Ripresa con droni: serve creatività e strategia, non (solo) un patentino

Ripresa con droni: serve creatività e strategia, non (solo) un patentino

Droni Ripresa mercato per fotografi

Lance Asper

 

La ripresa con i droni è una tematica molto popolare e, come nella maggior parte degli argomenti “molto chiacchierati”, risulta molto poco approfondita. Si parla di regole e di licenze (il riferimento per sapere, applicare, adeguarsi, è questo), dei pericoli di uno scorretto uso dei droni, di corsi per prendere i patentini, tante recensioni per comprare “il tuo drone ideale”, qualche ripresa spesso noiosa e di qualità scarsa, e tante parole… troppe parole. Come sempre, si affronta la superficie delle tematiche, e quindi si cade nella superficialità; tutte le tematiche pratiche, tecniche e ancor più quelle burocratiche sono pur necessarie, ma sembra che alla fine chi le divulga sia più interessato a porre paletti che li differenziano dalla “massa” (approccio debole, dal punto di vista anche solo di marketing), oppure a lucrare sull’ignoranza collettiva.

Il problema è che la ripresa con droni è passata dall’essere una esclusività per pochi in un mercato che ancora non richiedeva tale soluzione, all’essere una disciplina che in teoria quasi tutti potrebbero praticare (un drone per fare riprese “amatoriali” costa oggi molto poco, anche non considerando i giocattoli da 50/100 euro – tanto per fare un esempio, questo – oggi un drone di discreta qualità (uno dei più venduti è il Phantom 4 della DJI) costa meno di una fotocamera con ottica standard e meno di un laptop, e i modelli per ripresa commerciale, cinematografica e industriale costano circa come una fotocamera medio formato (forse il più popolare ed usato è il DJI Inspire 2 in versione “cinematografica”, con gimbal per la stabilizzazione, sistema di ripresa ad alta qualità da 5.2K e comprensivo di licenza Adobe RAW Cinema DNG e Apple ProRES). Poi ci sono sistemi ancora più evoluti, che consentono l’integrazione di sistemi di ripresa e obiettivi specialistici, come il DJI Metrice 600  sistemi come l’Alta 8 di cui parleremo tra poco, o altri ancora. Per questi ultimi, ha senso ricordare o segnalare la partnership tra Hasselblad e DJI, leader cinese del settore che con certezza possiede “buona parte” dell’iconica azienda svedese, e molte voci dichiarano (e nessuna delle due società ha mai smentito, anche se non ufficialmente nemmeno confermato) che ormai ne detenga la maggioranza azionaria. A prescindere dalle questioni societarie, quello che sicuro è che esistono soluzioni che integrano tecnologia Hasselblad a quella di DJI per sistemi di fotografia aerea di altissima qualità con files da oltre 100 Mb cadauno.

Droni hasselblad DJI

Oltre ai droni, come far “volare” il mercato e le opportunità della ripresa dall’altro?

Questa piccola visione di “prodotto” mostra che oggi la ripresa con i droni è sostanzialmente alla portata di qualsiasi professionista dell’immagine e della comunicazione, che serve certamente della formazione e della documentazione/autorizzazione e poi possiamo prevedere che l’offerta sul mercato può essere (ed è) elevatissima. La conseguenza di questo “mercato maturo” è una sola, e la si conosce bene: l’abbassamento del costo derivato dall’alta concorrenzialità. Un po’ come si è visto con altre tecniche, come è normale quando le differenze non sembrano poi così evidenti agli occhi di tutti, ancor più perché se facciamo un “volo veloce” (scusate il gioco di parole) tra i siti che propongono questo servizio, si parla solo di tecnica e di “garanzie” (sostanzialmente uguale per tutti: 4k, stabilizzazione, patentino…), esempi che sostanzialmente non sono di forte appeal (riprese dall’alto… punto: pochissima regia, quasi nessuna nuova idea, poca creatività, poche visioni applicative davvero originali), e ormai una voce che appare evidente sul search di Google è: “listino prezzi”… con costi che spaziano da poche decine di euro a poche centinaia di euro a servizio (iva compresa, e trasferta inclusa). Ovviamente tutto questo ha (può avere) un mercato, ma come sempre cerchiamo di guardare oltre, per consigliare i professionisti a fare un passo in avanti, andare oltre tutto questo, perché se no si rischia di fare tanta fatica e di ottenere poco.

