2009
    Matteo ZapWeb.it says:

    Scusate se mi sono espresso male ma il mio concetto era quello di dire che la strada allo sviluppo di una piattaforma aperta a tutti era già stata intrapresa da altri progetti che non attendevano altro che una base aperta su cui appoggiarsi.

    Una sola cosa vorrei sottolineare, il progetto CHDK non è un progetto volto all’inlegalità dell’ hacking ma ad affiancare con un programma aggiuntivo le funzioni già presenti nella fotocamera. Infatti tutti i programmi CHDK non modificano nulla della configurazione/programmazione iniziale fatta dalla canon ma semplicemente passano comandi specifici alla macchina fotografica. E è in questo, e nella creazione di una comunità che conta veramente tante persone, che vedo il primo passo che poi ha portato al pensare di creare una fotocamera open source.

    Per quanto riguarda il concetto di open source (lavoro nel mondo dell’informatica da molti anni e quindi credo di poterne parlare tranquillamente) credo che la più grande potenzialità sia quella di avere non un ridotto gruppo di sviluppatori e tester che fanno capo a una sola ditta e, bene o male, seguono tutti una determinata linea operativa. Avendo una comunità mondiale a disposizione sia per lo sviluppo che per l’analisi delle funzioni da implementare e anche per i successivi test, i tempi si accorciano e si hanno molte più strade da seguire che di solito portano a progetti strepitosi. Basta pensare alla stabilità dei sistemi linux o al più recente sistema android che in pochi mesi ha fatto quello che symbian ha impiegato anni a raggiungere.

    Per concludere, tanto di cappello ai ricercatori della Stanford e speriamo che non pecchino sull’hardware e, soprattutto, speriamo che gli altri grandi della fotografia non decidano di mettergli i bastoni tra le ruote con qualche storia di brevetti o cose simili… (già il fatto che utilizzino ottiche di altre ditte non so quanto possa essere vista bene da Canon o Nikon. Potrebbero benissimo dire “ottica mia e questa funziona solo con le mie macchine” mettere un bel chip di criptatura e bye bye comunicazione… non sarebbe la prima volta che succede una cosa del genere… vedi i nuovi auricolari apple… )

    Grazie di tenerci sempre così informati! Andate avanti così !!!!

  • Matteo ZapWeb.it
    Set 7th, 2009
    Matteo ZapWeb.it says:

    Scusate se mi sono espresso male ma il mio concetto era quello di dire che la strada allo sviluppo di una piattaforma aperta a tutti era già stata intrapresa da altri progetti che non attendevano altro che una base aperta su cui appoggiarsi.

    Una sola cosa vorrei sottolineare, il progetto CHDK non è un progetto volto all’inlegalità dell’ hacking ma ad affiancare con un programma aggiuntivo le funzioni già presenti nella fotocamera. Infatti tutti i programmi CHDK non modificano nulla della configurazione/programmazione iniziale fatta dalla canon ma semplicemente passano comandi specifici alla macchina fotografica. E è in questo, e nella creazione di una comunità che conta veramente tante persone, che vedo il primo passo che poi ha portato al pensare di creare una fotocamera open source.

    Per quanto riguarda il concetto di open source (lavoro nel mondo dell’informatica da molti anni e quindi credo di poterne parlare tranquillamente) credo che la più grande potenzialità sia quella di avere non un ridotto gruppo di sviluppatori e tester che fanno capo a una sola ditta e, bene o male, seguono tutti una determinata linea operativa. Avendo una comunità mondiale a disposizione sia per lo sviluppo che per l’analisi delle funzioni da implementare e anche per i successivi test, i tempi si accorciano e si hanno molte più strade da seguire che di solito portano a progetti strepitosi. Basta pensare alla stabilità dei sistemi linux o al più recente sistema android che in pochi mesi ha fatto quello che symbian ha impiegato anni a raggiungere.

