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Cambia il software, come siamo cambiati noi? Prima degli annunci, parliamone…

Domani è un giorno importante per il mondo del software: viene annunciata in tutto il mondo la nuova Adobe Creative Suite, che porta il numero 6 (CS6) e che ci stupirà con effetti speciali che dovranno essere sufficienti per portarci a mettere mano al portafoglio, ormai con una frequenza costante di una volta all’anno. E, si sa, il periodo non è dei migliori, possiamo anche mettere mano al portafoglio, ma probabilmente è vuoto. Malgrado questo, questo mestiere, questo “lavoro-passione” ci chiede e ci offre lo sforzo di essere sempre aggiornati, di andare sempre avanti e la scadenza annuale è sensata considerando la velocità non tanto della tecnologia (che, in realtà, corre molto più velocemente), ma del mercato. Curioso analizzare il “concetto” di mercato, perché ha diverse sfaccettature:

  1. il mercato di chi produce comunicazione e immagine (noi)
  2. Il mercato di coloro che commissionano comunicazione (che deve correre sempre di più)
  3. Il mercato di Adobe (che deve mostrare risultati, fatti e non parole, agli azionisti)

Insomma, per tutti è utile correre, gli appassionati dello “Slow” devono accettare questa dura realtà: sono ben pochi i campi che possono ancora permettersi di andare con calma. Il problema da porsi non è “se” bisogna correre (la risposta è si… ahimè), ma “verso dove” bisogna correre. Nella foga del muoversi velocemente, il rischio è quello di correre dalla parte sbagliata, con conseguenti risultati catastrofici. E parlo per tutte e tre le categorie: Noi “creativi”, i nostri clienti e la stessa Adobe (e aziende analoghe).

Non sarò presente domani alla conferenza stampa di presentazione di CS6, per svariati motivi (alcuni ho cercato di spiegarli all’ufficio stampa, non so con quale risultato, in ogni caso seguirò le novità direttamente dalla fonte) e ancora più volutamente non mi sono messo ad inseguire gli “assaggi” delle tecnologie che sono state incluse in questa nuova edizione: non mi interessano i dettagli, voglio guardare negli occhi l’aspetto della visione, il resto troppo spesso non è altro che specchietti per le allodole, non mi faccio impressionare (almeno, non più) dalle soluzioni mirabolanti, spesso purtroppo mostrate con esempi perfetti, in “demo” efficaci che non evidenziano i limiti che esistono poi quando si lavora concretamente. Importante, invece, è capire come Adobe interpreta questo periodo di transizione, come e quanto vuol essere il punto di riferimento che finora è stato  per orientare in mercato e non solo vendere pacchetti. E questo lo si può vedere solo analizzando la visione, e meno i dettagli che pur saranno ingredienti utili per il prossimo anno di lavoro.

Perché parliamo di “periodo di transizione”? Perché il mondo, rispetto al 12 aprile del 2010 (data di presentazione di CS5, l’ultima “major release”, visto che quella dello scorso anno, e comunque quelle che sono contrassegnate dal numero intermedio, come la 5.5 sono considerate più update che non versioni “complete”) è cambiato molto. Ma proprio tanto. Vediamo alcuni elementi:

1) E’ iniziata l’era dei “computer-tablet” che stanno cambiando la faccia dell’informatica, della fruizione e anche della produzione della comunicazione

2) Siamo al tramonto dei computer “Desktop”, in particolare di quelli “tower”. I computer ormai sono portatili, chi ancora usa modelli “pesanti” sono sempre meno, è probabile che Apple possa chiudere questa divisione a breve, e comunque quello che sta cambiando è il “luogo di lavoro” che impone spazi più piccoli, ma specialmente attività “mobili”

3) La comunicazione diventa sempre più “MULTI-mediale” (in maiuscolo), ma non nell’ottica del “multimediale” di una volta (quello in minuscolo): si parla di una comunicazione che si muove, che ci accompagna in un percorso, che coinvolge tutti i nostri sensi. Sempre meno esisteranno professionalità così separate come una volta, ma mentre due anni fa ancora si trattava di una sensazione, ora si tratta di fatti acquisiti. L’evoluzione delle V-SLR (le reflex che fanno video) ne è un esempio, non si pensa più alla “semplice” fotografia, anche quando si utilizza una fotocamera…

4) I dati ormai sono da gestire “su cloud” e questo tipo di cultura non è detto che venga così ben analizzato da aziende tradizionali. Adobe ha annunciato il suo programma “Creative Cloud”, ma dobbiamo vedere quanto e come risulterà davvero efficiente nella pratica, a confronto con altre aziende che il Cloud lo hanno inventato e che lo hanno nel loro DNA per approccio e cultura, non per opportunità. (e non dico che Adobe possa non avercela, questa cultura, ma ancora una volta dobbiamo vedere all’opera i fatti, per intenderci Google non deve dimostrare nulla in questo campo, lo si sa che sono capaci di interpretare questo settore al meglio…).

