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E ora basta! Smettiamola di comprare Photoshop!

La rivoluzione è arrivata non certo inattesa, almeno non da chi ha guardato le evoluzioni commerciali di Adobe nell’ultimo anno, ovvero dalla nascita della CS6 e la contemporanea disponibilità della versione Creative Cloud: una soluzione che già lo scorso anno proponeva un modello di business (per Adobe) e di acquisto (per gli utenti) dei software non in soluzione “perpetua”, ma nell’ottica del “diritto di utilizzo”, una soluzione che dovrebbe essere enormemente apprezzata dai creativi, perché è proprio questa la medesima logica che viene usata in ambito creativo per vendere il proprio prodotto (fotografie, video disegni, scritti: il diritto di utilizzo e non la cessione del bene). Rispetto ad un anno fa, lo step dell’altro giorno compiuto da Adobe è stato definitivo: con la nascita della Creative Cloud (CC) sparisce il concetto di “possesso” del software ed esiste solo quello di “utilizzo”. Per farla semplice, spariscono “le scatole”, e sparisce anche il ruolo del “rivenditore”: si compra la licenza d’uso on line, scegliendo l’opzione che si desidera, si paga con la carta di credito e si parte.

Prima di analizzare “quanto si paga”, è bene capire un paio di cose, che reputiamo oggettivamente positive (e non siamo qui a fare marchette… quando abbiamo e avremo critiche da fare, le faremo, come abbiamo sempre fatto).

1) Se qualcuno ancora non lo ha capito, la Adobe Creative Cloud (oggi si chiama appunto Adobe CC, sparisce il termine CS e le relative numerazioni) non si usa “online” e ancor meno si usa tramite un browser come capita per alcuni software web based (come per esempio Google Docs): si scaricano, si usano, si salvano i files esattamente come si fa nelle versioni “inscatolate” anche perché sono esattamente come quelle. Uniche cose che cambiano sono che la licenza d’uso viene rinnovata ogni mese (e solo in quel momento è necessario essere on line per la verifica del diritto di uso; se non potete collegarvi in quel momento, si attiva un servizio che ve lo ricorda per qualche giorno, per evitare che si blocchi l’uso del software istantaneamente).

2) Se è vero che smettendo di pagare non si avrà più l’uso del software (come un affitto), è anche vero che non si pagano più gli aggiornamenti: appena il software viene aggiornato, si potrà scaricare ed usare. Saremo  sempre aggiornati in tempo reale, e questo sarà un grande passo in avanti nell’evoluzione del nostro lavoro.

3) Esistono piani per “singole applicazioni” (del tipo: uso solo ed unicamente Photoshop), ma il vero vantaggio sarebbe quello di possedere tutti gli applicativi (proprio tutti), perché – senza considerare gli sconti per chi ha già delle versioni precedenti – si spende poco di più e si entra a pieno titolo nell’uso di quella che, una volta, si chiamava Master Collection. Per farla semplice, con poco più di 50 euro al mese + Iva si ha a disposizione per esempio

Photoshop (e sappiamo cosa farcene)

Lightroom (che rimane però l’unico pacchetto che si può acquistare in modo “perpetuo”)

Premiere (così possiamo fare montaggio video)

After Effects (sarà il prossimo tool che amerete, dopo Photoshop… scommettete?)

SpeedGrade (per fare “coloring” di video)

Audition (perché l’audio bisogna gestirlo bene nei progetti multimediali)

inDesign (così possiamo fare brochure, riviste e pubblicazioni per iPad e smartphone)

Acrobat (così possiamo convertire files in PDF da inviare a chiunque)

E questa è solo una lista parziale, si può spaziare in molti altri software, ma abbiamo citato quelli che, secondo noi, sono i principali protagonisti dell’attività di un fotografo, come lo intendiamo noi: specializzato e flessibile, amante del lessico tradizionale della fotografia, ma anche dei nuovi media e delle nuove opportunità (creative e di business). In più ci sono molti servizi: da 20 Gb di spazio online per condividere lavori (con i clienti, con i collaboratori, con “noi stessi” per vedere i lavori sia su computer che sui device mobili) e poi la possibilità di avere un account “PRO” al social network creativo per eccellenza, Behance, recentemente acquisito da Adobe. Cosa ce ne facciamo? Per esempio delle gallerie del nostro portfolio, accessibile al mondo (tra l’altro, se volete, potete seguire le attività che svilupperemo proprio su Behance a breve: seguiteci qui)

