Gif animate: i fotografi professionisti iniziano a crederci?

Gif animate: i fotografi professionisti iniziano a crederci?

Gif animate
@ Copyright jeffrey-l-bennett

 

Le gif animate sono “roba da dilettanti”, sono il classico esempio del cattivo gusto, con cui solo i ragazzini si divertono. Quanto razzismo, in queste parole: lo snobismo della cultura visiva è un grande pericolo, specialmente perché chi segue questo approccio parla di “alta cultura” e poi ben si tiene lontano da musei, da pubblicazioni di approfondimento e studio dell’Arte (con la A maiuscola); d’altra parte, è più facile definirsi artisti che non studiare l’arte sul serio. Quello che notiamo è che però qualcosa sta cambiando tra i giovani che, anche quando appassionati di arte, non sono così chiusi, e spesso esplorano strade contemporanee sui media e sui social. E’ la generazione meno giovane, che non capisce e non accetta il confronto con il “nuovo”, che preferisce parlar male delle tendenze della comunicazione, invece che cercare di scendere più a fondo.

Le gif animate, è vero, sono una forma visuale che spesso cade nell’eccesso, nell’estremo, nel kitsch, ma se ci guardiamo indietro molte forme d’arte o di tendenze culturali e di stile partono dagli eccessi, dal collegare insieme elementi di contrasto per scoprire nuove visioni, che provocano per far cambiare il futuro. E, ancora una volta, c’è la questione delle frasi ad effetto: “non sarà mica arte, questo lo potrei fare anche io” e lo dicono guardando opere di Picasso, o di altri artisti moderni.

Lasciatevelo dire: i ragazzi bravi, creativi, innovativi (ho a che fare con fiumi di circa 150/200 ragazzi ogni anno, ho una buona esperienza in merito) hanno molte richieste di immagini animate che poi si trasformano in Gif Animate, è uno dei pochi settori dove trovano spazio e lavori pagati, proprio perché in giro non ci sono “professionisti affermati” che si occupano di queste cose. Mentre chi produce immagini “per lavoro” passa il tempo a urtarsi e offendersi di questa tendenza che “ammazza la cultura dell’immagine”, le nuove leve iniziano la loro carriera e si posizionano sul mercato. E approfondiscono una cultura e un linguaggio che non è “solo” quello di far muovere, comprendono che monitor non sono media che tollerano volentieri immagini che sono “ferme”, e hanno ben in mente come si consuma l’informazione: si usa il pollice e si scrolla, velocemente.

Gif animate: i Cinemagraph, una storia vecchia e ancora poco compresa dai professionisti

Ovvio che nel tempo, anche i professionisti hanno aperto in parte gli occhi, peccato che hanno guardato e non hanno capito poi così bene il concetto. Per esempio, si sono innamorati del Cinemagraph (ne abbiamo parlato tanti anni fa… e ancora in molti si domandano “come farli”?), mentre chi con i Cinemagraph ha fatto davvero i soldi come questa coppia che abbiamo intervistato parecchi anni fa (l’intervista esclusiva, che avevamo pubblicato prima su JPM, la nostra rivista per iPad e poi distribuita gratuitamente anche online su Jumper, qui). I lavori di Jamie Beck e Kevin Burg hanno trovato clienti che si chiamano Google, Volvo, Microsoft, Cointreau, Cartier…. ma non hanno aperto il binario delle “gif animate” tra i fotografi professionisti. Già, un sacco interessati al “cinemagraph”, senza considerare che si trattava e si tratta di “gif animate”, quelle che vengono considerate delle “robe per ragazzini ammalati da social network”. Altri esempi di uso professionale di “cinemagraph che sono poi delle gif animate” li potete trovare qui, per fare uno dei mille esempi, un bravo e simpatico fotografo, Mike Melliache mostra per esempio in home delle immagini di campagne pubblicitarie digitali per clienti importanti fatte proprio come gif animate.

Gif animate contemporanee e professionali

Questa è però storia, quasi diremmo “passata” se non fosse che sempre più servono gif animate nel mondo della comunicazione e che “farle” è sempre più semplice ed integrabile (avete mai giocato con il sistema di messaggi – il migliore che ci sia, altro che Whatsapp – Telegram, provando a digitare @gif e poi aggiungere una parola, per esempio in inglese? Provate con Smile, con WOW, o con quello che volete…).

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Più nuovo, e visto che molti lettori che ci seguono si occupano di wedding photography magari trovano qualche spunto, quello che ha proposto il fotografo Jeffrey L Bennett che dopo avere realizzato molte Gif animate nei suoi servizi di matrimonio, ha pensato di creare un rig per ospitare sette fotocamere e creare delle sequenze sincronizzate di eventi salvati da angolazioni leggermente diverse. Gli effetti in certi casi sono interessanti, ironici, trasgressivi, da scoprire. Se volete, potete seguire questo Jeffrey su Instagram, sul suo sito (che al momento sembra però non funzionare) oppure su Tumblr.

Gif animate: il marketing per venderle (o per farle rendere)

Ci sono un po’ di cose tecniche da dirci, ma come forse avrete capito stiamo raccogliendo un po’ di richieste per vedere se ha senso produrre dei contenuti di approfondimento su queste tecniche (vi abbiamo segnalato questo approccio anche nell’articolo di settimana scorsa, quando abbiamo parlato di come salvare i formati grafici digitali, dove siamo sicuri che ci sia tanto da dire e da spiegare – e da imparare. Se quindi volete capire come conviene operare per fare riprese adeguate (si parte da un video? da foto in sequenza veloce (motore)? come si fa a montare una scena del genere)… beh se vi interessa fatevi vivi, questi feedback ci fanno capire davvero cosa vi interessa approfondire.

La chiave di tutto, però, è capire come monetizzare tutto questo. Perché il business model degli album stampati (che sembra l’unica cosa che il fotografo riesce, sempre più con difficoltà, a farsi pagare) non consente ovviamente l’inserimento di questi elementi digitali e in movimento. Il marketing dei contenuti digitali è argomento che deve essere affrontato, prima o poi. Prima che l’ultimo album cartaceo uscirà dai vostri studi…. Chi non si muove, forse non è perduto come dice il proverbio, ma rischia di non passarsela bene.

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