Dove ci possono essere dubbi, su questa CS6? Non ci sono, sarà sicuramente una degna nuova versione, ci permetterà di fare meglio e con maggiore produttività un sacco di cose. Quello che mi (ci) preoccupa non è la CS6, ma la CS7 e quindi qualcuno dirà…. chissene… ne riparleremo tra due anni, ma è sbagliato l’approccio: sono i fatti di oggi che ci fanno capire se la Cs6 ci porterà a superare un futuro incerto, i giochi si “giocano” ora, tra due anni tutto sarà più chiaro, ma ora dobbiamo capire cosa saremo tra due anni, e non è detto che la CS6 ce lo mostrerà e se ci darà la giusta interpretazione del futuro. Visto che rischiamo che questo post diventi un libro, cerco ancora una volta di individuare i punti principali del pensiero, per agevolare questo processo di interpretazione:

1) Se il lavoro sarà sempre più “MULTI-mediale” (con la maiuscola) servono tante competenze che rischiano di non essere individuate e dominate all’interno di una suite così enorme, non abbiamo un anno per imparare a conoscerla, perché tra un anno esatto ci sarà una nuova versione, ma specialmente perché se studiamo per un anno il software non riusciremo a guadagnare per sopravvivere… “il mestiere” (Guru Adobe esclusi) non è quello di conoscere il software, ma di usarlo velocemente e in modo efficiente per produrre lavoro.

2) Se abbiamo bisogno di lavorare nella fotografia, nel video, nella grafica, sul web, nel multimediale, nell’editoria digitale vuol dire che dobbiamo acquistare una Master Collection (quella che contiene “tutto”) che oltre ad occuparci diverse decine di Gb di spazio costa davvero tanto (molti diranno “troppo”, io mi fermo a dire “tanto”, perché troppo spesso – in questo periodo di crisi – il problema non è quanto costano le cose, ma quanto ci fanno rendere…).

3) Oggi sul mercato di sono App che stanno prendendo la filosofia delle “app” dei device mobili, per proporre ingredienti molto freschi e molto efficienti, che specialmente possiamo comprare (spendendo pochi euro, davvero pochi) solo quando davvero ci servono. Invece che comprare una scatola com mille caramelle, e poi le lasciamo lì quasi tutte perché sono gusti che non ci piacciono o che non abbiamo modo di assaggiare), compriamo una caramella alla volta, quando scopriamo una nuova caramella la compriamo e la gustiamo all’istante. Adobe (e noi tutti) abbiamo sempre detto che non si può vivere senza Photoshop, perché qualsiasi immagine deve comunque passare da questa “tappa”, e la convinzione è che non sarebbe nato nessun software in grado di competere con lui. Vero, assolutamente vero nella visione “tradizionale”, ma oggi gli equilibri possono essere cambiati, e conosco professionisti che non solo non usano più Photoshop, ma non usano nemmeno più un computer, usano un iPad. Siamo agli inizi, senza dubbio, per questo parlo “da qui a due anni”… tra due anni sarà tutto diverso: prendetevi questo post e tra due anni ne riparliamo, ok?

4) Quello che conterà sempre di più saranno i network, il lavoro che sarà gestito a distanza, e per questo servono soluzioni intelligenti che prevedano le difficoltà dei server, degli upload, del download, delle sicurezze informatiche, della scarsa cultura digitale sia nei creativi che negli utenti. Cosa si sta facendo per questo? Personalmente, sto testando dei sistemi che mi permettono di condividere contenuti anche molto pesanti evitando per esempio l’upload (che in Italia, specialmente, è un dramma almeno venti volte più complesso rispetto al download). Per ora le soluzioni che devo (per forza) usare con Adobe per la pubblicazione di riviste digitali porta invece all’esigenza (folle) che per vedere sull’iPad un documento creato sul computer  (e i due device sono uno accanto all’altro sulla mia scrivania) io debba fare un upload di tutti i contenuti sul web per poi scaricarli sul Tablet.  Ci auguriamo maggiore attenzione a questi “dettagli”, l’avremo?