    Per concludere, tanto di cappello ai ricercatori della Stanford e speriamo che non pecchino sull’hardware e, soprattutto, speriamo che gli altri grandi della fotografia non decidano di mettergli i bastoni tra le ruote con qualche storia di brevetti o cose simili… (già il fatto che utilizzino ottiche di altre ditte non so quanto possa essere vista bene da Canon o Nikon. Potrebbero benissimo dire “ottica mia e questa funziona solo con le mie macchine” mettere un bel chip di criptatura e bye bye comunicazione… non sarebbe la prima volta che succede una cosa del genere… vedi i nuovi auricolari apple… )

    Grazie di tenerci sempre così informati! Andate avanti così !!!!

  • Biska
    Set 7th, 2009
    Biska says:

    Per Matteo ZapWeb.it: i “grandi”, per mettere i bastoni fra le ruote ai ricercatori (parlo delle ottiche) dovrebbero tutti fare cartello, e quando dico tutti non dico solo Canon e Nikon, ma tutti gli altri produttori (Sony, Olympus, Fuji, Kodak, Sigma, Tamron, ecc… e tutte le ottiche su medio e grande formato, ecc…), e inoltre “solo” su ottiche nuove di fabbrica: calcolando il parco ottiche già esistente, con un corpo macchina nuovo e open source, e più performante, il problema ottiche direi che non si potrà porre. Eventualmente, gli hacker avrebbero un altro “obiettivo” (mai come in questo caso!) di cui occuparsi… :o)
    D’altronde, Nikon fa già utilizzare le sue ottiche a Fuji, col risultato che vende più ottiche (ma non meno corpi macchina), per cui…
    HDR in macchina, o pdc ridotta tipo ottiche basculanti… Che sogno… Altro che sensore stabilizzato, questa sarebbe una vera manna dal cielo!

  • Biska
    Set 7th, 2009
    Biska says:

    Per Matteo ZapWeb.it: i “grandi”, per mettere i bastoni fra le ruote ai ricercatori (parlo delle ottiche) dovrebbero tutti fare cartello, e quando dico tutti non dico solo Canon e Nikon, ma tutti gli altri produttori (Sony, Olympus, Fuji, Kodak, Sigma, Tamron, ecc… e tutte le ottiche su medio e grande formato, ecc…), e inoltre “solo” su ottiche nuove di fabbrica: calcolando il parco ottiche già esistente, con un corpo macchina nuovo e open source, e più performante, il problema ottiche direi che non si potrà porre. Eventualmente, gli hacker avrebbero un altro “obiettivo” (mai come in questo caso!) di cui occuparsi… :o)
    D’altronde, Nikon fa già utilizzare le sue ottiche a Fuji, col risultato che vende più ottiche (ma non meno corpi macchina), per cui…
    HDR in macchina, o pdc ridotta tipo ottiche basculanti… Che sogno… Altro che sensore stabilizzato, questa sarebbe una vera manna dal cielo!

  • Luca Pianigiani
    Set 7th, 2009
    Luca Pianigiani says:

    Grazie per l’approfondimento, Matteo. Permettimi di segnalare che pur “nobile”, il CHDK non è “approvato” dal produttore della fotocamera, e quindi come giustamente dicevi non si tratta di una piattaforma “ufficiale”, ma non per questo volevo sminuirla, ma solo posizionarla in un concetto diverso rispetto alla proposta di Stanford.
    Penso anche che alcune aziende dovrebbero (potrebbero) guardare con grande attenzione a questo progetto, e non penso a Canon e Nikon, quanto a quelle aziende che finora hanno lavorato in ambito molto specialistico, professionale e di nicchia, e che potrebbero avere una nuova “primavera”. In questi mesi si è letto molto su fallimenti, chiusure, cessioni, abbandoni, per esempio nell’ambito del medio formato, per non parlare del “grande formato”. Come diceva Biska, lavorare sui piani di messa a fuoco potrebbe essere uno sviluppo software, per realizzare – questa volta più col software che non con la meccanica – soluzioni innovative.
    E’ solo un sassolino, ma mi fa piacere vedere come questa segnalazione abbia fatto sviluppare il discorso, e l’abbia fatto crescere con il contributo di voi tutti, quindi grazie ancora… magari riusciamo a seminare ancora, in questo ambito !

