Jumper

E il bambino, tra qualche mese, chiederà: papà…. cosa sono i pixel?

Presto ci sarà la presentazione – quasi sicura per domani, lunedì – di una nuova generazione di computer con schermo ad altissima risoluzione, con valori attorno ai 220 ppi (vedremo se vengono confermate le risoluzioni di 2880×1800 pixel per il 15 pollici e di 2560×1600 pixel). Non siamo qui a parlare di “prodotti”, non ci interessano, mentre ci sembra molto (molto) importante trattare una tematica che in parte è tecnica, e in gran parte “espressiva”. In pratica, si sta ultimando un percorso di aumento di densità di pixel  nato prima sugli smartphone (arrivati a superare il 300 ppi), poi i tablet (264 ppi) e ora i computer (appunto, sembra, 220 ppi), che a prima vista potrebbe essere irrilevante, ma che di fatto cambiano profondamente il rapporto di visualizzazione su un monitor. E visto che il nostro lavoro di fotografi finisce, inevitabilmente, per essere fruito su un “supporto” (sia questo un monitor di qualsiasi dimensione, oppure un “foglio di carta”), l’argomento dovrebbe interessarci, e molto.

Il primo punto fondamentale, è che di colpo scompare dalla “nostra vista” un elemento finora determinante dell’immagine digitale: i pixel. Il titolo di questo articolo in qualche modo gioca con questo elemento: tra qualche anno, ma anche tra qualche mese, un bambino potrebbe chiedere al suo papà cosa sono “i pixel” e non sarà facile farlo capire, se non ingrandendo a dismisura un’immagine. Un elemento così evidente fino a poco tempo fa, di colpo perde la sua sostanza visuale, un po’ come è successo con la grana della pellicola, sempre più minuscola da non essere più percepita. Qualcuno potrebbe pensare che questo elemento sia poco determinante, ma invece è più importante di quanto non si immagini, e finora poco considerato. Se chiedessi a tutti voi: “qual è la densità di pixel del vostro monitor?”, probabilmente molti mi risponderebbero con una citazione della quantità di pixel di base per altezza (1440×900 pixel, 1280×720 pixel, e così via), ma non è quello che ho chiesto. Quello che chiedo è: “quanti ppi ha il vostro monitor, quello che avete davanti ai vostri occhi, ogni giorno, per ore e ore”? In realtà, non lo sapete, e non perché siete “ignoranti”… solo perché nessuno ve lo ha mai detto. Se lo sapete, vuol dire che avete partecipato ad un nostro Jumper Camp sull’editoria digitale ;-) Alcuni, timidamente, potrebbero tentare la strada della “conoscenza di massa”, ovvero: “il monitor è a 72”, perché si sa questo, e si tende a non dare la definizione dell’unità di misura (sono dpi, pixel, pixel per pollice, patate, carote…..?). Bene, credo che l’ultimo monitor da 72 pixel per pollice (questa è l’unità di misura giusta, non i DPI, che sono “punti di stampa” e non pixel, e potremmo tenervi un’ora a ripassare il fatto che i punti di stampa e i pixel non corrispondono, se no stamperemmo a 150 Dpi e non  a 300, ma non posso soffermarmi su queste lezioncine…) sia stato prodotto dieci anni fa. La “risoluzione” dei monitor è superiore ai 72 ppi…. e allora perché prepariamo le immagini “per il monitor” a 72 ppi? Perché la nostra cultura digitale è molto limitata, e quella dei nostri clienti ancor di più.

Quindi… a che risoluzione lavora il vostro Macbook Pro? Il vostro iMac? Il vostro super-monitor-calibrato? Non lo sapete, so che non lo sapete… Date un’occhiata qui, e scoprirete per esempio che l’iMac ha 109 ppi, così come quello del MBP che ho davanti ai miei occhi in questo momento.  Vuol dire che da domani, potremo (se lo vorremo) raddoppiare questa risoluzione, ma non è molto importante che lo faremo noi… quello che è importante è che lo faranno i vostri clienti, siano queste aziende, privati, agenzie. E quindi dobbiamo prepararci a questo cambiamento di cultura: la stampa potrà essere di bassa qualità (si stampa sempre peggio, e si usa carta sempre più “povera”), ma la visione a monitor sarà sempre più precisa e nitida. In pratica, quello su cui vi facciamo riflettere è:

Tutto questo deve portarvi, credo, a riflettere: non si tratta di tecnologia, si tratta di rapporto tra occhi e immagine… non rimanetene fuori, da questi concetti, perché se no sarà inutile che si parli di “sensori”, di “ottiche”, di “effetto plastico dello sfuocato”, di resa di diaframmi che influiscono sulla nitidezza. Tutto questo perde di valore (se non nelle parole al bar con gli amici) se non ci si concentra sul fatto che il supporto/mezzo/media influenza quello che possiamo creare, e tutta la tecnica/tecnologia che sta a monte.