La cosa interessante in questa politica economica è che si riesce a programmare: si sa che ogni mese il nostro costo per essere perfettamente allineati nel software è di 50 euro (24 euro circa se avete “almeno” una CS3). A vita? Si… a vita e questo è forse l’elemento di maggior disturbo: siamo un Paese che acquista le case e non le affitta, siamo una popolazione che cerca ancora un “posto fisso” senza capire che non esiste più, che dichiara con eccessiva facilità “Si, per sempre”, e poi non manteniamo la promessa, che paga i contributi sperando di avere una pensione che non sembra più raggiungibile. Il mondo non è più quello stabile e immobile che forse i nostri nonni conoscevano… oggi abbiamo qualcosa, domani forse no: ci dobbiamo abituare al fatto che per avere bisogna accettare l’insicurezza che domani potremmo rimanere senza nulla. Fa male? Forse, ma sarà sempre più difficile uscire da questa logica, oggi e nel futuro.

Qualcuno dirà: ma perché non posso rimanere con la mia “vecchia versione… che va così bene?”. Certo, si può rimanere indietro, ma prima o poi quella versione non funzionerà più sulle nuove macchine e da subito non si potrà sfruttare i vantaggi e le potenzialità delle nuove funzioni. Alcuni insisteranno… ma io non ne ho bisogno, vado bene così, e non c’è discussione con chi crede che il mondo possa fermarsi, perché non siamo noi (voi, il sottoscritto, la comunità) che possiamo cambiare i fatti, e i fatti sono quelli di un mondo che viaggia veloce. Altri ancora potranno dire: non mi sta bene, quindi “cambio” fornitore di software, e in questo c’è un’analisi interessante. Non pensiamo, infatti, che tutto sia eterno, con questa mossa Adobe immette sul mercato una potenzialità e un rischio per se stessa: quello che altri seguano altre strade, ed anche questo è da considerarsi una bellissima cosa. L’innovazione è fatta di coraggio, di nuove idee, di rischio, di nuove opportunità: personalmente uso moltissimo dei software per elaborare le immagini che non sono di Adobe, e alcuni li trovo spettacolari, al tempo stesso non posso nemmeno ipotizzare di poter rinunciare a molti dei software di Adobe; in futuro chissà: la sfida è aperta non solo dal punto di vista delle prestazioni e delle funzionalità, ma anche da quelle dell’offerta commerciale.

Pensate bene: quanti di voi hanno una versione attualissima di Photoshop? Pochi, vero? E perché – nel caso – non lo avete aggiornato? Molto semplice: costi (del software o addirittura del computer: se usate ancora un Mac con processore PowerPC per esempio siete rimasti fuori dagli aggiornamenti degli ultimi anni). E visto che il problema dei soldi si sta vivendo in modo molto evidente, specialmente in questi ultimi anni, c’è da chiedersi (molti se lo stanno chiedendo) se ha senso pagare a vita un software, ogni mese, oppure se rimanere alle versioni precedenti (non possiamo più dire “acquistare il pacchetto” perché non è più possibile). Facciamo due conti…

– Se avete una versione (comprata….) almeno CS3 – stiamo parlando di un software del 2007 – potete iscrivervi il primo anno a soli 29.90 euro al mese iva compresa per avere tutti i pacchetti, e a 9,99 euro iva compresa per avere un solo pacchetto. Significa che pagherete meno di 300 euro + Iva all’anno (con pagamento mensile di 24 euro + iva) per avere tutti i software che vi servono, oppure meno di 100 euro + iva all’anno per avere Photoshop “quello tutto nuovo” (8 euro al mese…). Fare una discussione su un costo di questo tipo, considerando le ore e i giorni che ci passiamo (e quello che possiamo fatturare) su questi software, ci sembra privo di senso. Se è “una spesa eccessiva” vuol dire davvero che dobbiamo cambiare mestiere.

