Consigli per aumentare visibilità e popolarità (alla faccia del copyright)

Consigli per aumentare visibilità e popolarità (alla faccia del copyright)

Consigli visibilità no copyright

Nad X

E’ notizia recente che l’artista Banksy ha denunciato il museo Mudec di Milano che gli ha dedicato una mostra importante dal titolo “A Visual Protest”. Pest Control Office, che si occupa degli interessi dell’artista che -come sapranno tutti – non ha mai dichiarato la sua identità (anche se si vocifera che possa essere Robert Del Naja, il celebre frontman dei Massive Attack), ha dichiarato che in tutta la parte dedicata al gift shop, quindi tazze, quaderni e gadget vari, l’utilizzo del nome e dell’immagine di Banksy sia stato effettuato senza la sua autorizzazione.

Una storia, apparentemente, di ordinaria amministrazione, che si lega a questioni legali, che sono di competenza dei giudici e dei tribunali (e di questo si parla in questo articolo su Il sole24Ore online, va detto però per dovere di cronaca e di correttezza che “ilSole” gestisce in concessione gli spazi e i servizi dello stesso Mudec, quindi l’articolo potrebbe contenere sfumature che hanno un conflitto di interesse). Ma in tutto questo, c’è un elemento che sembra stridere… Banksy, artista di “strada” si è sempre dichiarato contrario al Copyright, usando il motto:

Copyright is for losers

Ma è ancora più complesso, il discorso: questo artista ha sempre portato avanti un concetto di arte libera, che contrasta con il “business dell’arte” e del consumismo. Ha quindi senso (e non è, forse, ipocrisia) parlare di “proprietà” di un’opera che nasce con l’intento di essere libera? Un’altra frase, tra le massime di Banksy è:

“I più grandi crimini nel mondo non sono commessi da persone che infrangono le regole. Sono le persone che seguono gli ordini, che sganciano bombe e massacrano villaggi”.

E, tanto per finire, nelle opere di Banksy c’è, intrinsecamente, il furto di immagini che usa per generare messaggi visivi che prendono in giro i potenti (siano questi marchi o persone). Come si può pretendere un rispetto “legale” per opere che vengono create proprio sulla base di un (pur artistico) “furto”?

Torniamo a dire che è questione per chi si deve occupare del definire chi ha ragione e chi torto, e specialmente se questo porterà ad un cambiamento di strategia dell’artista (che, banalmente, per vedersi riconosciuti tutti i suoi diritti dovrebbe anche accettare di uscire “allo scoperto” e quindi di accettare anche le sue “responsabilità”, non solo tutelare i “suoi diritti”). Ma l’occasione è quella di tornare sull’argomento del copyright, che è materia che fa discutere, peccato che – specialmente nel nostro Paese e ancor di più nel mondo della fotografia – vive ancora all’interno di meccanismi che spesso non sono vicini alla contemporaneità.

Facciamo una premessa: passiamo molto tempo, anche in ambito accademico, a difendere il diritto d’autore, in generale, che non c’è stato nelle generazioni più adulte, cerchiamo di trasmetterlo ai più giovani, perché possano essere meno irresponsabili di come sono state le generazioni precedenti: dal rispetto per le immagini degli altri, della musica, dei film, ma anche dei software (anch’esso opera di ingegno… quanti sono i fotografi e i creativi che si arrabbiano quando qualcuno “ruba” loro le immagini sul web e poi usano da sempre Photoshop craccato?). Però non si può non capire che il mondo è cambiato, così come la comunicazione, e le occasioni di una visione più aperta di quello che è “diritto” e quello che è “opportunità” e persino quello che è “comunicare”.

