Il mondo che sta attorno a noi non è gratis, perché i fotografi lo regalano?

Il mondo che sta attorno a noi non è gratis, perché i fotografi lo regalano?

Positano_Tassa_fotografia
Yoosun Won

La notizia è della settimana scorsa, era in “prima linea” per il nostro Sunday Jumper precedente, ma poi ha prevalso un altro tema (questo); nel frattempo, un paio di persone ce lo hanno segnalato, perché sarebbe stato ovvio che ci poteva interessare. E’ presto detto: Michele De Lucia, il sindaco di Positano, una delle meraviglie del nostro territorio, e più precisamente sulla Costiera Amalfitana, ha decretato che se si desidera fotografare a scopo commerciale devono pagare una “tassa” di mille euro “per le riprese fotografiche/pubblicitarie” e di duemila “per le riprese video/cinematografiche” (le foto/video dei turisti non rientrano in questo: tutti possono scattare foto senza nulla dovere al Comune). Il senso, quindi, è che se si “abbina” il nome di un brand, un prodotto, un vestito, all’immagine di Positano, bisogna pagare, ma anche un fotografo di matrimonio che scatta delle foto a degli sposi e si vede in modo evidente il panorama del gioiello della provincia di Salerno, dovrebbe pagare questa tassa perché le fotografie che scatta sono a fini di “lucro”.

Qualcuno potrebbe discutere, anche se questo argomento – il copyright del panorama – è tematica discussa da anni e tutelato. Ci sono Paesi che hanno limitato tale copyright rendendo “libero” il panorama (palazzi, luoghi pubblici, opere esposte all’esterno), altri invece (tra cui l’Italia) che invece non consente indiscriminatamente tale diritto, se volete qui trovate una mappa che mostra la situazione europea. Nel mondo ci sono altre situazioni simili a quelle di Positano, alcune situazioni assurde prevedono addirittura un pagamento anche per un uso “Non commerciale”, come per esempio il caso di Laguna Beach, in California. Ed è leggendaria la proibizione di fotografare e riprendere le luci della Tour Eiffel a Parigi, perché coperte “da diritto d’autore”, esattamente come un quadro o un brano musicale.

Ci sono regole, leggi, che bisogna conoscere, rispettare e anche analizzare. E’ certo che possono non fare piacere, specialmente se rischiamo di dover pagare “noi” e altri – più furbi – no. C’è anche il problema del come si appare agli occhi delle autorità: un eventuale controllo verrebbe fatto, probabilmente, su chi “apparentemente” è un professionista, quindi fotocamere, accessori e approccio che rende chiara l’attività professionale, anche se potrebbe esserci l’assurdo (neanche tanto assurdo) che un dilettante potrebbe avere tra le mani una fotocamera professionale, e un professionista uno smartphone: davvero sarebbe distinguibile? Consideriamo infatti che nel caso di fotografie di matrimonio, la “prova dell’uso commerciale” non sarebbe poi così visibile perché rimane essenzialmente in ambito privato, ma che se vengono fatti controlli, la tassa scatterebbe subito, come un’infrazione di un divieto di sosta.

Al tempo stesso, tutto questo ci deve far riflettere, in termini di strategia e di marketing. Pagare per un “valore aggiunto”, invece che creare arrabbiatura e polemica, dovrebbe farci capire che se qualcuno è capace di farsi riconoscere questo valore (il sindaco di un Comune)… dovremmo farlo anche noi. Abbiamo un patrimonio, attorno a noi, che diventa panorama, scenografia, che propone ingredienti di storytelling che è la nostra terra, la nostra carta magica, la differenza rispetto a tutti gli altri. Eppure, se in questo momento ci arrabbiamo perché forse oggi “dobbiamo/dovremo pagare” questo valore, in realtà non abbiamo mai pensato di “farlo pagare”. Non come tassa, ma come elemento di distinzione, abbiamo sempre dato per scontato che ci fosse, abbiamo sempre forse pensato che i clienti lo reputassero un elemento aggiuntivo, e lo abbiamo “regalato”. Il marketing deve portare a far capire quello che effettivamente stiamo proponendo come prodotto, se è una vista mozzafiato… questa non deve essere considerata una semplice “scelta di inquadratura”, e non deve nemmeno essere qualcosa che “fa parte della nostra creatività”… quella deve essere venduta come prodotto primario, il panorama, esattamente come l’album, come le ristampe, come la ripresa video…. sono ingredienti di una ricetta. Bisogna far capire cosa si compra, e a volte è più facile farlo capire puntando il dito su elementi così coreografici (i clienti non capiscono il numero di pixel, il RAW, la conversione colore, le ottiche luminose… ma capiscono altri valori, come un panorama unico al mondo).

Ancor di più, pensando all’estero: in ogni parte del mondo ci sono luoghi fantastici, ma di sicuro in Italia non ci mancano, e sono molto diversi rispetto a quelli che si trovano in altre parti del mondo. Ci possono essere (ci sono) molte persone disposte a “comprare” un sogno che è anche e soprattutto “luogo”. Investite per farlo capire, per presentarlo, per metterlo sul piatto. Create un valore su quello che potete proporre… non fate fare questo lavoro ai sindaci delle località, fatelo voi per primi… e fatelo in modo intelligente, non certo con l’approccio del “biglietto da pagare”… che darebbe solo fastidio, ma come una meravigliosa occasione da sfruttare…

Go to top
Back

This is a unique website which will require a more modern browser to work!

Please upgrade today!

Share