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Come si scelgono i migliori fotografi professionisti europei? E chi può giudicarli??

Qual è la qualità professionale nell’immagine fotografica? Il quesito spesso lo sbattiamo sul tavolo della discussione, per mettere in luce quanto questo termine possa essere a volte pretenzioso e fuorviante. Ed è anche un’occasione per riprendere tale concetto ed interrogativo quando qualche occasione si prospetta davanti agli occhi, magari con il presupposto di essere un metro di paragone, un punto fermo, un riferimento.
Qualche giorno fa abbiamo ricevuto, dall’accorto ufficio stampa della FEP – la Federazione che unisce i fotografi professionisti Europei, una specie di Associazione delle associazioni dei vari Paesi europei – sui risultati del Premio di miglior fotografo del 2011: nomi, graduatoria e immagini. (Se volete, potete dare un’occhiata alla gallery che abbiamo pubblicato qui. By the way, un motivo in più per usare Dropbox: creare gallerie di immagini, gratis e in un secondo…)
Su tale risultato vorremmo fare delle analisi, e non per criticare (non troppo, e specialmente non solo) questa Federazione, ma proprio per fare – come detto – un’analisi insieme. Partiamo dalla qualità (e poi andiamo oltre): se questa è la migliore qualità che c’è tra i professionisti europei, forse siamo messi male. Non sono foto brutte, beninteso: alcune forse sono un po’ scontate, alcune realizzate senza eccessiva maestria tecnica, altre promettenti… ma complessivamente il risultato è deludente: messe tutte insieme, in una mostra, non crediamo che possano strappare applausi.
In Europa, forse, non ci sono creativi di alto livello? Assolutamente si, anzi: ce ne sono tantissimi. Forse non sono stati tra quelli che hanno mandato le 2000 immagini selezionate? E, allora, prima di tutto, sarebbe opportuno dire che questa non è una selezione “dei migliori fotografi europei“, ma dei “migliori fotografi appartenenti alla FEP“, una nicchia nella nicchia che non può certo rappresentare una realtà così profondamente colta e legata alla storia dell’arte. Ho in mente almeno un centinaio di fotografi eccellenti, in Europa, che non fanno parte di questa selezione, che forse avrebbero potuto innalzare la qualità rappresentativa del nostro continente. Forse la pretesa di rappresentare l’Europa doveva quindi essere presentata in modo forse più umile: il premio del nostro migliore professionista FEP. Al tempo stesso, per non essere troppo critici nei confronti dell’organizzazione in questione, possiamo dire che molti professionisti, magari anche i più bravi, non amano condividere, partecipare, confrontarsi con i colleghi, e forse fanno vita “diversa“. Insomma, un po’ è colpa di tutti. Ma fosse solo questo, il problema, potremmo anche chiuderla qui la questione. No, non è finita.

Il punto che ci preoccupa non è solo che non sia presente in questa selezione qualche nome che davvero rappresenti una qualità sensazionale in Europa in ambito fotografico (dai, evitiamo di citare i nomi), ma la preoccupazione è: siamo sicuri che questo livello di qualità certifichi davvero la professionalità? E davvero questa la qualità che rappresenta il muro invalicabile tra la qualità rappresentata da chi lavora in questo settore, rispetto a chi fotografa “solo” per passione, per diletto? Insomma: possiamo trovare una qualità più alta di questa sbirciando su Flickr, su DeviantART o su altri siti, dove ci si “diverte” a pubblicare fotografie? Purtroppo, va detto (almeno dobbiamo dirlo noi, per nostra etica): su Flickr – anche facendo una selezione localizzata sull’Europa – di fotografi molto più interessanti e di qualità che ne sono a tonnellate. E rientrano in una seleziona naturale che ha, come “medaglie“, l’approvazione e l’ammirazione del mondo, sotto forma di visite, di numero di commenti, di rating e, non ultimo, di visibilità che crea occasioni di lavoro (le storie, in questo senso, sono tante).
Dove è la qualità, allora? Qualcuno può dire: il professionista è quello che è in grado di fare quello che viene richiesto alla perfezione, non solo il suo estro. Mmm… forse la discussione è vecchia: il mercato vuole specialmente cose fresche, innovative, originali, belle… e questo si trova molto più “in giro” per il web che non nelle cerimonie un po’ rarefatte di una premiazione internazionale. Le cose succedono, ad ogni istante, e la fotografia cresce e si evolve non certo in attesa di entrare in certe caste.
C’è un’altra preoccupazione: se questa promozione della qualità della fotografia deve servire anche a dare indicazioni al mercato, ai giovani che iniziano il loro mestiere (in un periodo così difficile, poverini tutti, ma anche coraggiosi!), per dare un contributo al trovare strade per superare le difficoltà e le incertezze, allora perché cristallizzare “La fotografia” in una rappresentazione che pur merita un suo spazio, ma che non può certo pretendere di rappresentarla globalmente? Perché non è stato indetto anche un premio per la migliore realizzazione di “Immagine in movimento” realizzata con una V-SLR, perché non anche qualcosa per premiare e stimolare l’uso della multimedialità e dell’uso della fotografia sui nuovi media? Perché non elevare, con un coraggioso premio speciale, anche la fotografia realizzata con un cellulare ed elaborata con software poveri ed economici direttamente su questi device? Non lo diciamo perché noi seguiamo questi orientamenti, ma solo perché non si può rimanere fermi, mentre il mercato corre alla velocità della luce. Si rischia di premiare non la mente più creativa e contemporanea, ma solo quello che “una volta era la fotografia”. Nemmeno nelle tematiche, un guizzo: foto di paesaggio, commerciale, ritratti, matrimonio, reportage… sembra di essere all’epoca del secolo precedente, ma non verso la fine … ;-)
Ammettiamolo, la musica è andata oltre Nilla Pizzi, il cinema è andato oltre Federico Fellini, la pittura è andata oltre Pablo Picasso… e tutti quelli citati sono stati grandi (grandissimi) artisti. Perché la fotografia deve rimanere ancorata al suo passato? Lo diciamo con rispetto per il passato e per la tradizione, non disprezziamo, diciamo solo che prima che possa riproporsi come “revival” e “vintage Beauty” deve passare necessariamente da un periodo di allontanamento dagli schermi.
Ci piacerebbe applaudire ad iniziative che mettono in luce nuove linfe e vitalità della fotografia, ci piacerebbe vedere premiazioni che cercano i migliori non solo “dentro” il proprio territorio, ma ovunque, perché il mondo non deve e non può essere più fatto di caste, di tribù, di meccanismi autoreferenziali. Chiediamo troppo? Noi speriamo di no, questa vuole essere una piattaforma di dialogo e di confronto, di critica costruttiva, un movimento che vuole “muovere”. Che non sta zitto se c’è da parlare, da cambiare.