Le due vie del digitale, le opportunità per i fotografi ad un bivio

Le due vie del digitale, le opportunità per i fotografi ad un bivio

Bivio digitale storytelling

Luis Efigenio

Il concetto di comunicazione digitale è molto cambiato, e non a caso ogni anno, all’inizio dei corsi che facciamo, il tema lo aggiorniamo, ampliamo, potenziamo. E’ un settore che cambia sempre, cerca e trova nuove interpretazioni, è contemporaneo e proprio per questo mutevole.

Quando abbiamo iniziato a trattare l’argomento, uscendo dal tema “semplice” della trasformazione della fotografia da analogica a digitale, ma esplorando percorsi più ampi, era il 2004, lavoravamo sulle possibilità del PDF Interattivo, ci siamo molto divertiti e abbiamo studiato belle cose che ancora oggi vediamo realizzate solo in parte (eppure, le tecnologie sono mille anni avanti); poi ci siamo addentrato in soluzioni più complesse, basate per esempio sulla tecnologia Adobe Air e poi siamo approdati all’iPad all’interno del quale abbiamo costruito la nostra rivista/APP chiamata JPM – Jumper Photo Magazine. L’ultimo numero uscito (al momento) si è poi ampliato verso il web, con un approccio totalmente responsive.

Non vi neghiamo che siamo al lavoro su altri progetti che vanno oltre, che vedranno la luce crediamo stupendovi ancora, ma quello che vogliamo trattare in questo articolo è di segnalare quanto questo settore sia interessante e ricco di prospettive funzionali sia dal punto di vista del business che dell’evoluzione del linguaggio nel campo dell’immagine, del (foto)giornalismo, del visual storytelling.

Si potrebbe (vorremmo) parlare tanto di tutto questo, ma vorremmo creare ispirazione: siamo abituati a dire che se siamo in grado di sognare qualcosa, saremo ad un passo dalla sua realizzazione. Al contrario, se non siamo in grado di sognare, non andiamo da nessuna parte. Ci sono percorsi e soluzioni che insegnamo e indichiamo come processi di creazione di una narrazione digitale efficiente, purché ci siano questi due presupposti:

1) Basare i progetti, prima di tutto, sui contenuti: sapere cosa raccontare, e sapere come raccontarla

2) Approfondire la tecnologia e gli strumenti tecnici

Quello che vediamo in giro è un grande uso di queste tecniche, quasi sempre senza grandi risultato e con poca empatia (ma ci sono bellissime eccezioni, sulle quali imparare e che sono di ottima ispirazione):

  • VR – Immersione a 360 gradi
  • AR – Realtà aumentata
  • Parallax scrolling
  • Video Interattivi
  • Narrazione seriale (Serie TV)

Il problema, ulteriore, è che questa attività contrasta con la difficile monetizzazione di un prodotto digitale, specialmente per chi ha venduto da sempre prodotti “fisici”. Il lavoro di un fotografo, specialmente nel campo dei servizi per privati, ha sempre portato alla percezione del suo valore dal pacchetto “fisico”: stampe, album, confezione. Nel digitale, sembra tutto privo di valore, è tutto, all’apparenza, “che si fa con un bottone”, ma specialmente è qualcosa che sembra, sempre all’apparenza, “alla portata di tutti”: le fotografie sono a portata di smartphone per tutti, gli effetti sono preconfezionati, la distribuzione è “free”. L’attività/tempo di un fotografo, più che una misurazione legata alla competenza e al tempo che investe per realizzare il prodotto (un mix di specializzazione/competenza e listino di artigiano), è sempre stato “nascosto” da un valore emozionale del prodotto consegnato. Se togliamo la fisicità, il rischio è che crolli il valore del prodotto offerto pur non riducendosi il valore della competenza/tempo proposto.

Al contrario, nel mondo della comunicazione, rivolta ad aziende e a prodotti da promuovere, lo sviluppo delle strategie di visual storytelling digitale sono sempre più apprezzate, richieste, ben pagate. Se ne sente un bisogno assoluto, perché gli utenti “consumano” questi contenuti e ne vengono influenzati (leggete: comprano sulla base di questi stimoli). E il bombardamento sempre più elevato di questi contenuti porta ad un rumore di fondo fortissimo, per superarlo bisogna urlare ancora di più (leggete: spendere tanto, e a volta non funziona nemmeno quello), oppure “fare meglio”. Se siete dei professionisti che si vogliono rivolgere alle aziende come comunicatori digitali (che usano la fotografia, e non solo), avete bisogno di capire:

  • Come stupire il pubblico
  • Come realizzare prodotti digitali in grado di attrarre e raggiungere un target
  • Come misurare il ritorno dell’investimento

Per farlo, serve rimboccarsi le maniche, studiare tanto/tantissimo ed essere in grado di dominare strumenti e approcci narrativi, dal punto di vista visuale, con efficacia. Non ci sono sconti, bisogna diventare bravi, non ci sono trucchi, non ci sono tasti da schiacciare e nemmeno tools o strumenti da comprare: serve sapere, e saper fare.

Se invece vi rivolgete ad un pubblico di privati (per esempio la fotografia d matrimonio), dovete fare un doppio lavoro: potenziare il lato “fisico”, integrandolo al digitale, con soluzioni semplici e che investono poco in termini di tempo, perché saranno meccanismi di marketing finalizzati a vendere il prodotto “percepito”. (quello fisico). Ma, anche in questo caso, va fatto in modo estremamente raffinato, esclusivo, originale. Mettendo insieme tanti punti, e non solo cercando un “tool” che chiunque potrebbe usare (anche perché probabilmente è un tool gratuito).

Per riuscire, serve una guida pratica, concreta: allenarsi a mettere insieme contenuti per creare un ponte tra fisico e digitale: al primo, il pubblico privato riconosce un valore economico, al secondo un valore di “condivisione” e di contemporaneità. Vanno messe insieme le due aree, creando collegamenti e integrazioni, e una qualità elevata in entrambi i campi.

Il progetto

Meditando su questo, ci siamo fatti un’idea: serve proporre al settore un doppio percorso di specializzazione, che permetta di monetizzare la comunicazione digitale (interattiva, immersiva, social, seriale) e che possa dare un supporto per creare dei contenuti “vendibili”: uno rivolto a chi vuole puntare alle aziende e uno dedicato al pubblico. Uno che punta a vendere una competenza di alto livello, la seconda che possa aggiungere integrazioni digitali (fondamentali) a prodotti fisici. Ci siamo quindi orientati su un corso che ha un doppio orientamento e una doppia finalità, con iscrizione singola o a pacchetto (tanti sono interessati ad entrambi i campi). Dobbiamo lavorare insieme, in questa estate che diventa torrida, ma non per il caldo, ma per l’esigenza di trovare risposte ad un mercato che bussa, ma spesso non lo sentiamo e non riusciamo ad interpretarlo. Aspettate a tirare fuori il costume da bagno

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