Cosa significa guardare oltre? Per esempio domandarsi cosa si più fare di nuovo, di attraente, di vendibile. E a questo punto si parla di progetti che non si “accontentano” di alzare il punto di ripresa, che non spingono sulla “qualità” (perché la qualità eccellente rischia di essere troppo costosa se il ritorno è molto contenuto), che non ripetono quello che sono tutti in grado di promettere (se tutti hanno un DJI Phantom IV o addirittura un DJI Inspire 2 – che il cliente nemmeno comprende in cosa siano diversi – il patentino e un po’ di esperienza… a cosa serve dichiararlo?). Secondo noi bisogna puntare sulla forza narrativa, sulla capacità di comunicare le differenze, la formazione che genera questa differenza (non avere un “patentino”, diventare “registi” e “storyteller” usando – tra gli altri sistemi – anche i droni). Sempre secondo noi, il video in generale è di fronte ad una rivoluzione, che non è solo (anzi, per niente) legata alla tecnologia, ma alla capacità di usare in modo innovativo gli strumenti, ed integrarli tra di loro per creare contenuti di fortissimo impatto. La ripresa con i droni si sposa, si alterna, si integra o si sostituisce alla ripresa VR, ma anche all’interattività. alla creazione di contenuti esplorabili, e cambiano i media: i palchi di fruizione sono ormai i social – che hanno codici e logiche totalmente differenti rispetto ai “Media passati”, oppure i siti che vogliono creare engagement, o ancora le app e le pubblicazioni digitali che fanno e faranno sempre più uso dell’immagine in movimento. Abbiamo solo accennato a tutto questo durante un paio di convegni, di recente, ed è stato chiarissimo il feedback: i professionisti attenti vogliono cavalcare questo percorso che è davvero ampio, e come sempre siamo sensibili a queste esigenze, anche perché ci accorgiamo sempre più che il nostro approccio – concreto, rapido, sensibile al cambiamento, sfruttabile dal punto di vista del business – lo si trova altrove, non certo in Italia.

Riprese con i droni: la creatività, le idee…

Vi mostriamo alcuni esempi: quando si parla di nuove idee, abbiamo visto una ripresa incredibile fatta da Ian Montgomery  con un drone… anzi con due… nel deserto, di notte. Un drone riprendeva, il secondo… illuminava. Il risultato fa cadere dalla sedia, guardatelo anche voi! Al di là della complessità, è eccezionale l’idea, che potrebbe trovare altre mille applicazioni: la luce si muove con la ripresa, e sono entrambe… in alto! Per vostra informazione, la ripresa è stata fatta con un drone  DJI Inspire 2 corretto dalla nuova camera Zenmuse X7 6K Super 35mm, mentre i 150 mila lumen di luce sono stati “trasportati da un poderoso FreeFly Alta 8 grazie alla sua potenzialità di carico di quasi 12 Kg di “strumentazione”.

The Dying Of The Light from Pre-Future LLC on Vimeo.

Altro esempio, ha vinto un concorso chiamato NEW YORK CITY DRONE FILM FESTIVAL di cui abbiamo parlato tempo fa in varie occasioni (come vedete, siamo sul pezzo da tempo) , dove la ripresa “dall’alto” ci riconduce ad un vero e proprio game di fortissimo impatto (e molto complesso sia in fase di ripresa che di post produzione da realizzare), ma che già vediamo adattato ad uno spot a tema sport, davvero incredibile! Ed è – magari semplificabile in fase di progettazione, ma non nell’impatto finale – una buona idea sulla quale riflettere.

Ultimo esempio per questo articolo (ma ci sarebbe da scriverci un libro con esempi bellissimi e interessanti), anche questo premiato al NYCDFF 2017 è più tradizionale, ma mostra come la ripresa con i droni offre una percezione simile a quella della ripresa VR, come accennavamo, con dei limiti (la libertà del muoversi nello spazio da parte dell’utente) e dei vantaggi (esattamente la stessa cosa: se sostituiamo la “libertà” con una regia intelligente e ben strutturata, il risultato spesso è superiore).

L’argomento è aperto, e vorremmo vedere di fare un censimento di chi lavora, con qualità e con passione, con i droni in Italia, per raccogliere esperienze, per fare il punto della situazione, per conoscerci e per incrociare esigenze, opportunità, potenzialità e promozione. Il nostro lavoro è agire come semplificatori di business, supportare con marketing e con progettualità chi vuole lavorare ad un livello più alto rispetto a quello che attualmente occupa. Quindi, l’invito è quello di scriverci (qui) di mostrarci cosa fate, di chiederci se possiamo fare qualcosa per voi, per creare un polo di interesse per l’argomento, per studiare e trovare progetti da sviluppare. Vediamo se si muove qualcosa, e non solo “là in alto” ;-)

PS: la tematica dei droni ha anche un lato oscuro, che si sta discutendo più violentemente proprio in questo periodo, si parla del pericolo che i droni possano trasformarsi in uno dei maggiori pericoli al mondo… e non tanto perché rischiano di cadere in testa alle persone se volano in aree critiche, ma perché possono trasportare armi per colpire luoghi o persone a distanza, conotrollandoli a distanza. A difesa di questo, Chris Anderson (ex direttore di Wired USA), che ha una attività legata ai droni, che ha risposto qui a queste polemiche. Ma poi c’è anche la denuncia fatta qualche mese dalla U.S. Immigration and Custom Enforcement (ICE) di Los Angeles che dichiara che i droni DJI (cinesi) siano usati – tramite delle app per Android chiamate DJI GO e Sky Pixels – per taggare i dati GPS delle località americane, ma anche operando con il riconoscimento facciale – e quindi che si tratta di un sistema di spionaggio controllato dalla Cina. DJI ha replicato dicendo che queste illazioni sono assolutamente e totalmente false, ma non potevamo chiudere questo discorso senza aggiungere questi argomenti correlati, che comunque ci fanno capire che il “gioco dei droni” è una cosa seria… in tutti i sensi.

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