  • Luca Pianigiani
    Set 8th, 2009
    Luca Pianigiani says:

    Grazie per l’approfondimento, Matteo. Permettimi di segnalare che pur “nobile”, il CHDK non è “approvato” dal produttore della fotocamera, e quindi come giustamente dicevi non si tratta di una piattaforma “ufficiale”, ma non per questo volevo sminuirla, ma solo posizionarla in un concetto diverso rispetto alla proposta di Stanford.
    Penso anche che alcune aziende dovrebbero (potrebbero) guardare con grande attenzione a questo progetto, e non penso a Canon e Nikon, quanto a quelle aziende che finora hanno lavorato in ambito molto specialistico, professionale e di nicchia, e che potrebbero avere una nuova “primavera”. In questi mesi si è letto molto su fallimenti, chiusure, cessioni, abbandoni, per esempio nell’ambito del medio formato, per non parlare del “grande formato”. Come diceva Biska, lavorare sui piani di messa a fuoco potrebbe essere uno sviluppo software, per realizzare – questa volta più col software che non con la meccanica – soluzioni innovative.
    E’ solo un sassolino, ma mi fa piacere vedere come questa segnalazione abbia fatto sviluppare il discorso, e l’abbia fatto crescere con il contributo di voi tutti, quindi grazie ancora… magari riusciamo a seminare ancora, in questo ambito !

  • luca zampieri
    Set 9th, 2009
    luca zampieri says:

    Penso che un esempio calzante per noi sia il software open souce PTViewer progettato da Helmut Dersch della Technical University Furtwangen (http://webuser.fh-furtwangen.de/~dersch/PTVJ/doc.html) che poi è stato sviluppato e venduto dai vari PTGui, PTMac, ect. per fare il montaggio delle panoramiche VR. Mi ricordo che all’inizio praticamente dovevi essere un programmatore per utilizzare questo software, ed io infatti non ero in grado ed utilizzavo il vecchio e mai sviluppato quicktimeVR. Ora grazie alle idee iniziali di Dersch e allo sviluppo “a pagamento” di piccole software house (comunque di pochi € a confronto con le esose esigenze dell’odiata/amata adobe) mi ritrovo dei software che mi permettono di realizzare delle panoramicheVr full-screen ad alta definizione.
    Un ultima annotazione, non ringrazierò mai abbastanza Luca per averci permesso di avere uno spazio che ci apre ad visione globale delle varie trasformazioni in atto di questo “mestiere” che voglio continuare a fare a dispetto di tutte le avversità….

  • luca zampieri
    Set 9th, 2009
    luca zampieri says:

    Penso che un esempio calzante per noi sia il software open souce PTViewer progettato da Helmut Dersch della Technical University Furtwangen (http://webuser.fh-furtwangen.de/~dersch/PTVJ/doc.html) che poi è stato sviluppato e venduto dai vari PTGui, PTMac, ect. per fare il montaggio delle panoramiche VR. Mi ricordo che all’inizio praticamente dovevi essere un programmatore per utilizzare questo software, ed io infatti non ero in grado ed utilizzavo il vecchio e mai sviluppato quicktimeVR. Ora grazie alle idee iniziali di Dersch e allo sviluppo “a pagamento” di piccole software house (comunque di pochi € a confronto con le esose esigenze dell’odiata/amata adobe) mi ritrovo dei software che mi permettono di realizzare delle panoramicheVr full-screen ad alta definizione.
    Un ultima annotazione, non ringrazierò mai abbastanza Luca per averci permesso di avere uno spazio che ci apre ad visione globale delle varie trasformazioni in atto di questo “mestiere” che voglio continuare a fare a dispetto di tutte le avversità….

  • Luca Pianigiani
    Set 9th, 2009
    Luca Pianigiani says:

    Grazie a voi tutti: è un bel modo di crescere insieme. Le tappe che stiamo portando avanti sono quelle di Twitter (chi ha voglia di seguirci, anche prima della comunicazione ufficiale che faremo a breve, può seguirci: @jumperbuzz).

