Documentare, un mestiere creativo da rivalutare

Documentare, un mestiere creativo da rivalutare

In un mondo in cui si pensa sempre e comunque ad “inventare qualcosa di nuovo”, la battaglia diventa sempre più serrata: spesso, ci troviamo a mettere in luce questo approccio, per esempio con gli studenti, che cercano disperatamente la “nuova idea che nessuno ha mai avuto”, senza considerare che probabilmente se pensano che sia davvero una “nuova idea” significa che hanno fatto poca ricerca (difficile credere che qualcosa non sia già stato fatto) e se proprio dovesse davvero essere esclusiva e unica, potrebbero esserci delle buone ragioni: magari non è una buona idea ;-)

La ricerca del “nuovo” porta ad un altro potenziale problema: quello di abbandonare le buone idee per cercarne altre. Quando un’idea è buona, conviene insistere: solo insistendo, riproponendo, riutilizzando, questa idea può davvero affinarsi e diventare sempre più perfetta. Cercando sempre la strada nuova si mette a rischio il risultato di questa ricerca, ma si rischia anche di non arrivare mai a fare qualcosa di davvero eccellente. Sì, fa male, ma è un insegnamento che va valutato.

Oltre al “fare”, c’è poi un settore che viene troppo poco considerato nel mondo dei creativi, che è quello non del “creare qualcosa di nuovo” ma di organizzare, ordinare, rendere accessibile, dare merito e valore a qualcosa che “già esiste”. Un senso che, per certi versi si avvicina al concetto di economia circolare e di ecologia: perché produrre qualcosa di “nuovo” quando c’è così tanto da riutilizzare? E quanto si butta via, o non si recupera, quando invece ancora ha un enorme valore? Il documentare è un gesto di cultura, di rispetto, e anche di creatività, perché trovare nuovi ruoli e nuove fruizioni a qualcosa che rischiamo di perdere richiede grande creatività.

Di recente, sto leggendo un libro molto interessante (quanto sarebbe opportuno dedicare in agenda un tempo quotidiano alla lettura, quanto ci fa crescere e superare le difficoltà che si mostrano di fronte a noi, ogni giorno?) che tra le varie cose parla proprio di questo concetto, a partire dal titolo, Documanità, filosofia del mondo nuovo (autore: Maurizio Ferraris), vi segnaliamo una citazione, che abbiamo considerato interessante:

 

“Ma già si fa avanti una documanità, una umanità la cui massima funzione sta nel produrre documenti su di sé, documenti minori o minimi, ma utilissimi, come i documenti delle nostre navigazioni sul web, o documenti maggiori e massimi come le produzioni dello spirito e della cultura. Tutti questi documenti si rivelano essenziali per la profilazione dei bisogni e dei comportamenti, l’automazione della produzione che ne deriva, e la razionalizzazione della distribuzione, con il conseguente abbassamento dei prezzi. Se compresa nella sua vera struttura, la rivoluzione documediale è dunque portatrice di un circolo virtuoso tra l’automazione della produzione generata dalla raccolta dei documenti prodotti dagli umani e il mondo della vita in cui hanno luogo gli atti degli umani destinati ad alimentare la produzione di documenti. Da una parte, l’automazione rende possibile la registrazione, l’archiviazione, la profilazione e il riuso delle forme di vita umana. Ciò che chiamiamo «intelligenza artificiale» non è che questo.”

Questa citazione parla di documentazione anche vista nei minimi termini, quelli che possiamo definire dati, su cui si basano tutti i processi di profanazione sul web e nel digitale, ma come si può leggere tra le righe, l’approccio è decisamente più ampio e profondo, e sarebbe utile dedicare a questo pensiero più tempo e attenzione. Sappiamo però che, rimanendo in questo contesto, rischiamo di non mostrare facilmente il lato più “pratico” e concreto, qualcosa che – al di là delle belle parole – sembra non essere attuabile nel lavoro quotidiano (e non è così, anzi…). Per questo, oggi, mettendo insieme i puntini per scrivere questo Sunday Jumper, siamo stati molto felici di trovare il lavoro di un fotografo, Joel Sartore, che collabora con il National Geographic e che è il fondatore di un progetto bellissimo chiamato Photo ARK (l’arca fotografica) che per ora ha “ritratto” oltre 11 mila specie di animali e che è possibile anche in parte fruire da Google Earth. Un progetto pluriennale che ci regala una esperienza visuale incredibile, una forza che mette in evidenza quanto sia importante lavorare per proteggere e conservare la memoria di tutto quello che rischiamo, in qualsiasi momento, di perdere: la pandemia dovrebbe averci dato uno scossone sul quanto siamo “fragili” e quanto siamo “di passaggio” su questa terra (ma anche, sempre che siano veri, guardando fatti che vanno oltre, verso una fantascienza che sembra oggi essere presa con maggiore serietà o “sincerità” anche dagli organi governativi, come il Pentagono, anche di rapporto con esseri che fanno parte di mondi sconosciuti, per noi non ancora compresi o valutati).

Lo stesso progetto di Joel Sartore, che torniamo a dire è un fotografo… di recente ha guadagnato un nuovo partner in Oppo, azienda produttrice di smarphone che sta facendosi spazio nell’area dei device di fascia alta con il suo  modello Find X3Pro che per promuovere la sua funzionalità “innovativa”, ovvero la ripresa di “miliardi di colore” (tecnicamente, si parla di trattamento del colore a 10 bit), ha deciso di proporre una serie di video dove Joel mostra una serie di “ritratti”, foto e video, di animali puntando sull’importanza di preservare, almeno nella memoria fotografia, delle sfumature di colori che sono caratteristici di alcune specie animali che rischiano di sparire. Il collegamento è che, con la scomparsa di questi animali, scomparirebbero dei “colori”, e questo lavoro fotografico aiuterà a mantenerli vivi. Se volete vedere questi video, potete guardali qui sotto, divisi per i colori Rosso, Verde, Blu, raccontati dallo stesso fotografo che si vede all’opera.

Ricordiamoci: abbiamo un ruolo, che non è solo quello del “creare”, ma del proteggere, del ricordare, del trovare anche nuove opportunità di lavoro in questa attività, che come si può vedere dal lavoro di Joel, ha un senso e trova fondi e risorse.

 

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