5) La curva di apprendimento deve essere veloce, e per riuscire a fare questo è necessario ridurre e non appesantire tutto il flusso di lavoro. Ci vogliono soluzioni che si possono occupare, con intelligenza, di componenti non solo ripetitive, ma anche difficili da comprendere da parte di una categoria di utenti che si avvicina a nuove forme di comunicazione. E’ il workflow che non funziona più, che non funzionerà più, e la suddivisione per “argomenti tecnici” (Photoshop per le immagini, Premiere per il montaggio video, Indesign per impaginare, Illustrator per disegnare…) non sarà più coerente con le esigenze future. Non parlo di ora… ancora una volta mi devo ripetere, perché so che alcuni diranno che oggi è ancora così (e di conseguenza diranno che “se oggi va bene, sempre andrà bene”).

6) Interfaccia: il fatto (questo l’ho spiato in anteprima, alla fine sono un curiosone) che sia possibile oggi avere un’interfaccia scura e non chiara non è certo un passo in avanti… Dai, è come dire che preferisco le more e non le bionde… Mica che ci possiamo fermare a questo. C’è un lavoro incredibile che si sta facendo per evolvere l’interfaccia tra uomo e macchina, e questo renderà più intuitiva e interattiva ogni fase del lavoro, possibile che Adobe che ha attorno tutti i migliori creativi al mondo (come utenti, non che stia facendo molto per dialogare con loro, in questo periodo… anche questo è un consiglio serio che andrebbe ascoltato) non potrebbe lavorare su questo sviluppo, cercando di unire il meglio di quello che si sta sviluppando sulle interfacce Touch con quello che deve esistere ancora sul desktop pilotato da tastiera, mouse e tavoletta grafica. A proposito di questo, dobbiamo guardare con un’attenzione totale al lavoro eccezionale che sta facendo Wacom in quest’ultimo periodo, ha la capacità di vedere oltre, di inventare nuove modalità di interazione, di trasferire con sensibilità ogni “sfumatura”… bravi, bravi! Insomma, “persino” Microsoft sta facendo passi in avanti con l’interfaccia Metro, non può essere più avanti rispetto ad Adobe che è la padrona di casa…

Quello che non vorremmo, domani, è sentirci raccontare tanti nuovi “tools”, tanti nuovi automatismi: siamo stufi di vederli sulle fotocamere, e lo stesso vale sul software. Sono importanti, ci aiuteranno, ma da Adobe vogliamo di più: vogliamo che confermino che vogliono essere accanto a noi tutti per il futuro, che non si sta “solo” vendendo delle scatole e delle bacchette magiche, ma che ci stanno accompagnando verso un’evoluzione che in gran parte gli utenti (clienti) in questo momento non riescono a comprendere. Perché noi tutti metteremo – lo promettiamo – mano al portafoglio vuoto, faremo di tutto per essere da parte di questa CS6, ma lo si fa per fiducia, perché oggi è difficile individuare un compagno di strada migliore. Ma abbiamo bisogno di fatti, di percorsi dove tutti dovranno mettere in campo sforzi e fatica, cercare di capire e di mostrare, di avere voglia di credere che bisogna correre dalla parte giusta. Domani vediamo… dopodomani decideremo…

AGGIORNAMENTO:

La presentazione della CS6 è avvenuta e sul sito di Adobe potete trovare tutte le informazioni. La cosa importante è – per rispondere a tanti che hanno polemizzato sul concetto dei “costi” è la soluzione Creative Cloud, che permette – al costo di 59 euro al mese – di avere accesso a tutti i programmi di questa Suite, di poterli scaricare e usare liberamente sul proprio computer. Inoltre, in questa cifra, ci sono anche 20 Gb di spazio per archiviare, condividere e sincronizzare files e lavori. Questo significa che  oggi è possibile cambiare approccio all’acquisto del software, ed è un primo passo importante (che pur conoscendo… non potevamo dire ieri in quanto ancora “segreto”) e anche un qualcosa che dovrebbe “zittire” quanti ancora dicono che non aggiornano il software o addirittura lo piratano perché “costa troppo”. Da oggi questi discorsi non saranno più validi: se non si passa a CS6 è solo perché non lo si vuole (non dite che un professionista non ha 59 euro al mese per i propri strumenti di lavoro). Rimangono comunque tutte le questioni discusse e affrontate in questo post e nei suoi relativi commenti. Potete leggere le faq su Adobe CreativeCloud qui: http://www.adobe.com/it/products/creativecloud/faq.html