– Più interessante è capire: prima chi aggiornava Photoshop ad ogni versione spendeva una cifra attorno ai 150/200 euro per avere una versione che però rimaneva di “Proprietà”, e questo è un parametro su cui fare una valutazione: oggi si pagano 1o0 euro circa all’anno per non “possedere” nulla. Al tempo stesso, queste discussioni vengono fatte da chi parla “in teoria” (ovvero, chi pirata il software e vuole avere una motivazione per dire che “i cattivi sono quelli che vendono il software ad un costo troppo alto). Chi era abituato ad aggiornare il software, troverà probabilmente questa soluzione più valida e vantaggiosa: si è sempre in linea con gli aggiornamenti (che in certi casi sono fondamentali per sfruttare la potenza delle macchine: il passaggio da 32 a 64 bit ne è un esempio).

– Certo, per chi non ha mai comprato il software, il costo al mese è un poco superiore (50 euro + iva per tutti i software, 19 euro + iva circa solo per Photoshop o altro software singolo), e sarà così anche per coloro che, dopo il primo anno, decideranno di proseguire l’abbonamento e non potranno avere lo sconto di “ingresso” in quanto utenti che passano da un vecchio prodotto, ma stiamo comunque parlando di cifre che, una volta acquisite come costo nella testa, potremo calcolarle con precisione nei nostri budget annuali (o più facilmente mensili).

– Adobe, attaccata da alcune persone delle comunità dei fotografi internazionali, ha fatto ventilare (ma non è detto, quindi non fateci affidamento, al momento) la possibilità di pacchetti ottimizzati per i fotografi, che per esempio sono abituati ad usare sia Photoshop che Lightroom, che come detto può essere acquistato ancora a “parte”, ad un costo attorno ai 130 euro. Se si fanno due conti… oggi se si acquista LR e un solo software (Photoshop) si paga nel primo anno circa 100 euro di Creative Cloud + Iva + all’instante dell’acquisto altri circa 100 euro + iva per LR, per un totale di circa 200 euro. Ha senso? Con cento euro in più (pagati in “rate” mensili”) si ha Photoshop, Lightroom e … decine di altri software. Secondo noi non ha senso ghettizzare i fotografi ad una comunità che magari potrebbe risparmiare qualche decina di euro all’anno per avere solo due software (per certi versi complementari). Il mondo dell’immagine ha bisogno di ben di più, e rimanere isolati non ci sembra una bella idea. Rimane poi in Italia il piccolo problema del definire “chi sono i fotografi”… ma questa è una storia a parte.

Speriamo che questo articolo possa chiarire i dubbi, ma anche aprire la mente: il software sta cambiando, e noi anche, con lui. Dobbiamo fare ragionamenti concreti: abbiamo bisogno di strumenti, dobbiamo essere efficienti, dobbiamo essere flessibili per cambiare nel corso dell’anno le nostre convinzioni (del tipo: oggi non ci interessa il video, poi arriva un cliente che ce lo chiede… o noi iniziamo a volerlo proporre perché altri concorrenti lo fanno e guadagnano tanto; oppure fare un prodotto su iPad, un album di matrimonio o un catalogo o un portfolio/app sul nostro lavoro: se abbiamo solo Photoshop non possiamo fare tutto questo). Avere tutto ci impone di usare/sfruttare quello che “paghiamo”, ed è una spinta psicologica e creativa non indifferente. Lo diciamo non per fare felice Adobe, ma per ragionare insieme sull’evoluzione, che a volte è fatta anche di prodotti (non sempre, come purtroppo si legge in giro). E, per finire, non si parlerà più di aggiornamenti “pesanti”, come i passaggi da una CS all’altra, ma aggiornamenti continui, che consentiranno di avere le novità quando disponibili, e non quando “pacchettizzabili”.

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Disclosure Statement (Comunicazione informativa)

Sunday Jumper è una pubblicazione gratuita, inviata a circa 7000 fotografi professionisti. In alcuni casi, parliamo di argomenti che sono trattati e sviluppati all’interno di corsi (i Jumper Camp) e all’interno di JumperPremium. Per esempio, parliamo di After Effects nei primi video di JumperPremium2013, ma solo perché pensiamo che sia interessante per i nostri abbonati. Gli stimoli lanciati dal Sunday Jumper non sono influenzati dal desiderio di “vendere” i nostri prodotti, trattiamo semplicemente argomenti nei quali crediamo, e che quindi segnaliamo. Il nostro approccio all’informazione si basa e si è sempre basato su etica e correttezza e su una continua ricerca, possibile anche grazie al ritorno di chi investe una modesta cifra all’anno per le nostre iniziative “a pagamento” (se volete, pensateci!).

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