  • Luca Pianigiani
    Set 9th, 2009
    Luca Pianigiani says:

    Grazie a voi tutti: è un bel modo di crescere insieme. Le tappe che stiamo portando avanti sono quelle di Twitter (chi ha voglia di seguirci, anche prima della comunicazione ufficiale che faremo a breve, può seguirci: @jumperbuzz).

  • Matteo ZapWeb.it
    Set 13th, 2009
    Matteo ZapWeb.it says:

    Detto fatto, adoro questi nuovi sistemi di social network =o)

    Approposito… Visto che qui sono sempre più frequenti scambi di opinioni tra noi lettori e voi redattori… L’idea di creare un forum d’incontro? Sarebbe un bel sistema per parlare tra di noi e discutere di nuovi argomenti e osservare dove si spinge la nostra società…

    Comunque anche così ci date una gran bella opportunità! Ottimo lavoro, andate avanti così!

  • Matteo ZapWeb.it
    Set 13th, 2009
    Matteo ZapWeb.it says:

    Detto fatto, adoro questi nuovi sistemi di social network =o)

    Approposito… Visto che qui sono sempre più frequenti scambi di opinioni tra noi lettori e voi redattori… L’idea di creare un forum d’incontro? Sarebbe un bel sistema per parlare tra di noi e discutere di nuovi argomenti e osservare dove si spinge la nostra società…

    Comunque anche così ci date una gran bella opportunità! Ottimo lavoro, andate avanti così!

  • frankenphotography
    Gen 6th, 2010
    frankenphotography says:

    Ciao a tutti,
    è molto interessnate il progetto della Stanford, e sicuramente apre a nuove prospettive digitali. Io credo che l’industria fotografica abbia molto limitato la creatività dei fotografi, e spero che prima o poi ci si liberi di queste restrizioni, o almeno che si progettino insieme le fotocamere! è utopistico, lo so. Eppure ci sono tanti modi di far fotografia senza utilizzare i prodotti industriali, magari riciclando qualcosa, che non fa mai male. Se qualcuno ha qualche idea in proposito vi prego di segnalarla al mio blog sulla Fotografia Autarchica, frankenphotography.wordpress.com. Sto cercando di esplorare ogni modo di far fotografia senza industria…
    Mi viene in mente la riflessione di Ando Gilardi sulla “qualità media dell’immagine fotografica”, diffusa dall’industria, che ha fatto sparire eccellenti processi fotografici e macchine di qualità superiore. Vi ricordate delle tecniche di stampa al carbone, cannibalizzate durante la guerra della carta fotografica a sviluppo? La storia della fotografia è piena di esempi. Lode all’industria che ha diffuso la fotografia a livello popolare, superando le distinzioni tra gruppi più o meno pertinenti. Ma non sarebbe forse il caso, dopo 170 anni, di ricominciare a riappropriarsi della fotografia?

  • frankenphotography
    Gen 6th, 2010
    frankenphotography says:

    Ciao a tutti,
    è molto interessnate il progetto della Stanford, e sicuramente apre a nuove prospettive digitali. Io credo che l’industria fotografica abbia molto limitato la creatività dei fotografi, e spero che prima o poi ci si liberi di queste restrizioni, o almeno che si progettino insieme le fotocamere! è utopistico, lo so. Eppure ci sono tanti modi di far fotografia senza utilizzare i prodotti industriali, magari riciclando qualcosa, che non fa mai male. Se qualcuno ha qualche idea in proposito vi prego di segnalarla al mio blog sulla Fotografia Autarchica, frankenphotography.wordpress.com. Sto cercando di esplorare ogni modo di far fotografia senza industria…
    Mi viene in mente la riflessione di Ando Gilardi sulla “qualità media dell’immagine fotografica”, diffusa dall’industria, che ha fatto sparire eccellenti processi fotografici e macchine di qualità superiore. Vi ricordate delle tecniche di stampa al carbone, cannibalizzate durante la guerra della carta fotografica a sviluppo? La storia della fotografia è piena di esempi. Lode all’industria che ha diffuso la fotografia a livello popolare, superando le distinzioni tra gruppi più o meno pertinenti. Ma non sarebbe forse il caso, dopo 170 anni, di ricominciare a riappropriarsi della fotografia?

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