Cerchiamo di spiegare i concetti. Nessuno discute il diritto, assoluto, di avere un riconoscimento di quello che si crea, dal punto dell’indicazione dell’autore, alla monetizzazione del proprio lavoro, anzi! Il concetto successivo, però, è che oggi la comunicazione può diventare una merce potente, che va compresa. In un mondo in cui in cui siamo bombardati da miliardi di messaggi visivi, pensare ad una strategia che impone delle barriere di accesso (compra, se no non entri) rischia di essere semplicemente una soluzione “troppo costosa”. Oggi per essere “visibili” bisogna spendere un sacco di soldi: va compreso che il periodo dei primi “influencer”, dei “video virali”, sempre che sia mai stato reale, è finito per sempre. Se volete essere percepiti, ascoltati, scoperti… pagati, bisogna far in modo che tanti possano condividere, linkare, addirittura “appropriarsi” di qualcosa di vostro. Certo, questo ultimo elemento è più pericoloso, perché l’uso “non autorizzato” (che, tradotto in pratica, significa senza fornire il riferimento dell’autore) non porta/torna a noi. Come fare, quindi? Per esempio decidendo e imponendo quali sono i contenuti che possono essere “trasferiti” possono avere delle regole che rendono facile e corretta questa distribuzione “sana”; tante volte abbiamo parlato di Creative Commons, ma quanti sono gli autori italiani che usano questa interessantissima soluzione? Noi da sempre rilasciamo i contenuti di questo sito in licenza Creative Commons e – in oltre 11 anni – ne abbiamo solo tratto vantaggio, perché non farlo? E’ una buona occasione per farlo subito, qui i riferimenti, se avete dubbi chiedeteci.

Ma vorremmo andare oltre: per avere visibilità, serve qualcosa di più di promesse, o di volontà. La frase:

…collaboriamo, tu lavori e mi dai delle immagini, io ti “prometto visibilità”

È aria fritta… quasi mai interessante, spesso una presa in giro, detta con malafede, o con ignoranza. Quello che dobbiamo capire (prima di tutto, lo dobbiamo capire noi stessi) è: ”cosa ho da dire, da mostrare che possa davvero interessare?” Chi lavora nella comunicazione deve, prima di tutto, dimostrare di riuscire ad ottenere l’attenzione di un determinato target, di tanti utenti (o di “buoni utenti”). E queste non sono e non possono essere promesse da sbandierare, ma fatti da dimostrare. Invece che preoccuparsi di “proteggere” le nostre opere, perché non lavorare perché possano arrivare agli occhi e alla mente di tutti o di tanti? Perché se si riesce, allora probabilmente (quasi sicuro) qualcuno noterà e ci potrà chiedere di usare le nostre competenze e la nostra creatività per rafforzare la propria comunicazione.

Per riuscire in questa “impresa”, bisogna dedicare sforzi, tempo, passione. Un gran lavoro impegnativo, ma il costo di questo potrebbe essere inferiore a quello di un investimento economico (soldi investiti in pubblicità o per creare qualche iniziativa ad hoc). E, ancora di più, serve una strategia che faccia capire, passo dopo passo, se ci stiamo avvicinando o allontanando dai nostri obiettivi. Come fare a fare questo controllo? Semplice (e difficilissimo): bisogna sapere “DOVE SI VUOLE ANDARE”. Se non si ha una mappa dove collocarci, non sappiamo se ogni giorno abbiamo fatto un percorso per avvicinarci, o se al contrario ci siamo persi, o se ci hanno presi in giro.

5 consigli, da applicare subito per aumentare la vostra visibilità (online, ma non solo)

In definitiva, sintetizzando quello che abbiamo scritto (magari volete partire da qui per essere più veloci), la strada per avere successo è quella di:

  • Progettare idee che possano essere interessanti al punto che vengano condivisi (per esempio: dire “ciao a tutti, buona giornata”…. Non è interessante per nessuno, e nemmeno “50% di sconto per tutti”);
  • Posizionarsi in una mappa per capire ogni passo che facciamo dove ci porta;
  • Semplificare le metodologie “sane” per far condividere il nostro lavoro e il nostro nome (Creative Commons);
  • Creare network: rendere facile la fidelizzazione, il tenere “attaccate” le persone che in qualche modo hanno dimostrato interesse nei nostri confronti;
  • Decidere un budget annuale (un mese non basta, neanche 2… in realtà neanche un anno, ma si parte da quello) di investimento in noi stessi. Soldi? Tempo? Decidete voi…

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